soldiIl disegno di legge contro la povertà sbarca alla Camera. E’ stato infatti trasmesso ufficialmente a Montecitorio il testo del disegno di legge delega approvato dal Governo lo scorso 28 gennaio 2016 che provvede al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali. Tre i punti cardine del provvedimento che inizierà nei prossimi giorni l’iter nelle Commissioni per poi passare all’esame dell’Aula di Montecitorio.

 

Il Sostegno all’Inclusione Attiva. In primo luogo si rende strutturale il SIA, il sostegno all’inclusione attiva, che già con la legge di stabilità e con l’accordo in Conferenza Unificata dello scorso 11 Febbraio è stato esteso su tutto il territorio nazionale. Al sostegno si potrà accedere a condizione di aderire ad un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa per la famiglia beneficiaria.

 

La platea interessata sarà composta, almeno per ora, solo da famiglie con figli minori ed avrà dunque una portata limitata, visto che, considerando i numeri si tratterà di distribuire meno di 60 euro al mese a testa. L’intervento verrà però gradualmente esteso sulla base delle risorse che affluiranno in virtù degli interventi di razionalizzazione di alcune prestazioni assistenziali e previdenziali.

 

La Revisione dell’Assistenza e della Previdenza. La delega provvederà anche alla razionalizzazione delle prestazioni assistenziali e previdenziali legate al reddito del beneficiario: “Il principio che regola l’accesso alle prestazioni – si legge nella relazione illustrativa – deve essere quello universalistico per cui, tenuto conto di bisogni specifici, l’accesso selettivo alle prestazioni è regolato dalla sola condizione economica, misurata a tal fine dall’ISEE“.

 

Le prestazioni oggetto del riordino non sono specificate in modo chiaro nel testo della Delega, pertanto, il perimetro resta potenzialmente piuttosto ampio includendo anche le prestazioni erogate agli italiani residenti all’estero. Per evitare allarmismi bisogna segnalare che la Delega precisa espressamente che non saranno interessati dal riordino i trattamenti già concessi ed escludeespressamente dalla revisione le prestazioni erogate agli invalidi (si pensi in particolare alla pensione di inabilita’ civile e l’assegno mensile di assistenza). Non a caso nel riordino dovrebbero finire, secondo quanto si legge nella relazione illustrativa, l’integrazione al trattamento minimo, l’assegno al nucleo familiare concesso dai comuni, le maggiorazioni sociali, le pensioni di reversibilità, l’assegno sociale (e, aggiungiamo noi anche la somma aggiuntiva, l’incremento al milione e la quattordicesima mensilità).

 

Secondo il Governo tali prestazioni, pur essendo tutte soggette alla prova dei mezzi, non utilizzano le stesse modalità e i medesimi indicatori di verifica della condizione economica: in alcuni casi la prova dei mezzi viene effettuata prendendo a riferimento il singolo individuo, in altri tenendo presenti eventuali coniugi e in altri ancora l’intero nucleo familiare: inoltre gli indicatori utilizzati differiscono con riferimento alla valorizzazione o meno del patrimonio.

 

Il riordino dei servizi sociali. Un altro fronte di intervento riguarda il riordino della normativa in materia di interventi e servizi sociali. Obiettivo della Delega è una rivisitazione delle regole di governo del settore, prevedendo in particolare meccanismi di coordinamento più forti in capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, istituendo un organismo partecipato dalle regioni, dalle province autonome, dalle autonomie locali e dall’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), oltre che compiti di vigilanza sul rispetto dei livelli essenziali. Il Ministero potrà a tale fine riorganizzarsi. In tale quadro sono previsti: l’istituzione, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di un organismo nazionale di coordinamento del sistema degli interventi e dei servizi sociali; l’attribuzione al Ministero del lavoro e delle politiche sociali delle competenze in materia di verifica e controllo del rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni; la promozione di accordi territoriali tra servizi sociali e altri enti o organismi competenti per l’inserimento lavorativo, la salute, l’istruzione e la formazione; nonché il rafforzamento del Sistema informativo dei servizi sociali e, in particolare, del Casellario dell’assistenza.