Recenti segnalazioni riportano che molti siti web istituzionali dei comuni italiani, progettati in conformità con le linee guida del design pubblico, sembrano essere spariti dai risultati di ricerca di Google.
La questione ha attirato l’attenzione di diverse amministrazioni locali e sollevato interrogativi tra i tecnici informatici, che cercano di comprendere cosa sia accaduto. Mentre alcuni siti continuano a comparire nei risultati di ricerca, molti altri, di recente, sono stati declassati o addirittura esclusi dall’indice di Google.
Il problema dell’indicizzazione: un fenomeno diffuso
L’anomalia si manifesta quando si tenta di monitorare la visibilità di questi siti attraverso strumenti come Google Search Console. Il messaggio che compare più frequentemente è: “La pagina non è indicizzata: Pagina scansionata, ma attualmente non indicizzata”. In pratica, Google conferma che le pagine risultano scansionate, ma decide di non inserirle nei risultati di ricerca, senza fornire motivazioni specifiche.
Consultando la documentazione ufficiale di Google, il messaggio appare ambiguo: la piattaforma sostiene che una pagina, pur essendo scansionata, potrebbe non essere indicizzata e che questo non implica necessariamente un errore tecnico. In molti casi, Google suggerisce che per migliorare la visibilità sia utile ottimizzare la qualità dei contenuti del sito. Tuttavia, il fatto che centinaia di pagine siano scomparse in modo così repentino, anche se di qualità elevata e ottimizzate secondo le più recenti linee guida, lascia perplessi.
La scomparsa dei siti web dei Comuni italiani da Google: un problema comune a molte realtà
Il problema non sembra riguardare solo i siti più recenti o quelli che hanno implementato il layout del PNRR: anche portali comunali con un’ottima valutazione sui Core Web Vitals (gli indicatori di performance e usabilità di Google) sono stati interessati dalla scomparsa. Non si tratta, quindi, di una questione di tecnologia, struttura o qualità dei contenuti, ma sembra coinvolgere un gran numero di portali istituzionali su scala nazionale. Questo lascia ipotizzare che il problema sia collegato a un aggiornamento recente degli algoritmi di Google.
Una questione di ranking?
Dai test effettuati su altre piattaforme di ricerca, come Bing, i siti comunali italiani non hanno subito modifiche simili. Ad esempio, cercando “Comune di [nome città]” su Bing, i portali istituzionali appaiono ancora tra i primi risultati, mentre su Google, pur essendo indicizzati, sembrano collocati molto più in basso nei risultati o addirittura scomparsi dalle prime pagine. È come se la visibilità di questi siti fosse stata penalizzata nel ranking, nonostante siano indicizzati correttamente e trovabili tramite la ricerca “site:” (ovvero, inserendo “site.xxx.xx.it” su Google).
Possibile causa: un cambio dell’algoritmo di Google
Alcuni tecnici locali ipotizzano che la causa risieda in un cambiamento dell’algoritmo di Google, implementato ad agosto scorso e che avrebbe portato alla deindicizzazione di massa. Anche altri esperti condividono questo sospetto, ritenendo che l’aggiornamento potrebbe aver inavvertitamente colpito anche i siti comunali. Diverse amministrazioni, di fronte alla difficoltà di ottenere visibilità per i loro portali ufficiali, hanno cercato di segnalare la problematica a Google tramite il pulsante di “feedback” presente nelle pagine dei risultati di ricerca, ma finora senza risposta.
Le possibili soluzioni
In assenza di una risposta ufficiale da parte di Google, le amministrazioni comunali si stanno muovendo autonomamente, tentando di identificare soluzioni temporanee. Alcuni stanno monitorando le loro pagine tramite Google Search Console, per cercare di capire quali parametri potrebbero influire sulla mancata indicizzazione. Tuttavia, l’origine del problema sembra ancora oscura e richiede un intervento più incisivo da parte della piattaforma stessa.
Per molti comuni, il sito web rappresenta un canale primario di comunicazione con i cittadini, e la sua visibilità è fondamentale per assicurare un accesso rapido alle informazioni e ai servizi online. Resta quindi forte l’auspicio che Google possa chiarire l’accaduto o, se necessario, implementare modifiche che restituiscano ai siti istituzionali italiani il posizionamento che avevano fino a poche settimane fa.
Confermo!Se si pensa che lo share di utilizzo del mercato “browser” posiziona ,in Italia, Google Chrome come primo browser con più del 60% di ricerche eseguite (su engine Google),indipendentemente dal device utilizzato; comprenderete che “la cosa” abbia effettivamente un certo impatto. Gli altri browser non manifestano problemi di sorta.