L’Inps ha comunicato il calendario dei pagamenti di Opzione donna per il 2024, con alcuni chiarimenti: ecco cosa sapere.
Come sappiamo, Opzione donna è una misura che permette ad alcune lavoratrici di accedere alla pensione in anticipo.
Per potervi accedere, occorre avere almeno 61 anni di età e 35 anni di contributi, ma avere anche una condizione di disagio accertato.
A causa del cambiamento dei requisiti, con l’innalzamento di un anno nei requisiti anagrafici, il numero delle pensioni con Opzione donna è sceso a 1276 assegni liquidati nel 2024, contro gli 11’514 dell’intero 2023.
Recentemente l’Inps ha fornito alcuni chiarimenti sulla misura: l’erogazione dell’assegno varia in base alle categorie di lavoratrici.
Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Calendario pagamenti Opzione donna 2024: ecco qual è
La data di inizio dei pagamenti per Opzione donna 2024 varia a seconda della categoria delle lavoratrici.
Ecco il calendario:
- Lavoratrici dipendenti e autonome: i pagamenti non sono potuti partire prima di febbraio 2024;
- Dipendenti settore pubblico, delle poste, delle ferrovie e delle aziende elettriche: i pagamenti variano a seconda del momento in cui è stata presentata la domanda;
- Lavoratrici comparto scuola: gli assegni saranno erogati a partire da settembre 2024;
- Lavoratrici nel settore delle arti Afam – Alta formazione artistica, musicale e coreutica: i pagamenti inizieranno a partire dal 1° novembre 2024.
Quali sono i requisiti per accedere a Opzione donna 2024
Come anticipato, per poter accedere alla misura, occorrerà avere almeno 61 anni di età e 35 anni di contributi.
Il requisito dell’età anagrafica si riduce di un anno per ogni figlio, nel limite massimo di due.
Inoltre, per richiederlo dovranno trovarsi in una delle seguenti condizioni:
- Caregiver da almeno sei mesi, per il coniuge o la parte dell’unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, ai sensi dell’art.3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n°104;
- Caregiver di un parente o affine di secondo grado convivente, qualora i genitori, il coniuge o l’unito civilmente, della persona con handicap in situazione di gravità, abbiano più di 70 anni o siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti;
- Riduzione della capacità lavorativa, accertata delle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74%;
- Lavoratrici dipendenti o licenziate da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it