Il trasferimento dei migranti in Albania diventa un caso mediatico e fa discutere per il fallimento politico: il tribunale di Roma lo annulla e adesso bisogna fare i conti di quanto costerà alle casse dello Stato Italiano.


Dodici migranti trasferiti recentemente in Albania, nell’ambito di un controverso progetto del governo italiano per la “delocalizzazione” dei richiedenti asilo, sono rientrati in Italia lo scorso sabato 19 ottobre, dopo una decisione del Tribunale di Roma che ha annullato il loro trattenimento. Scopriamo quali sono le motivazioni dei giudici e quali saranno le ripercussioni di questo fatto sulle nostre casse statali.

Il Tribunale di Roma annulla il trasferimento dei migranti in Albania

La sentenza ha sancito che il centro di permanenza albanese di Gjader, dove i migranti erano stati portati, non poteva essere considerato un luogo sicuro, invalidando così la procedura prevista dal governo.

I migranti, sette di origine bengalese e cinque egiziana, sono stati presi in carico dalla Guardia Costiera italiana, che ha inviato una motovedetta da Brindisi per prelevarli dalla località di Shengjin in Albania e riportarli in Italia. L’arrivo, avvenuto sotto una pioggia battente, è stato seguito dal loro trasferimento al Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (Cara) di Bari, dove saranno temporaneamente ospitati. Alcuni di loro avevano già visto respinta la richiesta d’asilo, ma potranno presentare ricorso entro due settimane.

Il ritorno di questi migranti si inserisce in un contesto giuridico e politico piuttosto complesso. In precedenza, quattro persone, tra cui due minori, erano già state rimpatriate poiché ritenute non idonee dalle autorità albanesi. Il Tribunale di Roma ha motivato la sua decisione sottolineando che né il Bangladesh né l’Egitto, Paesi di provenienza dei migranti, possono essere considerati “sicuri” secondo le leggi europee, rendendo quindi non applicabile la procedura di trattenimento in Albania.

Le reazioni politiche

La sentenza del Tribunale di Roma ha provocato una dura reazione da parte dell’opposizione, che non ha esitato a denunciare quello che considera uno spreco ingiustificato di risorse pubbliche. I parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno accusato il governo Meloni di aver ingannato gli italiani con una “truffa” di grande portata. Secondo la loro versione, l’esecutivo avrebbe promesso soluzioni definitive per bloccare l’immigrazione, come il discusso trasferimento dei richiedenti asilo in Albania, ma queste si sono dimostrate insostenibili dal punto di vista legale ed economico.

Il piano, avviato solo pochi giorni prima della sentenza, è stato rapidamente bloccato dalla magistratura, che ha ordinato il rientro dei primi dodici migranti trasferiti in Albania. Questo fallimento ha scatenato la rabbia dell’opposizione, che ha puntato il dito non solo sull’inefficacia della strategia, ma anche sull’enorme costo a carico dello Stato.

Il costo dell’operazione per le nostre casse statali

La missione, organizzata in tempi record, ha visto l’impiego di una nave da guerra con a bordo un equipaggio di 80 persone, incaricata di trasportare 16 migranti verso l’Albania. Il portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, ha rivelato che l’operazione è costata circa 18.000 euro per ciascun migrante, una cifra spropositata considerando che il totale dell’intervento ammonta a quasi 300.000 euro solo in spese per il carburante. Questo ha sollevato pesanti critiche sul modo in cui il governo ha gestito le risorse pubbliche.

Bonelli ha definito l’intera operazione “un costoso fallimento“, denunciando come il governo abbia investito quasi un miliardo di euro in quello che considera un mero progetto di propaganda, privo di una solida base giuridica e operativo. Ha inoltre sottolineato come, mentre il governo spende somme ingenti per operazioni che non producono risultati concreti, i fondi destinati alla cooperazione internazionale vengono tagliati. L’intera vicenda, secondo Bonelli, è l’ennesima dimostrazione della “spregiudicatezza” con cui l’esecutivo affronta la questione migratoria, preferendo soluzioni spettacolari e costose piuttosto che interventi strutturali e sostenibili.

Il Governo è accusato di spreco di denaro pubblico

L’accusa di spreco di denaro pubblico è diventata il fulcro del dibattito politico, con l’opposizione che insiste sul fatto che il governo dovrebbe rispondere di questo dispendio ingiustificato. La gestione del trasferimento dei migranti in Albania viene vista come un tentativo fallito di mascherare l’incapacità dell’esecutivo di mantenere le promesse fatte durante la campagna elettorale. A fronte di queste critiche, il governo si trova ora sotto pressione per giustificare i costi dell’operazione e chiarire quali saranno i prossimi passi nella gestione del fenomeno migratorio.