Alcuni dipendenti statali potrebbero vedere un aumento di stipendio nelle buste paga, come parte di una strategia per fermare la fuga di lavoratori da settori considerati particolarmente disagiati.


Lo prevedono alcuni decreti già approvati e alcuni emendamenti che attendono di avere la “bollinatura” da parte del Governo: si tratta di iniziative che hanno il fermo obiettivo di incentivare la permanenza in servizio di figure professionali fondamentali come infermieri, poliziotti e personale amministrativo degli istituti penitenziari, attraverso misure che esulano dalla contrattazione sindacale.

Scopriamo dunque nello specifico di cosa si tratta.

La carenza di personale

Si tratta di misure che mettono in luce le difficoltà strutturali in settori chiave della pubblica amministrazione, dove la carenza di personale è sempre più evidente.

In molti comparti, soprattutto quello della giustizia e della sanità, si ha un tasso di posizioni “scoperte” che raggiunge anche il 30%: ciò significa che un dipendente su tre manca all’appello. Questa situazione, considerata ormai insostenibile, influisce negativamente sull’efficienza del sistema,  incrementando i carichi di lavoro per il personale rimasto in servizio.

Le difficoltà operative e le condizioni di lavoro sempre più gravose stanno spingendo molti dipendenti a cercare alternative all’interno della pubblica amministrazione. In particolare, un numero crescente di lavoratori del comparto giustizia sta partecipando a concorsi pubblici banditi da altre amministrazioni, come l‘Agenzia delle Entrate e l’Inps, nella speranza di ottenere condizioni lavorative migliori e retribuzioni più competitive. Questo esodo non fa che aggravare la già critica situazione del personale, creando un vero e proprio circolo vizioso.

I lavoratori statali nei settori più disagiati beneficieranno di un aumento di stipendio?

Il governo, consapevole della gravità della situazione, ha cercato di arginare la fuga di personale con interventi mirati, come l’introduzione di aumenti salariali selettivi e agevolazioni fiscali. Questi provvedimenti sono stati infatti pensati per alcune categorie specifiche. In particolare il meccanismo gira intorno, come spiegato dal quotidiano Il Messagero, intorno a una vera e propria “indennità specificica” destinata a questi comparti “disagiati”.

Il comparto della sicurezza e della difesa

In particolare il comparto sicurezza e difesa, che include polizia, carabinieri, guardia di finanza, esercito, marina e aeronautica, beneficerà di queste agevolazioni.

In primo luogo l’ultima legge di bilancio ha destinato 30 milioni di euro per il 2024 e 2025, e 36 milioni a partire dal 2026, per garantire un aumento medio di 195 euro lordi mensili a questi lavoratori. Ma non solo: questa indennità “specifica”, che rappresenta una voce sempre più significativa nelle retribuzioni, viene estesa anche al personale amministrativo del Ministero della Giustizia impiegato negli istituti penitenziari. Infine un recente emendamento al decreto carceri da poco approvato ha stabilito, a partire da gennaio prossimo, un incremento salariale mensile compreso tra 100 e 200 euro lordi, a seconda della posizione ricoperta.

Questi aumenti, previsti per circa 3.400 dipendenti, saranno corrisposti per tredici mensilità all’anno.

Il comparto della sanità

Questi interventi non sono isolati: a beneficiare di specifiche agevolazioni sarà anche il comparto della sanità pubblica. Con l’ultima manovra il governo ha infatti raddoppiato l’indennità specifica per gli infermieri, portandola a 200 euro mensili. Inoltre, grazie al recente decreto liste d’attesa, è stata introdotta una flat tax del 15% sugli straordinari del personale sanitario, rendendo immediatamente disponibili i benefici fiscali grazie a una circolare operativa dell’Agenzia delle Entrate diffusa a luglio.

Secondo i sindacati si tratta di misure “palliative”

Questi provvedimenti, pur offrendo un sollievo immediato a chi opera nei settori più disagiati, secondo le organizzazioni sindacali non risolvono il problema alla radice. Gli aumenti salariali, infatti, risultano pensati solo per alcune categorie specifiche, lasciando fuori una parte significativa del personale e non rappresentano una soluzione completa al problema della carenza endemica di personale nella pubblica amministrazione.

Di fronte a questa situazione, i sindacati hanno avanzato richieste precise: estendere gli aumenti salariali a tutto il personale, in modo da evitare disparità e frustrazioni interne. Inoltre hanno precisato che la semplice revisione salariale non è vista come una soluzione sufficiente. Cresce, infatti, la richiesta di un piano straordinario di assunzioni che possa realmente alleviare la pressione sui dipendenti attuali.

Questo piano dovrebbe andare oltre la mera sostituzione del personale che va in pensione, prevedendo nuove assunzioni che consentano di ridurre i carichi di lavoro e di migliorare le condizioni lavorative complessive. Solo un intervento strutturale di questo tipo può garantire la stabilità e l’efficienza necessarie al settore giustizia, contrastando efficacemente la fuga di personale e assicurando che i servizi offerti ai cittadini non subiscano ulteriori ritardi o peggioramenti.