L’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) ha delineato chiaramente le procedure per la nomina del Responsabile Anticorruzione (RPCT) rispondendo all’interrogativo di una società di servizi.
Nel recente Atto curato dal presidente Anac, Giuseppe Busia, l’Autorità fornisce linee guida chiare per la nomina del Responsabile Anticorruzione, garantendo che l’incarico venga affidato a individui idonei e competenti, con l’obiettivo di promuovere la trasparenza e prevenire fenomeni corruttivi all’interno delle organizzazioni.
Le direttive emanate il 20 marzo 2024 arrivano in risposta a una richiesta di parere da parte di una società di servizi idrici integrati della Provincia di Salerno e forniscono orientamenti dettagliati su come individuare il RPCT in conformità con la normativa vigente.
Le indicazioni Anac sulla nomina del Responsabile Anticorruzione
Secondo le indicazioni dell’Anac, il processo di selezione del Responsabile Anticorruzione (RPCT) deve privilegiare i dirigenti già in servizio presso l’ente. Questo perché tali individui hanno solitamente una conoscenza approfondita dell’organizzazione e delle dinamiche amministrative, rendendoli più idonei a svolgere l’incarico con piena consapevolezza e efficacia. Tuttavia, l’Autorità ammette che potrebbero essere necessarie modifiche organizzative per garantire al RPCT la necessaria autonomia nel compiere le proprie funzioni.
È cruciale che il candidato selezionato possieda una conoscenza dettagliata dell’organizzazione e del funzionamento dell’amministrazione, insieme a un’adeguata autonomia valutativa. Inoltre, deve evitare situazioni di conflitto di interessi che potrebbero comprometterne l’indipendenza e l’imparzialità nell’adempimento delle proprie responsabilità.
Indipendentemente dall’origine del RPCT, l’organo di indirizzo dell’ente ha il compito di esercitare una vigilanza rigorosa sulle attività svolte dal Responsabile Anticorruzione. Questo implica un monitoraggio costante e una supervisione attenta per garantire che il RPCT agisca in conformità con le normative anticorruzione e mantenga la sua indipendenza nell’adempimento delle proprie responsabilità.
Nomina dirigente esterno come eccezione
L’Anac enfatizza che la nomina di un dirigente esterno come RPCT dovrebbe essere considerata un’eccezione e richiedere una motivazione accurata. Questo significa che, in caso di mancanza di candidati interni idonei, l’ente deve fornire una giustificazione dettagliata per l’assunzione di una figura esterna. In tali circostanze, l’incarico potrebbe essere affidato a individui che occupano posizioni organizzative o a profili non dirigenziali, sempre garantendo che essi abbiano le competenze e l’indipendenza necessarie per svolgere il ruolo.
Nomina di un amministratore di società
In determinate circostanze eccezionali, l’Autorità riconosce inoltre la possibilità di designare l’Amministratore di una società come Responsabile Anticorruzione (RPCT). Questa scelta, però, è soggetta a condizioni specifiche. Prima di tutto, l’Amministratore designato non deve avere deleghe gestionali, al fine di evitare conflitti di interesse potenziali che potrebbero comprometterne l’indipendenza nel ruolo di RPCT. Questo significa che l’Amministratore deve essere libero da incarichi operativi diretti o da decisioni di carattere gestionale all’interno dell’organizzazione.
Enti di piccole dimensioni
Nel caso di enti di piccole dimensioni, l’assegnazione dell’incarico di RPCT può spesso rappresentare un compito aggiuntivo per il dipendente selezionato, senza necessariamente implicare la stipula di un nuovo contratto di lavoro. In altre parole, il dipendente designato come RPCT può continuare a svolgere le proprie mansioni abituali all’interno dell’ente, assumendo contemporaneamente le responsabilità correlate al ruolo di RPCT. Questo è particolarmente comune in contesti in cui le risorse umane sono limitate e non è pratico o necessario assumere personale aggiuntivo per ricoprire il ruolo di RPCT.
Rinuncia all’incarico
La rinuncia all’incarico di Responsabile Anticorruzione (RPCT) è un’opzione ammissibile, ma solo se accompagnata da motivazioni valide e pertinenti. Secondo la normativa vigente, queste motivazioni non possono includere la richiesta di compensi aggiuntivi. In altre parole, la legge stabilisce che il RPCT non può richiedere un compenso aggiuntivo per svolgere tale incarico, né possono essere previsti ulteriori oneri finanziari per l’ente a causa dell’attuazione delle norme anticorruzione.
Ciò significa che la rinuncia all’incarico di RPCT deve essere basata su motivazioni legittime, come ad esempio incompatibilità di ruoli, indisponibilità a dedicare il tempo necessario per adempiere alle responsabilità del ruolo o altre ragioni che rendono difficile o impraticabile l’assunzione dell’incarico. Queste motivazioni devono essere documentate e comunicate in modo chiaro e trasparente all’ente, al fine di garantire una gestione corretta e responsabile delle risorse umane e finanziarie.
Il testo dell’Atto del presidente Anac
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it