A chi non è mai capitato di svuotare la borsa del supermercato, sistemare le cose in frigo e meravigliarsi di quanto imballo, plastica, materiale superfluo ci fossimo portati a casa?
Presto tutto ciò potrebbe finire, di certo ridursi, grazie all’azione dell’Europarlamento che ha confermato, in aula, lo scorso 24 Marzo 2024, il testo uscito dai negoziati con gli Stati membri, licenziandolo con 476 voti favorevoli, 129 contrari e 24 astensioni.
Regolamento imballaggi, arriva lo stop dall’Eu alla plastica monouso per l’ortofrutta
In realtà per veder sparire tanti degli imballaggi più fastidiosi dovremmo aspettare almeno il 2030, con il divieto imposto a diversi tipi di imballaggi di plastica monouso, tra cui gli imballaggi per frutta e verdura fresche non trasformate, cibi e le bevande consumati in bar e ristoranti e le monoporzioni (ad esempio condimenti, salse, panna da caffè e zucchero). Il divieto è esteso anche ai piccoli imballaggi monouso utilizzati negli alberghi e le borse di plastica in materiale ultraleggero al di sotto dei 15 micron.
Difficile non essere in linea con la messa al bando, inserita nel testo, dell’utilizzo dei cosiddetti “inquinanti eterni”, ovvero le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). Queste sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate, frutto cioè reazione chimica tra carbonio e fluoro, sono oltre 4 700 in numero, sono un gruppo di sostanze chimiche artificiali ampiamente utilizzate, che nel corso del tempo si accumulano negli esseri umani e nell’ambiente. Secondo gli scienziati questa lunga persistenza nell’ambiente e nell’organismo produce effetti gravemente dannosi per la vita umana, fino al cancro e all’Alzheimer. Per evitare effetti nocivi sulla salute, saranno vietati al di sopra di determinate soglie negli imballaggi a contatto con prodotti alimentari. Le norme, risultato di un dibattutissimo e complesso accordo provvisorio raggiunto il 4 marzo lo scorso con nel Consiglio Ue, oltre a imporre ai Paesi UE la ridurre in particolare i rifiuti di imballaggio in plastica introduce obiettivi di riduzione degli imballaggi del 5 per cento entro il 2030, del 10 per cento entro il 2035 e del 15 per cento entro il 2040.
Ma l’Italia non è d’accordo
Ma perché all’Italia non piace la norma? La Confederazione Italiana Agricoltori (Cia), ha dichiarato di auspicare “una soluzione più equa” con il prossimo Parlamento. Il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini ha infatti avanzato dei dubbi, denunciando alcune la criticità.
La più bersagliata dalle critiche, il divieto di utilizzo degli imballaggi monouso in plastica per frutta e verdura sotto 1,5 kg, secondo le dichiarazioni di Fini “non supporta il settore né sul fronte delle spese né sulla garanzia di una migliore conservazione del prodotto, oltre che rispetto all’obiettivo del contrasto allo spreco alimentare”.
Risulta innegabile, comunque, che l’Italia, politici e stakeholder, stiano finalmente assumendo un ruolo attivo in ambito EU. Forte, in questi mesi, la pressione delle delegazioni italiane per ridiscutere gli obiettivi di riciclo e riuso che si è dimostrata vincente in alcuni casi, vista la possibilità concessa di continuare ad utilizzare strumenti per il take-away, cartone per bevande altamente deperibili come ad esempio il latte, vini e altre bevande alcoliche, oltre ad una deroga o per i materiali di imballaggio.
Permane la facoltà, per gli Stati membri, di concedere deroghe agli operatori dei settori coinvolti se i singoli materiali di imballaggio abbiano superato di almeno il 5 per cento gli obiettivi di riciclo definiti da Bruxelles. A patto, però, che si mantengano sempre alti i tassi di riciclo.
Fonte: articolo di Rossella Angius