Anche i servizi demografici possono lavorare in smart working: ecco la proposta della FP GGIL Nazionale.


I lavoratori dei servizi demografici sono tra i pochi che attualmente stanno svolgendo per la totalità delle loro ore di servizio, attività in presenza.

Questa organizzazione trova la sua motivazione, per quasi tutte le Giunte, nell’individuazione degli Uffici Demografici quale servizio indifferibile da svolgere necessariamente e totalmente in presenza, in riferimento alla specificità degli atti di competenza.

Questo è vero parzialmente perché tutta una serie di atti amministrativi possono comunque essere svolti da remoto senza obbligare il dipendente alla presenza o sono differibili.

Un esempio può essere fatto nella redazione degli atti di morte. La loro formazione è prevista in presenza del dichiarante ma la predisposizione degli stessi e l’invio dell’atto può avvenire senza la presenza fisica del dipendente. Evitando di far permanere negli uffici l’utenza più del necessario.

I demografici possono lavorare in smart working

Lo smart working, non è necessariamente attivato per tutte le ore di lavoro del dipendente (e non è legato all’orario di lavoro giornaliero se non nel suo limite massimo) e, come spiega l’Allegato alla Direttiva n. 3 del 2017 in materia di lavoro agile,

“la prestazione lavorativa si esegue, in parte all’interno di locali dell’amministrazione e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva”.

Quindi, se l’obiettivo della norma di evitare il più possibile i contagi riducendo gli spostamenti e i contatti, si può rimodulare la presenza fisica degli operatori presso negli uffici alternando il loro lavoro in sede al lavoro da casa con l’utilizzo dello strumento del lavoro agile.

La nota della FP CGIL Nazionale

Per superare i vincoli normativi all’attivazione totale del lavoro agile per i dipendenti degli uffici demografici la FP CGIL Nazionale ha inviato una nota al Ministero dell’Interno. Se si accoglieranno le proposte allegate risulterà più facile ridurre la presenza anche del personale di questo servizio.

Nella nota viene chiesto:

  • che l’art. 31 del d.P.R. 396/2000, laddove prevede che la dichiarazione di nascita tardiva (oltre i dieci giorni) debba indicare una causale, possa essere usato con la dicitura “Emergenza COVID-19”;
  • poi che il consenso in caso di matrimonio ed unione civile in imminente pericolo di vita possa essere dato in collegamento telematico con l’officiante;
  • inoltre che si sospenda l’imposta di bollo in caso di decesso per tutta la durata dell’emergenza;
  • che si possa consentire la manifestazione di volontà alla cremazione invece che attraverso processo verbale ex art.3 L. 130/2000 utilizzando anche il disposto dell’art. 4 del DPR 445/2000 nel caso in cui, secondo il principio di poziorità, l’avente titolo alla dichiarazione della volontà fosse impedito per ragioni di salute;
  • e ancora che la trasmissione delle istanze, autorizzazioni, comunicazioni avvenga per via telematica, anche senza il ricorso alla PEC;
  • infine che venga consentita la formazione degli atti di morte avvenuti ai sensi dell’art. 72, commi 1 e 2, con avviso o accertamento di decesso dell’autorità sanitaria, invece che con dichiarazione personale, come previsto dallo stesso articolo al comma 3, senza la presenza fisica del dichiarante.

Con il recepimento di queste indicazioni si eliminerebbe completamente la necessità di contatto diretto con l’utenza.

 


Fonte: FP CGIL