Le restrizioni legate alla pandemia da Covid-19 hanno costretto gli operatori del settore a ripensare le modalità di fruizione dei beni culturali anche grazie all’innovazione digitale.
Realtà aumentata, percorsi virtuali e digitalizzazione sono diventati gli strumenti che ci permettono di mantenere vivo il dialogo con il nostro patrimonio storico-artistico.
Attraverso l’uso di strumenti digitali è possibile infatti raggiungere un pubblico più ampio e diversificato in qualsiasi momento. Nel periodo storico che stiamo vivendo questo aspetto è di estrema rilevanza: persone fisicamente lontane potranno accedere alle collezioni o fare una visita virtuale anche in caso di chiusura degli istituti culturali.
Vediamo più nel dettaglio quali sono state le strategie messe in atto dai nostri istituti culturali in seguito alle chiusure imposte dal Governo per fronteggiare il dilagare della pandemia.
La normativa di riferimento
Il D. Lgs. 42/2004 (Codice dei Beni culturali e del paesaggio) definisce i princìpi generali che regolano il concetto di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. Nell’art. 6 si dà la definizione di valorizzazione, che consiste nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurarne le migliori condizioni di fruizione, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura.
Tra le strategie dirette a favorire la conoscenza e la fruizione del nostro patrimonio è ricompresa certamente l’innovazione digitale, oggetto di uno specifico Piano Triennale per la Digitalizzazione e l’Innovazione dei Musei, che la Direzione Generale Musei si è assunta per il triennio 2019-2021, anche in attuazione del Protocollo d’Intesa sottoscritto il 7 agosto 2018 con AgID, con l’obiettivo di realizzare la Piattaforma del Sistema Museale Nazionale.
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Lo stato dell’arte attraverso i dati dell’Osservatorio per l’innovazione Digitale
Vediamo nel dettaglio qual è l’attuale situazione in Italia, grazie alle ricerche effettuate con cadenza annuale dall’Osservatorio per l’innovazione digitale che fa capo al Politecnico di Milano; i dati presentati nel convegno che si è svolto il 25 maggio scorso confermano la tendenza delle istituzioni culturali anche nel 2021 a riformulare i propri modelli di gestione e comunicazione.
Se all’inizio della pandemia bisognava dare una risposta urgente alle problematiche sorte in seguito all’inevitabile chiusura dei luoghi della cultura, dopo qualche mese i direttori di musei e fondazioni si sono resi conto di quanto fosse necessario adeguare i propri modelli di comunicazione alle veloci trasformazioni della società.
La ricerca portata avanti dall’Osservatorio si è concentrata sul livello di digitalizzazione delle istituzioni culturali italiane e, parallelamente, sulla presenza on-line dei musei, approfondendo in particolare sia i servizi offerti sui siti web, sia il livello di interazione con il pubblico attraverso i social media.
Queste analisi hanno evidenziato l’emergere di nuovi modelli di business basati sulla centralità degli strumenti digitali, che possano garantire al pubblico una fruizione in totale sicurezza all’interno dei luoghi culturali, ma anche consentire una fruizione a distanza.
Proprio l’innovazione digitale è uno dei punti centrali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ha destinato 1,1 miliardi di euro alla Missione 1, relativa al “patrimonio culturale per la prossima generazione”, riconoscendo dunque l’importanza strategica dell’utilizzo di risorse digitali per il rilancio del settore culturale.
Le diverse forme di presenza on line
Cruciale è stato il cambiamento di prospettiva che si è verificato in poco più di un anno; da semplici strumenti di comunicazione ed informazione, i canali digitali sono diventati veri e propri mezzi per diffondere la conoscenza del patrimonio culturale.
Oggi il 95% dei musei ha un sito web, mostrando una crescita del 10% rispetto al 2020, e l’83% possiede almeno un canale social ufficiale, con una crescita di 7 punti percentuali rispetto all’anno precedente, dovuta al forte aumento della presenza su Instagram.
Circa l’80% dei musei ha inoltre offerto contenuti digitali ed è inoltre aumentato in modo considerevole il numero di istituzioni museali che hanno pubblicato un catalogo digitalizzato delle proprie collezioni sul sito web; dal 40% del 2020 si è passati al 70% nell’anno in corso.
Anche le attività didattiche e le visite guidate sono state ripensate per una fruizione on line e, rispetto all’anno passato, si è verificato un aumento di professionalità nel campo della produzione di contenuti a supporto della fruizione a distanza.
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La digitalizzazione dei servizi per l’accoglienza e la fruizione
Anche le attività collaterali necessarie al funzionamento dei luoghi della cultura, come quelle che riguardano i servizi di accoglienza e vigilanza, hanno avuto un incremento nell’utilizzo di tecnologie digitali.
Molti musei hanno introdotto sistemi di biglietteria on line per evitare le code all’ingresso ( sono ormai il 65% del totale a sfruttare questa opportunità), mentre sono ancora scarsamente diffusi altri sistemi di controllo degli accessi, come QR Code, tornelli elettronici o lettori di codici a barre.
Per arricchire l’esperienza del visitatore, il 70% delle istituzioni sfrutta strumenti digitali.
Tra i più diffusi troviamo i cosiddetti strumenti di prossimità, come i Beacon e il QR Code, che consentono di veicolare contenuti in base alla posizione in cui si trova l’utente, e i sistemi Touch screen.
Inoltre, quasi un’istituzione su quattro ha sviluppato una App per smartphone.
Nonostante la grande attenzione mostrata dalle istituzioni pubbliche negli ultimi anni nei confronti delle tecnologie applicate ai beni culturali, la sfida che le istituzioni italiane dovranno continuare a sostenere sarà proprio quella di riuscire a realizzare prodotti innovativi creati esclusivamente per la fruizione digitale, senza dimenticare allo stesso tempo che l’esperienza del contatto diretto con il bene culturale resta imprescindibile.
Fonte: articolo di Federica Emidi