Un attacco ransomware ha colpito WestPole, generando notevoli disagi nei servizi pubblici: WestPole ospita vari servizi della società PA Digitale, e l’attacco ha causato un blocco significativo, specialmente nei Comuni che utilizzano il software Cloud SaaS “Urbi”.
L’incidente ha interessato i centri di elaborazione dati di Milano e Roma fin dalle 5 del mattino dell’8 dicembre scorso e a quanto pare è ancora in atto.
L’attacco informatico a WestPole ha inflitto danni significativi ai servizi digitali cruciali per le Pubbliche Amministrazioni coinvolte.
I dettagli dell’attacco Ransomware a WestPole
WestPole, identificato come il provider italiano di servizi digitali colpito, ospita una gamma diversificata di servizi della società PA Digitale, tra cui spicca il portale Cloud Urbi. Questo portale opera nell’ambito dell’amministrazione trasparente, gestendo l’albo pretorio e fornendo diversi servizi di pagamento online per un gran numero di Comuni.
Il sistema è stato così preso di mira dagli hacker, con conseguenze gravi e persistenti: la situazione attuale impedisce il normale svolgimento di molte attività quotidiane per le istituzioni coinvolte.
Gli effetti pratici di questo attacco sono chiaramente percepibili, con la paralisi della posta elettronica certificata, dell’albo pretorio e del processo di protocollazione delle PEC in arrivo.
Il blocco delle aree che utilizzano banche dati telematiche comporta gravi difficoltà operative, mettendo a rischio la tempestività e l’efficacia delle risposte delle istituzioni alle esigenze dei cittadini e delle aziende fornitrici.
Tuttavia attualmente la portata esatta dell’attacco e l’importo richiesto come riscatto non sono ancora del tutto chiari. L’operazione di hacking è stato presumibilmente perpetrata dalla cyber gang nota come “Hunters“, anche se al momento non c’è una rivendicazione pubblica ufficiale e non emergono dettagli utili per l’attribuzione dell’attacco.
La modalità di attacco
Secondo alcune indiscrezioni, la tecnica utilizzata per l’attacco si deve ascrivere alla categoria ransomware: l’attacco informatico risulta condotto per mezzo di un virus di ultima generazione. Un virus realizzato appositamente dai cybercriminali per l’infrastruttura, che ha reso temporaneamente indisponibili alcuni server aziendali.
Per chi non lo sapesse il ransomware è un tipo di malware che limita l’accesso del dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto (ransom in inglese) da pagare per rimuovere la limitazione.
Queste tattiche forzano l’utente a pagare l’autore del malware per rimuovere il ransomware:
- sia con un programma che decritti i file criptati
- sia con un codice di sblocco che elimini le modifiche fatte dal ransomware.
La situazione è critica
Inoltre, questo “blitz” informatico ha creato una situazione critica che richiede azioni immediate per ripristinare l’integrità dei servizi pubblici compromessi.
Le istituzioni coinvolte devono lavorare rapidamente per individuare e neutralizzare la minaccia, ripristinare i sistemi colpiti e implementare misure di sicurezza più robuste per prevenire futuri attacchi di questo genere.
La collaborazione tra enti pubblici, fornitori di servizi digitali e esperti in sicurezza informatica diventa cruciale per superare questa sfida e proteggere la sicurezza e la continuità dei servizi pubblici digitali.
La sicurezza è fondamentale
Ovviamente quanto capitato alla Società Westpole pone alcun interrogativi sulla sicurezza dei dati pubblici, quindi serve sempre la massima attenzione.
Ricordiamo che per prevenire problematiche di questo tipo potrebbe bastare anche una semplice operazione di controllo e vigilanza.
Occorre in sintesi assicurarsi che le politiche legate ai protocolli di sicurezza informatica risultino applicate da tutti.
Pertanto non solo le Pubbliche Amministrazioni al vertice della “Piramide”, ma anche tutti i vari fornitori e sub-fornitori di servizi dovrebbero adeguare le proprie policy agli standard di sicurezza informatica internazionale.
Le best practice da attuare in questi casi
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it