Informazioni rubate microfono appSono giunte alcune segnalazioni all’Authority, da parte di diversi utenti, per alcune informazioni rubate dal microfono del loro smartphone. Vediamo la questione nello specifico.


Informazioni rubate microfono app: quante volte abbiamo scaricato un’applicazione sullo smartphone e ci hanno richiesto l’autorizzazione di accesso al microfono del device?

Questo semplice gesto, che molti compiono a cuor leggero, potrebbe portare a delle conseguenze per quanto riguarda la violazione della privacy.

Vediamo cos’è successo.

Informazioni rubate microfono app: il caso

Quando scarichiamo un’applicazione sul nostro smartphone, oltre ai nostri dati, ci viene spessa richiesta l’autorizzazione ad accedere alla nostra fotocamera e al microfono.

Secondo il Garante della Privacy, l’autorizzazione di accesso al microfono verrebbe utilizzata per carpire informazioni, che verrebbero rivendute ad alcune società, con lo scopo di fare proposte commerciali.

Anche questa è una situazione che può esserci capitata spesso: nominiamo ad alta voce il nome di un brand o di un oggetto che vogliamo acquistare e vediamo comparire, sui social o su altri siti, inserzioni di quel marchio o dell’oggetto che vogliamo comprare.

Il Garante della Privacy ha avviato un’indagine dopo che un servizio televisivo e diversi utenti hanno segnalato come basterebbe pronunciare alcune parole su progetti, viaggi, articoli di consumo, per vedere arrivare sullo smartphone pubblicità di questi prodotti.

L’Autorità, presieduta da Pasquale Stanzione, ha avviato un’istruttoria, in collaborazione col Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza. L’indagine prevederà un esame di una serie di app, tra quelle più scaricate e la verifica che l’informativa sia chiara e trasparente per tutti gli utenti.

Informazioni rubate microfono app: i precedenti

Informazioni rubate microfono appNon è la prima volta che alcuni utenti accusano diverse applicazioni per violazione della privacy.

La privacy e i dati degli utenti potrebbero essere violati, non solo per scopi puramente commerciali, ma anche per venderli a società con altri interessi.

Basti pensare allo scandalo di Cambridge Analytica del 2018, che ha interessato il social Facebook: le due società sono state accusate di aver contribuito alla manipolazione del pensiero degli elettori, con una propaganda elettorale segreta, a favore di Trump, nelle elezioni presidenziali americane del 2016.

I suggerimenti del Garante per tutelare la propria privacy quando si usano le app

Tutti i possessori di smartphone o di altri device elettronici con connessione Internet hanno almeno un’app.
Spesso non facciamo neanche caso all’informativa sulla privacy, segnando “Accetto” senza neanche leggere. Ma occorre prestare attenzione, per non cadere in una violazione.

Il Garante della Privacy consiglia di verificare sempre:

  • Chi tratterà i dati personali e con quali finalità;
  • Per quanto tempo risulteranno conservati i dati;
  • Se i dati saranno condivisi con terze parti, ad esempio con finalità commerciali.

È importante anche controllare se alcune informazioni dell’app possono essere diffuse automaticamente online. Come nel caso che l’applicazione produca post automatici sui social media e valutare se disattivare queste funzionalità.

Il Garante della Privacy consiglia, inoltre, di evitare di memorizzare nelle app i dati delle credenziali di accesso, come username, password e PIN di carte di credito e altri sistemi di pagamento.

Qui tutte le indicazioni del Garante della Privacy.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it