Il Parlamento ucraino ha recentemente compiuto un passo significativo verso l’adesione dell’Ucraina all’UE, approvando con 281 voti favorevoli la ratifica dello Statuto di Roma.


Questa mossa è un avanzamento strategico di Kiev verso l’Occidente e nelle sue intenzioni vuole rafforzare la posizione ucraina all’interno della comunità internazionale.

Infatti rappresenta uno dei vari step per per il processo di adesione all’UE: ratificando lo statuto infatti il governo di Kiev entra ufficialmente nella Corte Penale Internazionale (CPI).

Che cosa rappresenta lo statuto di Roma?

Lo Statuto di Roma, firmato dall’Ucraina già il 20 gennaio 2000 ma ratificato ufficialmente solo ora, rappresenta il quadro giuridico che definisce e sanziona i crimini di genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e, in seguito alla Conferenza di Kampala del 2010, anche il crimine di aggressione. Quest’ultimo riguarda gli attacchi ingiustificati contro la sovranità degli Stati, in violazione della Carta delle Nazioni Unite. Entrato in vigore il 1° luglio 2002, lo Statuto ha stabilito una base legale solida per il perseguimento di tali crimini a livello internazionale.

Ucraina ratifica lo Statuto di Roma e si avvicina all’ingresso nell’UE

Con la ratifica, l’Ucraina diventerà un membro a pieno titolo della CPI, avendo ora diritto di nominare un proprio candidato alla carica di giudice, partecipare alla definizione del bilancio dell’organizzazione e influenzare l’elezione dei suoi funzionari, incluso il procuratore. Inoltre, Kiev potrà contribuire alla revisione dello Statuto di Roma e garantirne l’applicazione nei casi riguardanti i crimini commessi durante l’attuale conflitto.

Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha sottolineato l’importanza di questo passo su X, definendolo un segnale forte dell’impegno dell’Ucraina per la giustizia internazionale. “La ratifica dello Statuto di Roma rappresenta un impegno concreto per rafforzare la giustizia globale,” ha dichiarato Kuleba. “L’Ucraina ha collaborato attivamente con la CPI per garantire che i responsabili delle atrocità commesse dai russi siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Con questa ratifica, il nostro lavoro sarà ulteriormente potenziato.

Che cosa comporterebbe l’entrata in UE dell’Ucraina?

L’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea (UE) non rappresenterebbe solo una questione meramente politica ma avrebbe conseguenze economiche e (potenzialmente) anche militari.

Benefici Economici per l’Ucraina

L’ingresso nell’Unione Europea potrebbe apportare notevoli vantaggi economici all’Ucraina. I calcoli preliminari suggeriscono che Kiev potrebbe ricevere circa 32 miliardi di euro attraverso la politica di coesione, destinata a ridurre le disparità regionali e promuovere la crescita nelle aree meno sviluppate. Inoltre, l’Ucraina potrebbe ottenere 85 miliardi di euro dalla Politica Agricola Comune (PAC), che sostiene il settore agricolo e rurale in tutta l’UE. Altri 7 miliardi di euro potrebbero derivare da vari programmi dell’UE, tutti i numeri indicati sono a prezzi correnti e si riferiscono al bilancio dell’UE per il periodo 2021-2027.

Ciò significa però che di contro a livello di spesa pubblica, l’adesione dell’Ucraina potrebbe comportare una grossa spesa per l’UE, con incremento di circa 4 miliardi di euro per la pubblica amministrazione europea. Questo aumento riflette il costo aggiuntivo della gestione e del supporto dell’Ucraina all’interno dell’Unione. D’altro canto, l’UE potrebbe risparmiare circa 2 miliardi di euro sui fondi attualmente destinati ai paesi vicini, poiché parte di questi fondi verrebbero redirezionati verso l’Ucraina.

I rischi sociali/militari

Tuttavia, l’adesione dell’Ucraina comporterebbe anche gravi rischi e sfide, in particolare per la sicurezza europea e la stabilità dell’Unione. Una delle principali preoccupazioni è il conflitto in corso con la Russia e la questione dei territori occupati. Se l’Ucraina entrasse nell’UE con parte del suo territorio sotto occupazione russa o sotto il controllo di repubbliche separatiste autoproclamate, l’Unione Europea e i suoi Stati membri, compresa l’Italia, diventerebbero direttamente coinvolti in un contenzioso territoriale.

Paradossalmente in caso di armistizio tra le due nazioni e successiva “rottura” della tregua da parte russa si passarebbe dal contenzioso sulla carta a quello militare vero e proprio.

Questo scenario potrebbe avere due principali implicazioni:

  • rischio di conflitto che coinvolga direttamente l’UE: se Mosca decidesse di rompere un ipotetico armistizio e riprendere le ostilità, l’UE, in base alle clausole di solidarietà e mutua assistenza dei Trattati europei, potrebbe essere costretta ad intervenire. Ciò comporterebbe il coinvolgimento delle forze armate europee, inclusa l’Italia, in un conflitto militare di grande intensità sul suolo ucraino. Questo non sarebbe un semplice scontro economico o commerciale, ma una guerra militare vera e propria, con tutte le conseguenze devastanti per le vite e le risorse degli Stati membri.
  • rischi per la coesione dell’Unione Europea: di contro, qualora l’UE decidesse di non intervenire per timore della potenza militare convenzionale o nucleare della Russia, o per evitare le perdite associate a un conflitto diretto, ciò potrebbe minare seriamente l’impegno politico tra i membri dell’Unione. La mancanza di solidarietà in un momento di crisi potrebbe danneggiare gravemente la coesione e la stabilità dell’UE, erodendo la fiducia tra gli Stati membri e compromettendo l’integrità dell’Unione stessa.

Si tratta dunque di una questione piuttosto sfaccettata e da diverse incognite: incognite che si ripresenteranno senz’altro al prossimo step di avvicinamento dell’Ucraina all’ingresso in Europa.