consulta-34-anni-arretrati-dipendenti-pubbliciPer i dipendenti pubblici potrebbero aprirsi spiragli per la richiesta di ben 34 anni di arretrati: scopriamo quali sono le motivazioni e cosa ha deciso la Consulta in merito.


Una decisione storica della Corte Costituzionale, espressa con la sentenza n. 4/2024, potrebbe stravolgere il sistema retributivo degli impiegati pubblici, aprendo la strada a consistenti arretrati di anzianità maturati in un arco temporale di 34 anni.

Questo passo rivoluzionario deriva dalla dichiarazione di illegittimità costituzionale dell’art. 51, co.n3 della legge 388/2000 (Legge finanziaria 2001), specificamente nella parte che limitava l’operatività delle maggiorazioni alla Retribuzione Individuale di Anzianità (RIA) dei dipendenti pubblici nel triennio 1991-1993, riservandola solo a coloro con requisiti maturati fino al 1990.

Per la Consulta fino a 34 di anni di arretrati per i dipendenti pubblici

La decisione della Corte potrebbe rivoluzionare il panorama degli arretrati salariali dei dipendenti pubblici, con effetti significativi su tutti i giudizi pendenti. Si prevede il riconoscimento e il ricalcolo dell’anzianità maturata fino al 31 dicembre 1993, insieme alla rideterminazione delle maggiorazioni RIA, dei TFS e dei trattamenti pensionistici futuri o già in essere.

In pratica, la sentenza ristabilisce l’incremento di retribuzione legato all’anzianità dei dipendenti pubblici, aprendo la possibilità per migliaia di lavoratori di ottenere fino a 34 anni di arretrati già maturati e pensioni più consistenti.

Va sottolineato che nel 1990, il panorama del pubblico impiego ha subito un cambiamento radicale con il blocco dell’incremento salariale basato sull’anzianità per tutti i dipendenti pubblici, secondo il DPR n. 44 del 1990. Tale blocco, retroattivo, ha avuto gravi conseguenze sugli stipendi dei dipendenti pubblici.

La privatizzazione del rapporto di pubblico impiego nel 1993, secondo le norme del Codice civile, ha aperto la strada a migliaia di ricorsi presentati presso il Tribunale civile da dipendenti che rivendicavano il diritto alla maggiorazione retributiva secondo i vecchi criteri di anzianità, anche per i periodi successivi al 1990.

La risposta del Governo è giunta nel 2001 con la finanziaria, che ha escluso il diritto alla maggiorazione della RIA ai dipendenti pubblici per il triennio 1991-1993, riservandolo solo a chi aveva requisiti maturati entro il 1990. Ed è questa decisione che è stata recentemente contestata e annullata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 4/2024.

I motivi della decisione

La decisione della Consulta risiede nel principio di irretroattività delle leggi, un concetto giuridico che impedisce l’applicazione retroattiva di nuove leggi a fatti pregressi. In questo caso specifico, la Corte ha sostenuto che la legge non può agire retroattivamente, cioè non può influire su situazioni giuridiche già consolidate prima della sua entrata in vigore.

La Corte ha enfatizzato che il legislatore non può utilizzare la legge come strumento per risolvere dispute specifiche, evitando così di creare uno sbilanciamento tra le posizioni delle parti coinvolte. In altre parole, la legge non può essere uno strumento per intervenire retroattivamente in controversie giuridiche già in corso, poiché ciò potrebbe compromettere l’equilibrio e la giustizia delle decisioni già prese sulla base della normativa vigente al momento dei fatti.

Ovviamente va sottolineato che, allo stato attuale, non si riceveranno in automatico questi arretrati: la decisione della Consulta non ha purtroppo natura vincolante.

Sarà infatti necessario valutare caso per caso, pertanto al momento l’unica soluzione sembra comunque affidarsi a un ricorso.

Il testo della Sentenza

Qui il documento completo.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it