Cosa succede ad una donna che sta allattando, in caso di un lavoro potenzialmente rischioso? Ecco cosa dice la legge riguardo l’allattamento a rischio.
Allattamento a rischio: il momento dell’allattamento per una donna è molto importante e, per poter dare protezione al proprio figlio, la madre deve condurre uno stile di vita sano.
Proprio per questo, la madre deve proteggersi da ogni forma di stress, anche sul luogo di lavoro, oltre ovviamente a salvaguardare la propria salute, in caso di professioni che portano al contatto con agenti chimici, fisici, biologici e ad alto rischio.
Perciò, quali sono le tutele per le donne? Ecco cosa dice la legge riguardo l’allattamento a rischio.
Allattamento a rischio: di cosa si tratta
Per “allattamento a rischio”, intendiamo l’allattamento svolto dalle madri, in situazioni lavorative che potrebbero compromettere la loro salute.
Tra i settori lavorativi più “pericolosi” troviamo:
- Ristorazione, settore alberghiero o domestico (a causa della possibilità di posture sbagliate);
- Agricoltura (ambienti troppo caldi o eventuale contatto con agenti irritanti);
- Industria (possibile esposizione ad agenti chimici o biologici);
- Sanità;
- Scuola;
- Parrucchiera o estetista (a causa dell’eventuale contatto con agenti chimici).
Allattamento a rischio: cosa si può fare
Proprio per evitare stress ed eventuali situazioni pericolose per le donne che stanno allattando, si fa riferimento al Decreto Legislativo del 26 marzo 2001, n.151, ovvero il Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’art.5 della legge dell’8 marzo 2000, n.53.
Il decreto prevede che il datore di lavoro si debba accertare che non ci siano pericoli per la donna che sta allattando. Per questo motivo, in caso di pericoli, vanno modificate le sue mansioni; se questo non fosse possibile, deve essere dispensata temporaneamente dal lavoro.
Allattamento a rischio: quali sono i maggiori rischi per la donna
I principali rischi per una donna che sta allattando sono:
- Agenti fisici, come radiazioni, rumori molto forti (sopra i 90 decibel), forti sollecitazioni termiche o forti vibrazioni (come su navi e treni);
- Agenti biologici, nel caso di lavori in reparti di malattie infettive, mentali o nervose, oppure relative all’agricoltura e all’allevamento;
- Sforzo fisico, comprese le posture prolungate o l’utilizzo di scale e/o impalcature;
- Agenti chimici, come gas, polveri, mercurio e suoi derivati, pesticidi, etc.
Inoltre, nell’art.7, c’è il divieto di adibire le lavoratrici al trasporto e al sollevamento di pesi, sia durante la gestazione che nella fase dell’allattamento post-parto.
Allattamento a rischio: come fare domanda
Se si riscontrano dei rischi nel lavoro della madre che sta allattando, il datore di lavoro può modificare la sua mansione. Per farlo, dovrà inviare una domanda alla Direzione Provinciale del Lavoro, tramite i moduli disponibili sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Se non si può cambiare mansione, allora la dipendente può chiedere l’astensione dal lavoro fino al settimo mese. In quel caso, la retribuzione è sempre al 100% e viene erogata dal datore di lavoro, per poi essere rimborsata dall’Inps.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it