Alla fine non è passata. La norma, passata in prima lettura alla Camera con un emendamento al Dl 90/2014, che avrebbe cancellato la penalizzazione per coloro che maturano un diritto a pensione anticipata entro il 2017 (cioè chi raggiunge i 42 anni e 6 mesi di contributi, 41 anni e 6 mesi per le donne) non ha superato lo scoglio della Ragioneria dello Stato ed il governo è stato costretto ad un rovinoso dietrofront al Senato. Tutto da rifare dunque. Forse con la prossima legge di stabilità. 

L’emendamento sarebbe stato un importante passo in avanti per agevolare l’accesso alla pensione anticipata soprattutto per coloro che hanno in passato beneficiato delle maggiorazioni figurative per l’amianto e per l’invalidità e che, con la modifica, avrebbero potuto accedere alla pensione anticipata, anche prima dei 62 anni di età, senza incorrere in una decurtazione che in taluni casi può arrivare anche al 10%.

L’attuale disciplina, che è rimasta per l’appunto invariata, prevede invece che i lavoratori che accedono alla pensione anticipata prima dei 62 anni di età siano colpiti da una decurtazione dell’assegno pari all’1% per ogni di anticipo rispetto ai 62 anni e del 2% per ogni anno ulteriore rispetto ai 60 anni. Una norma parzialmente temperata dall’articolo 6, comma 2-quater del Dl 216/2011 che consente la non applicazione della riduzione in esame sino al 2017 se l’anzianità contributiva risulta composta da sola prestazione effettiva di lavoro con l’inclusione di alcuni periodi di contribuzione figurativa tra cui tuttavia non sono menzionati i benefici per l’amianto e per le invalidità (così come i periodi di disoccupazione indennizzata e la mobilità).

La modifica, sostenuta soprattutto dalla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, puntava a concedere una “sanatoria” per tutti i lavoratori sino al 2017 rendendo di fatto irrilevante la l’indagine sulla composizione dell’anzianità contributiva del lavoratore. In pratica sarebbe bastato che il lavoratore avesse raggiunto i 42 anni e 6 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) entro il 2017 affinchè la decurtazione non fosse applicata. Ora la speranza è che la misura possa essere ripresentata in occasione della legge di stabilità quando il governo potrebbe intervenire in maniera piu’ decisa sul capitolo pensioni.

FONTE: Pensioni Oggi (www.pensionioggi.it)

AUTORE: Franco Rossini

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