La gestione delle assenze non giustificate e prolungate sul lavoro cambia volto con l’introduzione del nuovo Collegato Lavoro: modifiche che vanno a influire anche sul diritto alla NASpI.
La norma, parte del D.D.L. Lavoro 1264/2024, mira a contrastare abusi nel sistema di disoccupazione e a semplificare le procedure per aziende e lavoratori. Tra le principali novità, spicca l’esclusione dal diritto alla NASpI per chi si assenta senza giustificazione per lunghi periodi, accompagnata dall’eliminazione dell’obbligo di dimissioni telematiche. Una misura che promette di ridurre oneri per le imprese e costi per il sistema previdenziale, ma che solleva dubbi sulla concreta capacità di controllo da parte degli organi ispettivi.
Le novità del Collegato Lavoro
Come anticipato, il Collegato Lavoro introduce cambiamenti importanti relativamente alle assenze non giustificate dei lavoratori. Al riguardo, particolarmente rilevante è l’esclusione dal diritto di ricevere la NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) nei casi di assenze non giustificate prolungate, escludendo in tali circostanze l’applicazione delle norme relative alle dimissioni telematiche previste dall’art. 26 del D.Lgs. 151/2015.
Tale norma infatti viene modificata dall’art. 19 del D.D.L. Lavoro 1264/2024, attraverso l’introduzione del co. 7 bis, che recita: “In caso di assenza ingiustificata del lavoratore protratta oltre il termine previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro applicato al rapporto di lavoro o, in mancanza di previsione contrattuale, superiore a quindici giorni, il datore di lavoro ne dà comunicazione alla sede territoriale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, che può verificare la veridicità della comunicazione medesima. Il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore e non si applica la disciplina prevista dal presente articolo. Le disposizioni del secondo periodo non si applicano se il lavoratore dimostra l’impossibilità, per causa di forza maggiore o per fatto imputabile al datore di lavoro, di comunicare i motivi che giustificano la sua assenza”.
Assenze prolungate e NASpI, cosa cambia per i lavoratori
La normativa, quindi, si applica alle assenze non giustificate di lunga durata, che superino i termini fissati dai contratti collettivi o che siano comunque superiori a 15 giorni (dal sedicesimo giorno in poi). Secondo quanto previsto, la risoluzione del rapporto è automatica, presupponendo la volontà del lavoratore di concludere il rapporto lavorativo senza ricorrere alla procedura delle dimissioni telematiche.
La disciplina vigente invece, come modificata nel 2015, prevede un sistema in cui le dimissioni devono essere effettuate telematicamente ad opera del lavoratore. La nuova normativa invece consente al datore di lavoro di non attendere l’avvio della procedura telematica da parte del lavoratore, sollevandolo anche dagli obblighi legati all’avvio di un licenziamento disciplinare, che parte con un procedimento disciplinare, cui seguono la comunicazione formale del licenziamento e il pagamento del ticket NASpI.
Ora, invece, spetta al datore di lavoro comunicare l’assenza ingiustificata all’Ispettorato Territoriale del Lavoro (ITL), il quale potrà accertarne l’effettività e verificare eventuali abusi da parte del datore stesso.
Questa normativa comporta dunque vantaggi sia per le imprese che per il sistema previdenziale. Infatti, con riferimento ai datori di lavoro, questi ultimi non devono più affrontare procedure di licenziamento disciplinare né pagare il ticket di licenziamento, ovvero un contributo economico finalizzato a sostenere il costo della disoccupazione, il cui importo è stabilito annualmente, tenendo conto dei dati dell’inflazione.
Quanto invece al sistema previdenziale, la riforma evita abusi nell’accesso alla NASpI, garantendone l’erogazione solo ai destinatari legittimi.
Contolli e requisiti più stringenti: misure che penalizzano i lavoratori?
La riforma rende più stringenti i requisiti necessari per beneficiare dell’indennità di disoccupazione, evitando che il lavoratore possa ottenerla semplicemente accumulando sanzioni disciplinari per assenze non giustificate. In base alla nuova normativa, infatti, nei casi di licenziamento per giusta causa causato da assenze reiterate e immotivate, il lavoratore perde il diritto alla NASpI, considerata una misura a cui si accede solo rispettando precisi obblighi contrattuali. Si sottolinea quindi l’importanza di seguire le procedure previste per la giustificazione delle assenze, poiché il rischio di perdere l’indennità diventa una conseguenza diretta e immediata.
La riforma introdotta dal Collegato Lavoro 1264/2024, pur presentandosi come una risposta concreta alla necessità di razionalizzare le procedure e contrastare gli abusi, solleva questioni rilevanti sul piano applicativo e sociale. Da un lato, appare evidente il vantaggio per le imprese e per il sistema previdenziale, che vedranno ridursi i costi e semplificarsi le pratiche; dall’altro, emergono dubbi sulla capacità dell’Ispettorato del Lavoro di svolgere controlli tempestivi ed efficaci, considerando le attuali carenze di risorse.
Questa misura, se non accompagnata da un rafforzamento delle strutture ispettive, rischia di lasciare ampi margini di discrezionalità e di generare contenziosi, soprattutto nei casi in cui il lavoratore invochi cause di forza maggiore.
In un contesto già segnato da una precarietà crescente, il provvedimento potrebbe essere percepito come un ulteriore sbilanciamento a favore delle imprese, rendendo necessario un attento monitoraggio degli effetti concreti della norma per garantire un equo bilanciamento tra le esigenze di efficienza e la tutela dei diritti dei lavoratori.