Istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un apposito fondo. Lanciato l’hashtag #diamociunamano. Vecchiato (Fondazione Zancan): «la direzione è quella giusta».
Chi beneficia di una misura di sostegno al reddito potrà svolgere un’attività volontaria di utilità sociale in favore della propria comunità di appartenenza, nell’ambito di progetti realizzati congiuntamente da organizzazioni di Terzo settore e da comuni o enti locali. Gli oneri della relativa copertura assicurativa, attivata dall’Inail, saranno sostenuti da un apposito Fondo, di durata biennale, istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Lo prevede un decreto ministeriale, firmato dal Ministro Poletti (a cui è stato associato l’hashtag #diamociunamano) e inviato agli organi di controllo per la registrazione, che disciplina le modalità di attuazione della misura sperimentale introdotta dall’articolo 12 del decreto-legge 90 del 2014.
Come funziona
Il decreto prevede che i soggetti beneficiari di misure di sostegno al reddito possano essere invitati a rendersi disponibili, in forma volontaria, per essere coinvolti in attività di volontariato a fini di utilità sociale in favore della propria comunità, nell’ambito di progetti di volontariato realizzati congiuntamente da organizzazioni di terzo settore e da comuni o enti locali. Inoltre, per dare concreto avvio a questa iniziativa e poter assicurare la verifica dei risultati attesi, i Comuni e le organizzazioni di Terzo settore sono invitate a fornire ai cittadini ogni utile informazione sulle caratteristiche e le finalità della misura sperimentale.
Una volta acquisita la disponibilità del soggetto e verificato il possesso dei requisiti, l’organizzazione di Terzo settore potrà richiedere all’Inail l’attivazione della copertura assicurativa a valere sulle risorse dell’apposito Fondo nazionale istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Il decreto prevede anche la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Anci e Forum del terzo settore, coinvolti già nelle fasi di predisposizione del provvedimento, per individuare e promuovere modalità di diffusione, attuazione e valorizzazione della misura sperimentale introdotta dal Governo sull’intero territorio nazionale.
Chi può prestare attività volontaria in favore della propria comunità
Il decreto individua le modalità di utilizzo del Fondo istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, stabilendo anche i requisiti soggettivi per poter beneficiare della copertura assicurativa attivata dall’Inail. In concreto, può accedere alla misura sperimentale chi beneficia di una delle seguenti prestazioni di sostegno al reddito:
a) cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, anche in deroga alla vigente normativa;
b) integrazione salariale e contributo a seguito di stipula di contratti di solidarietà;
c) indennità di mobilità, anche in deroga alla vigente normativa, Aspi e mini-Aspi;
d) prestazioni, legate alla cessazione del rapporto di lavoro o alla sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, anche a carico dei Fondi di solidarietà;
e) altre prestazioni di natura assistenziale finalizzate a rimuovere e superare condizioni di bisogno e di difficoltà della persona, erogate a livello nazionale e locale.
«L’iniziativa del governo Contribuisce ad aprire nuovi scenari di welfare. Sono proposte che la Fondazione Zancan ha fatto da tempo per passare da un welfare assistenziale a un welfare generativo. L’ultimo Rapporto 2014 sulla lotta alla povertà lo ribadisce a chiare lettere già nel titolo “Welfare generativo. Responsabilizzare, rendere, rigenerare», a parlare è il direttore della Zancan, Tiziano Vecchiato.
«La scelta del Ministero, di intesa con l’Anci, va nella direzione giusta. Speriamo che le negoziazioni, concertazioni, condivisioni non diventino un ostacolo al fare e non allunghino senza motivo la realizzazione di queste scelte. Sono necessarie per dare nuove possibilità a persone in difficoltà», continua Vecchiato. Che aggiunge: «Il coinvolgimento degli “aiutati” anticipa soluzioni strategiche necessarie per riconfigurare il modo stesso di intendere gli aiuti di welfare. C’è però un rischio da evitare: utilizzare il valore sociale prodotto per ripianare perdite e inefficienze degli attuali modi degenerativi di gestire il bene pubblico e i servizi sociali di interesse generale. Proprio in questo momento abbiamo bisogno di segnali positivi e provocatori, che diano speranza alle nuove generazioni. Un modo per farlo è di mettere a bilancio consuntivo il valore prodotto dagli aiutati così che possa essere reinvestito».
FONTE: VITA (www.vita.it)
AUTORE: Stefano Arduini