L’inchiesta sulla violazione delle banche dati italiane e il furto e la vendita di “materiale sensibile” ha scoperchiato un sistema vulnerabile: così il Garante della Privacy ha deciso di creare una task force ad hoc.
Mentre prosegue l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano, il panorama delle banche dati pubbliche italiane evidenzia una grave falla nella sicurezza informatica.
Un’inchiesta che, secondo i recenti sviluppi, ha rivelato un’organizzazione dedita al profitto, capace di accedere e sfruttare illegalmente dati sensibili contenuti in archivi statali di fondamentale importanza, come Sdi, Serpico, Inps, Anpr e Siva. La Procura di Milano ha fatto emergere uno schema di furto e vendita di informazioni riservate, sottratte da alcuni dei principali database nazionali, portando all’arresto di sei individui e al sequestro di alcune società coinvolte. Ne abbiamo parlato in questo approfondimento mentre qui abbiamo dato gli ultimi aggiornamenti sulla vicenda.
I furti alle banche dati aumentano: Garante Privacy crea una task force
Questo evento ha scosso le fondamenta della sicurezza dei dati nazionali, spingendo l’Autorità garante per la protezione dei dati personali ad attivare una task force.
L’intervento del presidente Pasquale Stanzione
Pasquale Stanzione, presidente del Garante della protezione dei dati personali, ha espresso la crescente preoccupazione per il fenomeno degli accessi non autorizzati alle banche dati pubbliche e private. Negli ultimi anni, l’Autorità ha introdotto vari provvedimenti per migliorare la protezione dei dati, sia da un punto di vista tecnico che organizzativo. Di recente, alla luce degli sviluppi dell’indagine milanese, è stata istituita una task force interdipartimentale per valutare rapidamente le azioni necessarie e garantire una protezione più efficace dei database. Tra le misure adottate si contano potenziamenti nella sicurezza tecnica e protocolli stringenti sugli accessi e sulla gestione interna delle informazioni.
“Dalle segnalazioni ricevute, emerge un preoccupante aumento di società private che accedono a informazioni riservate delle banche dati pubbliche per poi rivenderle a terzi,” ha spiegato Stanzione. Queste attività coinvolgono spesso agenzie investigative private, che offrono servizi di “indagini informative” a chiunque ne faccia richiesta, servendosi di pratiche poco trasparenti.
Le dichiarazioni della sua vice, Ginevra Cerrina Feroni
La vicepresidente del Garante, Ginevra Cerrina Feroni, ha dichiarato che il caso rappresenta una violazione sistematica delle informazioni custodite nelle banche dati pubbliche, evidenziando l’urgenza di rafforzare le misure preventive.
In un’intervista su Agenda Digitale, la dotteressa Feroni ha inoltre sottolineato la gravità della situazione, definendo il fenomeno come un “mercato smisurato di dati personali” che coinvolge non solo i cittadini ma anche figure istituzionali. Questo traffico di informazioni personali rappresenta un grave rischio per la stabilità dell’ordinamento democratico italiano.
Le ripercussioni sono molteplici. Da un lato, si assiste a una compromissione dei diritti fondamentali, come la riservatezza e la protezione dei dati personali, tutelati dalla legge. Dall’altro, il problema solleva questioni cruciali sulla sicurezza dello Stato e sull’integrità delle istituzioni democratiche. Dalle informazioni emerse, sembra infatti che il fenomeno del “dossieraggio” abbia coinvolto anche membri di spicco delle istituzioni, inclusi parlamentari e alte cariche come il Presidente del Senato.
Il problema critico della vulnerabilità delle banche dati pubbliche italiane
Il caso del furto dei dati che sta facendo discutere l’opinione pubblica espone una falla preoccupante: la vulnerabilità delle banche dati pubbliche italiane non è solo una questione tecnica ma mette a rischio la fiducia nelle istituzioni. Secondo recenti studi europei, l’Italia risulta tra i Paesi con più alto numero di violazioni di dati personali nel settore pubblico, con un aumento del 28% negli ultimi tre anni. Solo nel 2023, il Garante per la privacy ha gestito oltre 2.000 segnalazioni di violazioni, di cui quasi il 15% riguardava la Pubblica amministrazione.
Questi numeri sottolineano un problema radicato che va oltre la sicurezza informatica, perché la facilità con cui informazioni riservate vengono intercettate e vendute minaccia direttamente i diritti fondamentali dei cittadini. Un accesso così esposto, infatti, mette in discussione il valore della privacy e della sicurezza come pilastri della democrazia, spostando l’equilibrio di potere verso chi detiene o può acquistare dati sensibili.
Le istituzioni sono ora chiamate a rispondere con azioni concrete per chiudere le falle e ridurre i rischi. Senza interventi tempestivi, il “mercato nero” dei dati continuerà a crescere, esponendo milioni di italiani a una sorveglianza senza controllo, mentre la fiducia nelle istituzioni, già fragile, potrebbe subire colpi irreparabili.
Attenzionare bene la sicurezza informatica è un imperativo categorico
Ovviamente a qualsiasi livello, sia che si tratti di istituzioni centrali che si parli di enti locali, serve sempre la massima attenzione. Ricordiamo che per prevenire problematiche di questo tipo potrebbe bastare anche una semplice operazione di controllo e vigilanza.
Occorre in sintesi assicurarsi che le politiche legate ai protocolli di sicurezza informatica risultino applicate da tutti. Pertanto non solo le Pubbliche amministrazioni al vertice della “Piramide”, ma anche tutti i vari fornitori e sub-fornitori di servizi dovrebbero adeguare le proprie policy agli standard di sicurezza informatica internazionale.