Smart Working, tra benefici, rischi e nuovi modelli organizzativi. Illustrato in una infografica, il modello utile a raggiungere un equilibrio tra vita in ufficio e lavoro da remoto.
Molto si è discusso in questo ultimo periodo di Smart Working, tema che ha portato anche a una polarizzazione del dibattito tra persone a favore e altre assolutamente contro. Eppure, il lavoro agile ha coinvolto oltre 5 milioni di lavoratori fino a marzo 2021, con una lieve flessione rilevata a novembre secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.
Quali i benefici e i rischi dello smart working?
Secondo i dati dell’Osservatorio Polimi, per oltre un terzo degli smart worker sono migliorati work-life balance e produttività, anche se il 28% ha sofferto di tecnostress e il 17% di over working. A dimostrazione del fatto che non si può parlare di smart working senza aver definito un modello organizzativo e delle policy adeguate che lo rendano non solo attuabile ma anche positivo sia per il datore di lavoro che per il lavoratore o la lavoratrice.
“La vita in ufficio serve a creare cultura, allineamento e coaching diffuso, nonché condivisione e senso di appartenenza, elementi questi fondamentali, ma occorre anche considerare che il poter lavorare da remoto garantisce flessibilità e bilanciamento tra lavoro e vita privata ” – spiega Alfonso Fuggetta, CEO e Direttore Scientifico di Cefriel. “Trovare un equilibrio si può, ma è determinante non improvvisare e ragionare sulle specificità del proprio contesto aziendale. La chiave del successo secondo noi è definire progetti di smart working ad hoc, con focus sul raggiungimento degli obiettivi e bilanciamento tra le diverse necessità personali e aziendali”.
Come organizzare lo smart working?
Se è vero che analizzando le singole situazioni dei lavoratori e delle lavoratrici è sicuramente possibile bilanciare le diverse esigenze, , è altrettanto vero che occorre ripensare concretamente l’organizzazione del lavoro per mantenere sempre alta l’asticella della qualità, e raggiungere gli obiettivi fissati nei tempi e nei modi stabiliti.
Un giusto bilanciamento, dunque, tra esigenze aziendali e del lavoratore, oltre che regole ben definite e progetti di smart working “cuciti su misura”.
Cosa fare quindi da remoto e cosa in ufficio?
Diverse sono le attività che, in generale, possono essere svolte in modo ottimale in ufficio o da remoto. Nella infografica predisposta da Cefriel sul tema Smart Working, tra le attività da poter svolgere in ufficio figurano, per esempio, gli incontri con i clienti, il brainstorming e i momenti di revisione di progetto tra colleghi e di allineamento con i propri responsabili, oltre che la formazione trasversale e manageriale. Al di là di queste attività, sicuramente fondamentali sono i momenti in presenza per brainstorming ed eventi interni o sfruttare le occasioni di confronto informale, utili a rafforzare il senso di comunità, di appartenenza e condivisione di intenti e conoscenza.
Sono da considerarsi attività da svolgere preferibilmente da remoto, invece, l’analisi, la scrittura e la revisione di documenti, l’approfondimento tecnico scientifico e lo studio individuale, l’analisi di bandi o la preparazione di presentazioni e, in generale, tutto ciò che richiede concentrazione e silenzio. E tutto questo, senza trascurare il fatto, fondamentale, che la flessibilità abilita e facilita l’inclusione a tutti i livelli.
L’infografica
Qui di seguito è disponibile l’infografica a cura di Cefriel, in collaborazione con l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.
Fonte: Cefriel; Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano