In linea teorica l’Italia, tramite un annunco del Governo, dovrebbe aver sospeso allo stato attuale la fornitura di armi a Israele: ma è davvero così?


Dalla metà di ottobre, il tema dell’export di armi dall’Italia verso Israele ha sollevato un acceso dibattito, a seguito delle dichiarazioni del governo italiano sulla sospensione delle spedizioni militari, poi messe in dubbio da diverse inchieste giornalistiche.

Ecco qual è la situazione allo stato attuale.

L’Italia ha sospeso la fornitura di armi a Israele? Oppure no?

Nonostante l’annuncio di uno stop alle nuove autorizzazioni, pare che il completamento di forniture per milioni di euro abbia raggiunto la destinazione, come ha rilevato l’inchiesta del mensile Altreconomia. Le rivelazioni del report mostrano che Leonardo, colosso italiano della difesa, ha proseguito con le vendite di armamenti a Israele, anche dopo l’escalation del conflitto con Gaza e l’apertura di fronti di tensione in Libano e altrove.

Secondo i dati forniti dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, solo tra dicembre 2023 e gennaio 2024, l’Italia ha esportato armi per uso militare in Israele per oltre due milioni di euro. Questo ha spinto organizzazioni come Amnesty International Italia, AOI, Oxfam, Rete Pace e Disarmo e Save the Children a richiedere l’estensione della sospensione anche per le licenze di export precedenti all’8 ottobre, evidenziando i rischi umanitari.

Crisi umanitaria in Gaza e appello per la protezione dei civili

La situazione a Gaza resta drammatica. Israele ha intensificato le operazioni militari, provocando migliaia di morti, feriti e dispersi tra la popolazione civile. Quasi 100.000 palestinesi risultano colpiti dai bombardamenti israeliani con decine di migliaia di vittime: l’accesso a beni di prima necessità è gravemente compromesso, con la Striscia di Gaza in uno stato di emergenza umanitaria senza precedenti. Le infrastrutture civili, inclusi ospedali, scuole e rifugi, sono in gran parte distrutte. Gli attacchi di gruppi armati palestinesi hanno causato la morte di circa 1.200 civili in Israele, mentre oltre 130 ostaggi, inclusi bambini, restano prigionieri.

Le organizzazioni firmatarie, tra cui Amnesty International e Save the Children, hanno condannato con forza le violazioni del diritto internazionale umanitario, chiedendo una cessazione immediata delle ostilità e il rispetto dei civili. Nel frattempo, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (Unrwa) rischia di sospendere le attività a Gaza a fine mese, dopo il congelamento dei fondi da parte di alcuni donatori, lasciando due milioni di persone, di cui la metà bambini, senza assistenza vitale.

Responsabilità dell’Italia e impegno internazionale

Di fronte a questa emergenza, i leader internazionali hanno richiesto a Israele di garantire la protezione dei civili, e molti Paesi hanno interrotto o ridotto le forniture militari. L’Italia, firmataria della Dichiarazione internazionale contro l’uso di armi esplosive in aree densamente popolate, è chiamata a rispettare gli impegni presi, evitando che le esportazioni di armamenti contribuiscano a violare questa norma. Anche la Corte internazionale di giustizia ha sottolineato la necessità per gli Stati di prevenire e sanzionare eventuali crimini di genocidio, responsabilità che riguarda anche l’Italia e altre nazioni firmatarie.

Recentemente, la Camera italiana ha approvato un ordine che, in linea con il voto di oltre 153 Paesi, sollecita un cessate il fuoco immediato. L’iniziativa, accolta positivamente dalla società civile, continua a esortare il governo a garantire maggiore trasparenza nelle decisioni sul commercio di armi verso aree di conflitto.

Export internazionale e il ruolo degli Stati Uniti

Nel panorama globale, gli Stati Uniti appaiono il maggior fornitore di armamenti a Israele, coprendo circa il 69% delle sue importazioni nel 2023, secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). La Germania è il secondo principale esportatore con il 30%, mentre l’Italia rappresenta una quota minore, pari allo 0,9%. Altri Paesi europei come Regno Unito, Francia e Spagna continuano a rifornire Israele, ma in misura ridotta rispetto ai principali alleati.

Le organizzazioni della società civile continuano a premere per un congelamento effettivo dell’export militare, in particolare verso contesti in cui tali armamenti potrebbero essere usati per violare i diritti umani. I firmatari auspicano che il governo italiano chiarisca pubblicamente i dettagli delle sospensioni dichiarate e garantisca che queste coprano tutte le forniture, incluse manutenzioni e componentistica per i contratti in essere, per allinearsi con le norme internazionali a tutela dei civili e per una trasparenza attesa ormai da tempo.