Previste per il 6 ottobre 2024 si avvicinano le elezioni presidenziali in Tunisia, un evento che ha già acceso vivaci discussioni sia a livello nazionale che internazionale e che palesano il rischio di autoritarismo nello Stato nordafricano.


Mentre il clima politico si fa sempre più teso, le previsioni indicano una rielezione senza sorprese dell’attuale presidente Kaïs Saïed, in carica dal 2019. Considerato un “iperpresidente” per il suo approccio autoritario, Saïed si prepara a ottenere un secondo mandato attraverso un processo elettorale definito a senso unico, avendo neutralizzato ogni forma di opposizione.

Elezioni presidenziali Tunisia 2024: perché in molti temono una deriva autoritarista?

Negli ultimi tre anni, il presidente ha implementato un’autorità sempre più rigida, giustificando le sue azioni come una risposta necessaria alla stabilità del paese. La commissione elettorale ha selezionato solo tre candidati, di cui uno, Ayachi Zammel, è attualmente in carcere. Questa situazione ha sollevato preoccupazioni su un eventuale degrado della democrazia tunisina, con Saïed che continua a esercitare un controllo assoluto sulla vita politica.

Recenti sviluppi hanno visto anche arresti e condanne che si inseriscono in un contesto di crescente repressione. Durante un incontro al Palazzo di Cartagine con il ministro dell’Interno, Khaled Nouri, e il segretario di Stato per la Sicurezza Nazionale, Sofiene Bessadok, Saïed ha affermato che le elezioni devono rimanere un “affare puramente interno“, escludendo qualsiasi intervento straniero. Ha accusato chi riceve sostegno esterno di tradimento, dipingendoli come falsi difensori della libertà e della democrazia.

In una dichiarazione ufficiale, il presidente ha affermato che “i tunisini sono pienamente consapevoli della situazione e conoscono ogni dettaglio: hanno scelto di purificare il loro paese e di intraprendere una nuova strada nella storia, dove la sovranità appartiene a loro“.

Saïed ha anche denunciato presunti complotti orchestrati da forze controrivoluzionarie, giustificando la sua candidatura come parte di una “lotta per l’autodeterminazione” della Tunisia.

Con l’approssimarsi della data elettorale, il futuro politico della Tunisia appare segnato da un crescente autoritarismo. L’assenza di un’opposizione significativa e il clima di paura sollevano interrogativi sulla vera natura di queste elezioni e sulla direzione che il paese prenderà nei prossimi anni.