Aumenti delle Pensioni nel 2019: le tabelle con gli incrementi sugli assegni erogati ai beneficiari. Di quanto saranno incrementati i trattamenti pensionistici?
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto ministeriale che fissa gli adeguamenti da applicare in via provvisoria il prossimo anno.
La pubblicazione ieri in Gazzetta Ufficiale del decreto 16 novembre 2018 del Ministero dell’Economia e delle Finanze consente di fare i conti in tasca ai pensionati per il prossimo anno. Il decreto, come di consueto, fissa in misura definitiva il tasso di adeguamento all’inflazione dei trattamenti pensionistici erogati nell’anno 2018 rispetto al 2017 e indica, in via previsionale, la misura dell’inflazione da applicare dal 1° gennaio 2019 rispetto al 2018. Quest’anno il decreto ha fissato la rivalutazione per il 2018 in misura pari all’1,1% confermando il dato previsionale dello scorso anno ed ha fissato all’1,1% il tasso previsionale di inflazione da applicare sulle pensioni dal 1° gennaio 2019 rispetto al 2018.
Il prossimo anno si tornerà, inoltre, alle fasce di perequazione più generose della legge 388/2000 in vigore sino al 31 dicembre 2011, prima dell’entrata in vigore della Legge Fornero. A beneficiarne saranno gli assegni superiori a circa 1.500 euro lordi al mese che potranno così rosicchiare qualcosa in più rispetto ad oggi. Due le novità in arrivo. In primo luogo sarà incrementata la percentuale di perequazione degli assegni superiori a tre volte il minimo inps; in secondo luogo l’indicizzazione sarà applicata in forma progressiva, superando il criterio attuale che vede gli aumenti annui finire direttamente sulla fascia di importo complessivo. Le nuove fasce di indicizzazione sono esposte nella tavola seguente.
Aumenti delle Pensioni nel 2019: le tabelle
Così nello specifico le pensioni di importo fino a tre volte il trattamento minimo, cioè sino a 1.522,26€, otterranno l’incremento pieno dell’1,1%; le pensioni comprese tra tre volte e cinque volte il trattamento minimo Inps, cioè tra 1.522,26€ e 2.537,1€, conseguiranno il 90% dell’1,1% (cioè la rivalutazione effettiva sarà dello 0,99%); quelle di importo superiore a cinque volte il minimo Inps, cioè a 2.537,1€, otterranno un incremento del 75% dell’1,1% (quindi la rivalutazione effettiva sarà dello 0,825%).
Cosa significa? Che complessivamente una pensione di mille euro al mese godrà di un incremento lordo di 143 euro il prossimo anno, circa 11 euro al mese in più. Mentre una pensione di 1.800 euro lordi al mese, localizzata cioè tra 3 e 4 volte il minimo Inps, otterrà un incremento di 19,47€ invece che 18,81€ che sarebbero stati riconosciuti se fosse stato mantenuto il sistema vigente anche nel 2019.
In definitiva dal prossimo anno si sommerà l’incremento di 16,57€ previsto sulla prima fascia sino a tre volte il minimo inps (1.522€ x 1,1%) più lo 0,99% della parte eccedente tre volte il minimo inps sino a 1.800 euro pari a circa 2,92€. Mentre con il criterio attuale, di cui alla legge 147/2013, la pensione beneficerebbe di un incremento solo dello 1,045% (cioè lo 0,95% dell’1,1%), ovvero di 18,81€. Per un confronto delle differenze tra i due regimi si veda tabella sottostante.
L’incremento del 1,1% porterà in dote anche l’aggiornamento del trattamento minimo inps che passa da 507,42€ a 553,00 euro nel 2019 e l’assegno sociale che si adegua da 448,07€ a 457,98€.