Una recente lettera inviata all’Anac, accompagnata da una nota di segnalazione di criticità, espone il punto di vista critico dei Comuni sulla nuova piattaforma dei contratti pubblici.
Il processo di digitalizzazione degli appalti pubblici, avviato all’inizio dell’anno, sta generando caos nelle amministrazioni comunali, che sollevano diverse criticità e chiedono un intervento urgente da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.
In una nota inviata al presidente Giuseppe Busia, il segretario generale dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci), Veronica Nicotra, ha dettagliatamente segnalato una serie di problematiche ancora irrisolte, tra le quali alcune che riguardano anche la nuova piattaforma dei contratti pubblici gestita dall’Anac.
Le criticità sul versante della digitalizzazione degli appalti
Ricordiamo che dal 1° gennaio 2024 tutti gli Enti, di qualsiasi status e natura giuridica, dovranno obbligatoriamente gestire le diverse fasi della procedura d’appalto – programmazione, progettazione, affidamento ed esecuzione – in modalità telematica attraverso piattaforme di e-procurement certificate da AgID, in conseguenza della digitalizzazione introdotta dal nuovo Codice, obiettivo chiave del PNRR.
Inoltre dalla stessa data è operativa la nuova versione del portale di e-procurement Acquisti in rete PA, la piattaforma online dedicata al mercato elettronico della Pubblica Amministrazione, che nel mese di dicembre ha ottenuto la certificazione dall’Anac ed è oggi conforme alle nuove Regole Tecniche dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), delineate nel recente Codice degli Appalti.
Ma non tutto sta procedendo come dovrebbe, anzi.
In particolare le segnalazioni provenienti dai Comuni rivelano una serie di ostacoli che stanno compromettendo l’efficienza delle procedure di affidamento e gara.
Le criticità, dettagliatamente segnalate, delineano un quadro complesso e ancora privo di soluzioni risolutive.
I Comuni uniti contro la nuova piattaforma dei contratti pubblici
In primo luogo, come già segnalato recentemente da ALI e ANP, i persistenti malfunzionamenti tecnici segnalati sulla Piattaforma Contratti Pubblici (PCP) complicano decisamente gli adempimenti, con particolare attenzione all’usabilità e alla robustezza della connessione.
Numerose amministrazioni denunciano che la piattaforma PCP funziona “a singhiozzo”: spesso dà errore già nell’accesso non permettendo di entrare. Dopo vari tentativi si riesce ad entrare ma comunque sovente si bloccano le schermate e si deve ripartire daccapo.
Nello specifico, per citare sono uno degli errori più gravi, anche se si riesce a compilare una scheda AD5 (Affidamento diretto sotto 5.000) non è possibile ottenere il CIG per segnalazione di errori bloccanti non definiti Un errore molto frequenteme è l’“Errore – recupero dati” che pare sia un problema connesso al codice del
centro di costo.
Alcune schede poi non sembrano proprio funzionare, come ad esempio la scheda P5 per la sola tracciabilità che spesso non si apre. La dicitura della scheda P5 inoltre non sembra corretta in quanto parla di “appalti soggetti solo a tracciabilità” ma vi rientrano anche le fattispecie di cui all’articolo 6 del codice che non sono necessariamente appalti.
L’obiettivo primario, pertanto, secondo l’Anci è garantire un ambiente di lavoro efficiente e facilmente accessibile per tutte le amministrazioni coinvolte nel processo di digitalizzazione.
Questi problemi tecnici non solo ritardano le operazioni, ma possono anche generare disorientamento e frustrazione tra gli utenti, compromettendo la fiducia nel processo di digitalizzazione degli appalti.
Reperibilità dei CIG
Uno dei problemi di rilievo è poi rappresentato dalle difficoltà nella reperibilità dei Codici Identificativi Gara (CIG), un elemento chiave nel processo di digitalizzazione degli appalti. Questi codici, fondamentali per identificare in modo univoco ogni procedura di gara, risultano di difficile accesso secondo le segnalazioni provenienti dai Comuni.
La complessità nel reperimento dei CIG ostacola il corretto svolgimento delle fasi di affidamento, rallentando l’intero processo e generando incertezza nelle procedure amministrative.
Problemi nell’obbligo di utilizzo dello SPID
In aggiunta, emerge un secondo nodo critico legato all’obbligo di utilizzare il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) per accedere alle nuove procedure digitali.
Sebbene SPID rappresenti un elemento di sicurezza e autenticazione, la sua imposizione crea un ulteriore ostacolo, limitando la fruibilità delle nuove procedure alle sole persone in possesso di questa specifica identità digitale.
Questo vincolo può escludere un ampio numero di utenti, soprattutto quelli che non hanno ancora adottato o non sono familiarizzati con il sistema SPID.
Disponibilità al confronto
Il segretario generale dell’ANCI ha accolto con favore la disponibilità al confronto manifestata dal presidente dell’Autorità nella comunicazione del 11 gennaio. Tale apertura al dialogo è stata interpretata come una possibilità di valutare soluzioni concrete che semplifichino il processo di digitalizzazione, rendendolo più accessibile e agevole per le pubbliche amministrazioni.
Secondo l’associazione che riunisce tutti i primi cittadini italiani la digitalizzazione non deve essere percepita come un mero adempimento amministrativo, ma come un miglioramento effettivo delle modalità operative. La richiesta di un “confronto tecnico urgente” è stata avanzata con l’obiettivo di implementare soluzioni tempestive che assicurino il corretto svolgimento delle procedure di affidamento e gara.
Documenti utili
Qui di seguito i documenti trasmessi dall’Anci all’Anac:
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it