Durante un comizio nella cittadina di Butler, in Pennsylvania, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato vittima di un attentato: sono molti gli interrogativi sulla sicurezza e alcuni invece credono sia una “montatura”.


L’ex presidente è stato ferito all’orecchio, ma le sue condizioni non destano preoccupazioni dopo aver ricevuto le cure mediche necessarie.

L’FBI ha rapidamente identificato l’autore dell’attacco: si tratta del ventenne Thomas Matthew Crooks, che ha sparato da un tetto prima di essere ucciso dalle forze dell’ordine. Purtroppo, nell’attentato ha perso la vita anche un partecipante al comizio, un ex capo dei vigili del fuoco di 50 anni. Altre due persone sono rimaste ferite durante l’incidente.

Il video dell’attentato a Donald Trump

Qui il momento dell’attentato in diretta [Fonte video: Euronews].

Gli interrogativi in materia di sicurezza

Il Secret Service, l’agenzia incaricata della protezione dei presidenti e dei candidati presidenziali, è al centro delle critiche per non essere riuscita a prevenire l’attacco. Prima di ogni comizio, il Secret Service valuta i potenziali rischi e dispiega unità speciali come il Counter Sniper Team e il Counter Assault Team per garantire la sicurezza dell’evento.

Tuttavia, non è chiaro come Crooks sia riuscito a salire sul tetto senza essere intercettato in anticipo. Secondo l’Associated Press, qualcuno aveva notato Crooks e lo aveva segnalato alla polizia e al Secret Service. Un agente si è recato sul tetto, ma Crooks ha puntato il fucile contro di lui e ha iniziato a sparare, scatenando la reazione delle forze speciali che lo hanno poi neutralizzato.

E mentre l’FBI continua a indagare sulle motivazioni di Crooks, emergono critiche crescenti verso il Secret Service. Stephen Moore, consigliere senior della campagna di Trump, ha sottolineato che “se il proiettile fosse arrivato a un pollice più in là rispetto alla testa di Trump, si sarebbe trattato di un assassinio”. Moore ha inoltre suggerito che il Secret Service potrebbe non essere stato adeguatamente preparato per l’evento.

L’appello all’unità nazionale di Trump

L’ex presidente Donald Trump, subito dopo l’attentato, ha lanciato un appello all’unità nazionale. “In questo momento è più importante che mai rimanere uniti e mostrare il nostro vero carattere di americani, rimanendo forti e determinati e non permettendo al male di vincere“, ha dichiarato, aggiungendo che “solo Dio ha impedito che l’impensabile accadesse”. Ha inoltre confermato la sua presenza alla convention repubblicana di Milwaukee, prevista per domani: “Non vedo l’ora di parlare alla nostra grande nazione questa settimana dal Wisconsin“.

Le teorie del complotto sulla vicenda

Nel frattempo, su Internet si diffondono teorie del complotto che suggeriscono che l’attentato possa essere stato una messa in scena. Parole chiave come “Trump”, “sparatoria”, “BB” (acronimo per pistole ad aria compressa) e “staged” (messa in scena) sono diventate rapidamente trend. Tra i sostenitori di queste teorie, figura anche Cheri Jacobus, autrice e conduttrice di podcast, che ha dichiarato, come riporato da Repubblica: “Il mio istinto mi dice che è una montatura. E così la mia lunga esperienza con Trump e il fatto di essere stata presa di mira da lui e dai suoi banditi. Questo. Non è. Vero“. Un altro account, RC deWinter, ha aggiunto: “Non dimenticate che abbiamo a che fare con persone che usano l’agenda di Hitler e i soldi della Russia“.

La fake news sul falso attentatore italiano

Un altro elemento di disinformazione è emerso quando l’account Twitter/X Wall Street Silver, noto per essere seguito da Elon Musk, ha pubblicato la foto del presunto autore dell’attentato a Donald Trump a Butler, in Pennsylvania. L’account ha identificato l’attentatore come Mark Violets, un presunto membro degli “Antifa” secondo una presunta dichiarazione del dipartimento di Polizia di Butler. Questa informazione, accompagnata dalla foto di un giovane, ha rapidamente catturato l’attenzione del pubblico.

Il tweet è diventato virale, superando in poco tempo 2 milioni di visualizzazioni, e il volto del presunto attentatore è stato diffuso ampiamente su Internet. Tuttavia, poco dopo, si è scoperto che tutto questo era una bufala. Il giovane nella foto non era Mark Violets, né un membro degli Antifa, ma Marco Viola, un giornalista sportivo e tifoso della Roma senza alcun legame con l’attentato.

La rapidità con cui la disinformazione si è diffusa evidenzia quanto sia facile per notizie false e non verificate prendere piede sui social media. La foto e l’informazione associata sono state rapidamente condivise, commentate e discusse, amplificando l’impatto della bufala.

