Decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, che lavorano stagionalmente in importanti settori produttivi ed economici, turismo e alimentare in primis, saranno le prime vittime delle innovazioni del governo in tema di lavoro e ammortizzatori sociali.
Queste persone, infatti, che operano da anni come “stagionali” riescono a integrare la loro retribuzione da lavoro con un sussidio (aspi e mini aspi, fino al 30 aprile) che consente loro di avere un decoroso reddito e, soprattutto, una decente pensione alla fine della loro carriera.
Ma dal 1° maggio, grazie alla nuova legge in vigore dal 7 marzo, il Jobs Act, la Naspi (nuova aspi) sarà calcolata in modo tale (la metà delle giornate lavorate) che ci sarà un danno grave sia per la parte economica che per i contributi utili alla pensione.
Nel 2014, sono state presentate oltre 1,5 milioni di domande di aspi e, quindi, il bacino di lavoratori potenzialmente colpito dalla “riforma” è molto ampio tenendo conto che la durata media dell’indennità è di circa 184 giornate.
Sono lavoratori, con fortissima presenza femminile, che svolgono attività funzionali a produrre una parte importante del PIL in aree all’avanguardia in termini di produzione della ricchezza nazionale.
Se a questo danno si aggiunge la progressiva diminuzione di altri strumenti di protezione sociale (come la cassa integrazione in deroga) emerge con chiarezza che siamo lontani dall’annunciata volontà del governo di allargare le tutele ai lavoratori e alle lavoratrici più deboli del paese. Anche per questo il governo deve riflettere sugli errori fatti e modificare in fretta una norma ingiusta e sbagliata.