L’annuncio di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti rischia di avere conseguenze pesanti sull’economia globale e, in particolare, su quella italiana.


Secondo il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, le misure protezionistiche previste dalla nuova amministrazione Trump potrebbero ridurre il PIL mondiale fino a 1,5 punti percentuali, con un impatto particolarmente negativo per gli stessi Stati Uniti (-2 punti) e un calo stimato di circa 0,5 punti per l’Europa. Tra i paesi più esposti, spiccano Germania e Italia, fortemente legate agli scambi commerciali con gli USA.

I riflessi macroeconomici e la risposta della BCE

Intervenendo al 31° Congresso Assiom Forex a Torino, Panetta ha sottolineato come le tensioni commerciali possano rallentare ulteriormente la già fragile ripresa economica dell’Eurozona. Con la crescita italiana ferma nella seconda metà dell’anno, le previsioni della Banca d’Italia indicano un possibile recupero nei prossimi mesi, ma il contesto internazionale potrebbe complicare il quadro.

Per contrastare gli effetti negativi, Panetta ha sollecitato la Banca Centrale Europea a proseguire con la riduzione dei tassi d’interesse, auspicando un taglio fino al 2% entro la metà del 2025 per scongiurare un’inflazione troppo bassa. Ha inoltre evidenziato la necessità di rafforzare il mercato unico europeo e di ridurre la dipendenza economica da fattori esterni.

Il Made in Italy sotto attacco: moda e agroalimentare a rischio

Se la guerra commerciale tra USA ed Europa dovesse concretizzarsi con l’introduzione di dazi al 10%, l’Italia potrebbe perdere circa 3 miliardi di euro di esportazioni, cifra che potrebbe lievitare fino a 12 miliardi in caso di tariffe al 20%. I settori più colpiti sarebbero il fashion e l’agroalimentare, due pilastri del Made in Italy.

Il caso della moda italiana

Il settore moda, già provato da un 2024 difficile con un calo del fatturato del 5,3% (95,9 miliardi di euro), guarda con preoccupazione all’eventualità di dazi su abiti e calzature. Il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Carlo Capasa, ha espresso timori per una misura che colpirebbe la seconda industria italiana, considerandola un atto ostile verso il paese.

Nonostante segnali di stabilizzazione negli ultimi mesi del 2024, i settori core della moda (abbigliamento, pelletteria, calzature) restano in sofferenza. A tenere in piedi il comparto sono i settori collegati, come occhiali, gioielli e beauty, con un aumento dell’export del 21,8%. Tuttavia, la prospettiva di nuovi dazi minaccia di frenare la ripresa, mettendo a rischio migliaia di piccole imprese e posti di lavoro lungo la filiera.

Il pericolo per l’agroalimentare

Il settore agroalimentare italiano, che genera circa 6 miliardi di euro di esportazioni verso gli USA, sarebbe un altro grande danneggiato. Secondo il Centro Studi di Confcooperative, dazi doganali sui prodotti italiani potrebbero far aumentare i prezzi sul mercato statunitense, con una conseguente riduzione delle esportazioni tra il 15% e il 30%. Prodotti simbolo del Made in Italy come vino, olio d’oliva, formaggi DOP, ortofrutta e pasta subirebbero contraccolpi pesanti.

Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, ha avvertito che la contrazione dell’export potrebbe tradursi in una perdita di fatturato annua tra 1,5 e 2 miliardi di euro, colpendo in particolare le piccole e medie imprese con minore capacità di assorbire l’aumento dei costi. Il rischio, inoltre, è che i dazi favoriscano il fenomeno dell’Italian Sounding, con la diffusione di imitazioni di bassa qualità sui mercati esteri.

L’impatto sui distretti alimentari specializzati (Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte) potrebbe essere devastante, con la perdita stimata di circa 5.000 posti di lavoro per ogni 10% di riduzione dell’export verso gli USA. Gardini ha sottolineato la necessità di una risposta comunitaria, con la UE chiamata a negoziare direttamente con Washington e ad attivare misure di sostegno economico per le aziende colpite.

Una sfida per l’Europa e per l’Italia

Le nuove politiche commerciali americane pongono l’Europa e l’Italia di fronte a una sfida cruciale. La risposta dovrà essere un mix di diplomazia economica, investimenti strategici e protezione delle imprese più vulnerabili. Se da un lato il governo italiano dovrà intensificare le misure di sostegno ai settori a rischio, dall’altro sarà fondamentale un’azione coordinata a livello europeo per mitigare gli effetti della guerra dei dazi e difendere il valore del Made in Italy nel mondo.