Questo è lo Xeet, come segnalato da Open, con la bufala diffuso dall’account X del quotidiano, rimosso dopo che è esplosa la polemica. (Lo si può visualizzare in versione archiviata anche qui).

Marco Viola, il giovane italiano erroneamente identificato come l’attentatore, ha subito un danno significativo alla propria reputazione. In poche ore, il suo volto è diventato famoso a livello internazionale per un crimine che non ha commesso. Questo tipo di errore può avere conseguenze gravi sulla vita personale e professionale di un individuo, esponendolo a rischi di stigma sociale e, in casi estremi, a minacce e molestie.

La lunga storia degli attentati in USA

Gli Stati Uniti hanno una lunga e tragica storia di attentati contro figure politiche, inclusi presidenti e altri personaggi pubblici di rilievo: l’attentato a Donald Trump è solo l’ultimo di questa serie. Questi eventi hanno spesso avuto un impatto profondo sul corso della storia americana.

Gli attentati contro figure politiche negli Stati Uniti hanno spesso segnato momenti critici nella storia del paese, evidenziando le tensioni sociali, politiche e culturali. Questi eventi hanno spinto a importanti cambiamenti nelle leggi sulla sicurezza e hanno influenzato profondamente la politica americana.

Qui di seguito un riepilogo con alcuni dei fatti più eclatanti.

Presidenti degli Stati Uniti

  1. Abraham Lincoln (1865)
    • Contesto: Lincoln, il 16° presidente degli Stati Uniti, è noto per aver guidato il paese durante la Guerra Civile e per aver abolito la schiavitù.
    • Attentato: Fu assassinato da John Wilkes Booth, un simpatizzante confederato, il 14 aprile 1865, mentre assisteva a uno spettacolo teatrale al Ford’s Theatre di Washington, D.C.
    • Conseguenze: La sua morte avvenne solo pochi giorni dopo la fine della Guerra Civile, lasciando il paese in un periodo di grande incertezza e dolore.
  2. James A. Garfield (1881)
    • Contesto: Garfield, il 20° presidente, era in carica da pochi mesi.
    • Attentato: Fu colpito da Charles J. Guiteau il 2 luglio 1881, alla stazione ferroviaria di Washington, D.C.
    • Conseguenze: Morì per le ferite riportate il 19 settembre 1881. L’assassinio di Garfield portò a riforme nel sistema delle assunzioni federali.
  3. William McKinley (1901)
    • Contesto: McKinley, il 25° presidente, fu rieletto nel 1900.
    • Attentato: Fu assassinato dall’anarchico Leon Czolgosz il 6 settembre 1901, durante una visita all’Esposizione Panamericana a Buffalo, New York.
    • Conseguenze: Morì otto giorni dopo. La sua morte portò Theodore Roosevelt alla presidenza.
  4. John F. Kennedy (1963)
    • Contesto: Kennedy, il 35° presidente, era noto per il suo carisma e le sue visioni progressiste.
    • Attentato: Fu colpito a morte il 22 novembre 1963, mentre attraversava Dallas, Texas, in un corteo automobilistico.
    • Conseguenze: Il presunto assassino, Lee Harvey Oswald, fu catturato, ma venne ucciso due giorni dopo. L’assassinio di Kennedy ha dato origine a numerose teorie del complotto e indagini ufficiali.

Altre figure politiche di rilievo

  1. Robert F. Kennedy (1968)
    • Contesto: Fratello di John F. Kennedy, Robert era un senatore e candidato alla presidenza.
    • Attentato: Fu assassinato il 5 giugno 1968 da Sirhan Sirhan, un palestinese cristiano, al termine di un discorso presso l’Ambassador Hotel di Los Angeles.
    • Conseguenze: La morte di Robert Kennedy, avvenuta nel pieno delle turbolenze politiche degli anni ’60, fu un duro colpo per il movimento progressista americano.
  2. Martin Luther King Jr. (1968)
    • Contesto: Leader del movimento per i diritti civili.
    • Attentato: Fu assassinato il 4 aprile 1968 da James Earl Ray, mentre si trovava sul balcone del Lorraine Motel a Memphis, Tennessee.
    • Conseguenze: La sua morte scatenò una serie di rivolte nelle città americane e consolidò il suo status di martire per i diritti civili.
  3. George Wallace (1972)
    • Contesto: Governatore dell’Alabama e candidato presidenziale noto per le sue posizioni segregazioniste.
    • Attentato: Fu colpito e paralizzato da Arthur Bremer il 15 maggio 1972 durante una campagna elettorale a Laurel, Maryland.
    • Conseguenze: Wallace sopravvisse ma rimase paralizzato. Il suo attacco sollevò preoccupazioni sulla sicurezza dei candidati politici.