“Senza enfasi retorica, quella delle Città metropolitane è una riforma che per la prima volta dal 1970 ridefinisce l’assetto istituzionale del Paese. Dobbiamo però sapere che il disegno complessivo dell’intero impianto si completerà nel tempo, dopo aver affrontato le criticità e le strozzature presenti”.

Così il presidente dell’Anci, Piero Fassino, chiudendo la sessione mattutina del convegno Anci sulle Città metropolitane, organizzato dall’Associazione a Roma presso la Sala del Garante di Piazza Montecitorio.

“Con questa legge abbiamo de iure sanato una situazione de facto – ha sottolineato Fassino -, perché le grandi aree metropolitane sono una realtà da tempo e rappresentano una condizione oggettiva in molte città dove trasporti, acqua, rifiuti e altri servizi sono già gestiti in ottica metropolitana”. “Le città sono il luogo dove si manifestano le maggiori opportunità di sviluppo – ha proseguito il presidente Anci – ma anche il luogo dove si manifestano le criticità. Questa legge è quindi indispensabile anche a fronte delle previsioni che per il 2050 il 70% della popolazione mondiale sarà concentratanei grandi centri urbani”.

Grande opportunità di crescita, dunque, anche se il presidente Anci non nasconde le criticità della riforma, che partono dalle dimensioni delle future città. “E’ stato scelto come perimetro quello delle vecchie Province. Sono dimensioni spesso molto ampie, ad esempio a Torino avremo una Città metropolitana di 315 Comuni e sarà attraverso gli statuti che dovremo darci articolazione e flessibilità di strumenti, per governare al meglio territori e realta che, seppur vicini, sono profondamente diversi”.

C’è poi il nodo delle competenze. “Le città metropolitane – ha ricordato Fassino – assumeremo non solo quelle delle Province ma competenze più ampie. Inoltre, quelle delegate a loro dalle Regioni. Bisognerà quindi capire bene cosa accade nelle singole Regioni”.

E poi il nodo più stretto, quello delle risorse, su cui Fassino è stato molto netto: “Non si fanno nozze con fichi secchi neanche nelle istituzioni. Senza risorse adeguate le Città metropolitane  nasceranno deboli. Inoltre le Province uscenti, in esercizio fino al 31 dicembre, sono state molto gravate dalla spending review. Il rischio è che non riescano a stare nel patto di stabilità, portando in dote penalizzazioni e debiti. Su questo il governo deve intervenire al più presto”.

Per quanto riguarda la governance, Fassino ha riproposto quanto già detto gli scorsi giorni e cioè “prevedere la possibilità di eleggere il Consiglio metropolitano non solo per liste concorrenti ma anche per collegi territoriali. Questo garantirebbe la rappresentatività più di quanto farebbe l’elezione per lista”.

Gli ultimi due punti toccati dal presidente Anci hanno riguardato il rapporto con le Regioni e la riforma del Senato. Sul primo aspetto, il sindaco di Torino, pur riconoscendo il loro ruolo “rilevante e decisivo” ha posto l’accento sulla “necessità del ritorno delle Regioni al loro ruolo di legislazione e programmazione di area vasta. Non funziona la dilatazione di competenze di gestione che cozza con il principio sussidiarietà”.

Sul Senato, invece, Fassino ha chiesto un riequilibrio della rappresentanza dei sindaci nella nuova Camera delle autonomie: “Quello attuale non è il disegno che avevamo condiviso. La presenza dei sindaci è marginale: così si rende il nuovo Senato meno autorevole e rappresentativo rispetto al progetto iniziale. Chiediamo con molta fermezza di intervenire in tal senso. Se si vuole una Camera espressione delle autonomie è impensabile che al suo interno ci sia solo un sindaco per Regione, per di più eletto dai consiglieri regionali”

 

FONTE: ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani
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