baby-pensioni-quanto-costano-agli-italianiBaby Pensioni, quanto costano agli Italiani? Uno studio fornito dalla rivista dell’INPS mette i numeri in chiaro.


Cosa sono le Baby Pensioni? Con questo termine sono indicate quelle pensioni erogate dallo Stato italiano a lavoratori del settore pubblico che hanno versato i contributi previdenziali per pochi anni, o che hanno avuto la possibilità di ritirarsi dal lavoro con età inferiore ai 40-50 anni

 

In uno studio di Itinerari previdenziali (la rivista dell’Inps) si spiega che nel conto ci sono tutte le pensioni previdenziali: vecchiaia, anzianità, prepensionamenti, superstiti e invalidità. Sono esclusi gli assegni di invalidità civile e le altre forme di assistenza. Quanto costano agli italiani?

 

I numeri della Ricerca

 

All’1 gennaio 2018 risultano in pagamento presso l’INPS ben 758.372 prestazioni pensionistiche – comprese quelle ex INPDAP relative ai pagamenti pubblici – liquidate da oltre 37 annivale a dire erogate a donne e uomini andati in pensione nel 1980, o anche prima. Nel dettaglio, si tratta di 683.392 prestazioni fruite da lavoratori dipendenti e autonomi (artigiani, commercianti e agricoli), di cui 546.726 erogate a donne e 136.666 a uomini; per i pubblici, il conto ammonta invece a 74.980 prestazioni, di cui 49.510 liquidate a pensionate di sesso femminile e 25.470 a pensionati uomini.

 

Il risultato? Anomalie che tuttora appesantiscono il bilancio del welfare italiano. Basterà pensare, come rileva lo studio, che la durata media delle prestazioni erogate dal 1980 o prima è di circa 38 anni per i dipendenti del settore privato e di 41 anni per i lavoratori e 41,5 per le lavoratrici nel caso del settore pubblico. Volendo anche tener conto dell’aspettativa di vita, siamo appunto ben oltre il paletto dei 25 anni che dovrebbe rappresentare un buon punto di equilibrio tra periodo di lavoro e tempo di quiescenza: anzi, a oggi sono in pagamento addirittura 3.806.297 prestazioni che hanno superano la durata di 25 anni e più, pari al 24% circa del totale dei pensionati (circa 16 milioni nel 2017).

 

Una possibilità sfruttata per una spesa annua di 7,5 miliardi l’euro, più della «quota 100» (62 anni e 38 di contributi) prevista nella manovra 2019, che avrà un costo stimato in 6,75 miliardi.

 

Persone che hanno passato in pensione il doppio o addirittura il triplo del tempo che hanno trascorso al lavoro. Un “lusso” oggi impensabile che, secondo una stima di Confartigianato a valori 2010, costerebbe 6.630 euro per ciascun lavoratore, in termini di mancate entrate e maggiori usciti.