Due sentenze importanti che riguardano due giganti della tecnologia, Google e Apple: la Corte di Giustizia UE stabilisce così significative implicazioni legali per entrambe le aziende.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) è l’organo giurisdizionale supremo dell’Unione Europea. Ha il compito di garantire che il diritto dell’UE sia interpretato e applicato in modo uniforme in tutti gli Stati membri.
Si tratta di un organo fondamentale che ha l’obiettivo di garantire la coerenza e l’efficacia del diritto europeo, assicurandosi che tutte le istituzioni e gli Stati membri rispettino le norme e i principi stabiliti dai trattati europei.
La Corte di Giustizia UE bacchetta nuovamente Google e Apple
Si tratta di sentenze che rappresentano un passo significativo nella regolamentazione del mercato digitale e delle pratiche fiscali, riaffermando l’impegno dell’Unione Europea nel garantire una concorrenza equa e una corretta imposizione fiscale per le grandi multinazionali.
Scopriamo nel dettaglio quali sono stati i principi emessi dai giudici comunitari.
Google: ammenda confermata per abuso di posizione dominante
Nel primo provvedimento, la Corte ha confermato l’ammenda di 2,4 miliardi di euro inflitta a Google per abuso di posizione dominante. La Commissione Europea, nel 2017, aveva accusato Google di favorire il proprio servizio di comparazione dei prodotti nei risultati di ricerca rispetto ai concorrenti. Google, infatti, aveva collocato i risultati del proprio comparatore di prodotti in posizioni predominanti e visivamente accattivanti, mentre quelli dei concorrenti apparivano solo come link generici e meno evidenti. Questo approccio avrebbe svantaggiato i rivali, limitando la loro visibilità e, di conseguenza, la concorrenza nel mercato.
La Corte ha pertanto respinto l’impugnazione di Google e della sua società madre, Alphabet, confermando la sentenza del Tribunale dell’Unione Europea, che a sua volta aveva confermato l’ammenda originale. Nonostante la Corte abbia riconosciuto l’abuso di posizione dominante nel mercato dei servizi di ricerca specializzata, ha escluso prove di effetti anticoncorrenziali nel mercato della ricerca generale.
Apple: ruling fiscali Irlandesi e aiuti di stato
Nel secondo provvedimento, la Corte ha annullato la decisione del Tribunale che aveva precedentemente rigettato la valutazione della Commissione Europea sul trattamento fiscale favorevole concesso ad Apple dall’Irlanda. La Commissione aveva stabilito, nel 2016, che Apple aveva ricevuto vantaggi fiscali illegali tra il 1991 e il 2014, attraverso ruling fiscali preventivi che avevano ridotto significativamente l’imposizione fiscale delle sue filiali irlandesi.
Il Tribunale nel 2020 aveva annullato tale decisione, sostenendo che la Commissione non aveva dimostrato adeguatamente l’esistenza di un vantaggio selettivo. Tuttavia, la Corte ha ribaltato questa decisione, confermando che l’Irlanda aveva effettivamente concesso un aiuto di Stato illegale del valore stimato di 13 miliardi di euro. La Corte ha inoltre criticato il Tribunale per non aver considerato correttamente le valutazioni della Commissione riguardanti il trattamento fiscale delle licenze di proprietà intellettuale e degli utili generati dalle vendite di Apple al di fuori degli Stati Uniti.
In conclusione, la Corte ha stabilito che l’Irlanda deve recuperare l’aiuto illegale concesso ad Apple, confermando l’approccio della Commissione che, per determinare l’importo delle tasse dovute, avrebbe dovuto confrontare le attività delle filiali irlandesi con quelle di altre entità simili al di fuori del paese.