In seguito al drammatico attacco di sabato scorso, il gabinetto della sicurezza nazionale israeliano ha autorizzato una ritorsione. Alcuni governi occidentali cercano di mediare, mentre aumentano le preoccupazioni per un’escalation del conflitto nella regione.


La strage di Majdal Shams

Lo scorso 27 luglio, un missile lanciato dal territorio libanese ha colpito un campo da calcio nella cittadina di Majdal Shams, sulle alture del Golan occupate da Israele, uccidendo 12 minori di età compresa fra i 10 e i 16 anni. Il governo israeliano ha ritenuto responsabile della strage il movimento sciita libanese Hezbollah, che ha però negato il suo coinvolgimento. Si tratta dell’attacco più grave in territorio israeliano dall’aggressione a opera di Hamas dello scorso 7 ottobre. Proprio in seguito a quell’evento, che ha dato inizio al conflitto in corso a Gaza, si è aperto uno scambio di artiglieria fra Israele ed Hezbollah, il quale ha comunicato che non interromperà i lanci di missili fino al raggiungimento di un cessate il fuoco. Le reazioni del governo israeliano all’attacco sul Golan sono state particolarmente dure: il presidente Benjamin Netanyahu, rientrato in anticipo dal suo viaggio negli Stati Uniti, ha dichiarato che il gruppo paramilitare pagherà un prezzo elevato per l’attacco, mentre il ministro degli Esteri Israel Katz si è scagliato duramente contro il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, affermando che “dovrebbe pagare con la sua testa”. Infine, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha annunciato che il Paese si sta preparando per una guerra aperta.

Che cos’è Hezbollah?

Fondato nel 1982 dal Corpo delle guardie della rivoluzione islamica iraniano (noto anche come IRGC o pasdaran) per diffondere la propria ideologia e contrastare l’invasione israeliana del Libano, Hezbollah è considerato attualmente il più importante attore non statale nella regione. Si tratta di un’organizzazione paramilitare di ideologia musulmana sciita facente parte della cosiddetta “Asse della Resistenza”, la rete filoiraniana che comprende diversi gruppi fra cui Hamas e i ribelli Houthi dello Yemen. Designata come organizzazione terroristica da diversi paesi occidentali e da alcuni governi musulmani sunniti come quello saudita, Hezbollah ha ottenuto una rappresentanza istituzionale nel 1992, raggiungendo addirittura la maggioranza parlamentare fra il 2018 e il 2022. Il suo ultimo conflitto in campo aperto contro Israele risale al 2006, e da allora le sue capacità militari sembrano essere considerevolmente cresciute: la CIA stima che il gruppo armato possa attualmente contare su circa 45.000 soldati e oltre 150.000 missili a medio e lungo raggio.

Cosa potrebbe succedere?

Fin dall’inizio della guerra a Gaza, sia Hezbollah che Israele si sono detti intenzionati a evitare un conflitto diretto, dichiarandosi però allo stesso tempo pronti a rispondere a un’eventuale aggressione. L’inizio di un conflitto sul larga scala potrebbe inoltre compromettere la popolarità di Netanyahu, già accusato dall’opposizione di prolungare la guerra a Gaza per non doverne fronteggiare le conseguenze a livello interno, e quella di Hezbollah, che parte della scena politica libanese vede come un ostacolo alla stabilità del Paese. La Casa Bianca ha comunicato di essere impegnata in un “dialogo continuato con le controparti israeliana e libanese” per “una soluzione diplomatica”, ricevendo anche il sostegno del presidente francese Emmanuel Macron. Nel frattempo, diverse località al confine fra Libano e Israele sono state evacuate preventivamente e alcune compagnie aeree, fra cui AirFrance, Eurowings e Lufthansa, hanno cancellato i voli per Beirut. Dall’8 ottobre ad oggi, sono rimaste uccise 450 persone (di cui 100 civili) in Libano e 40 (di cui 23 civili) in Israele.


Fonte: articolo di Giovanni Benedetti