Sembra essere stato raggiunto l’accordo sulle nuove nomine UE all’indomani della tornata elettorale di inizio giugno: ecco quale sarà il nuovo volto dell’Unione Europea.


I rappresentanti delle tre principali famiglie politiche europee – Popolari, Socialisti e Liberali – hanno raggiunto un accordo su un pacchetto di nomine per i vertici dell’Unione Europea, già discusso ma in precedenza respinto durante un Consiglio Ue informale. La notizia è stata riportata dall’agenzia di stampa tedesca Dpa, citando fonti vicine ai negoziati.

L’accordo arriva alla vigilia del vertice dei leader europei, previsto per giovedì e venerdì a Bruxelles, durante il quale verranno ufficialmente decisi i nuovi vertici delle istituzioni europee per i prossimi cinque anni.

Accordo sulle nuove nomine UE: ecco chi dovrebbe essere ai vertici istituzionali comunitari

Il patto prevede la riconferma di Ursula von der Leyen, appartenente al Partito Popolare Europeo (Ppe), per un secondo mandato come Presidente della Commissione Europea. Von der Leyen, ex Ministro della Difesa tedesco, ha già ricoperto questo ruolo dal 2019, lavorando su dossier come il Green Deal europeo e la gestione della pandemia di COVID-19.

Un altro punto fondamentale dell’accordo è la nomina di António Costa, ex Primo Ministro portoghese e membro del Partito Socialista Europeo (Pse), come prossimo Presidente del Consiglio Europeo. Costa ha una lunga carriera politica alle spalle, caratterizzata da un forte impegno per la coesione sociale e la giustizia economica.

La Premier estone Kaja Kallas, rappresentante dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa (Alde), sarà invece la nuova Alta Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza. Kallas, prima donna a ricoprire la carica di Primo Ministro in Estonia, è nota per il suo sostegno alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica.

Come funzionano le nomine ai vertici dell’UE?

La procedura per la nomina dei vertici dell’Unione Europea, come il Presidente della Commissione Europea, è articolata e richiede il consenso di una significativa maggioranza degli Stati membri. Questo processo mira a garantire che le figure di vertice abbiano un ampio supporto e possano rappresentare efficacemente l’intera Unione.

La maggioranza qualificata rafforzata

Per essere confermata come Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen deve ottenere il sostegno di una “maggioranza qualificata rafforzata” all’interno del Consiglio Europeo. Questo tipo di maggioranza non è semplice da raggiungere e comporta due requisiti principali:

  1. Numero di Stati Membri: È necessario che almeno 20 dei 27 Paesi dell’Unione Europea votino a favore della candidatura. Questo rappresenta più del 70% degli Stati membri.
  2. Popolazione Rappresentata: Oltre al numero di Paesi, questi devono rappresentare almeno il 65% della popolazione totale dell’Unione Europea. Questo criterio assicura che i Paesi più popolosi, come Germania, Francia e Italia, abbiano un peso proporzionale nel processo decisionale.

Il requisito della maggioranza qualificata rafforzata è progettato per bilanciare equamente il potere tra i diversi Stati membri, garantendo che né i Paesi più piccoli né quelli più grandi possano dominare il processo decisionale. Questo sistema promuove una rappresentanza più equa e inclusiva, assicurando che le decisioni riflettano un consenso ampio e significativo.

Secondo indiscrezioni, Ursula von der Leyen avvierà trattative dirette con il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni per discutere il ruolo dell’Italia nella prossima Commissione Europea. Questo colloquio sarà fondamentale non solo per definire il portafoglio riservato all’Italia, ma anche per rafforzare la futura maggioranza nell’Unione Europea.

Il processo di nomina nel dettaglio

  1. Proposta del Consiglio Europeo: I capi di Stato o di governo dei Paesi membri, riuniti nel Consiglio Europeo, propongono un candidato per la Presidenza della Commissione Europea. Questa proposta tiene conto delle elezioni del Parlamento Europeo e dei risultati dei gruppi politici.
  2. Consultazione e Accordi Politici: Prima di formalizzare una candidatura, si svolgono negoziati tra i leader dei vari gruppi politici europei per raggiungere un consenso su un pacchetto di nomine che includa non solo la Presidenza della Commissione, ma anche altre posizioni chiave come il Presidente del Consiglio Europeo e l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza.
  3. Voto del Consiglio Europeo: La candidatura viene poi sottoposta al voto del Consiglio Europeo. Per essere approvata, deve ottenere la maggioranza qualificata rafforzata, come descritto in precedenza.
  4. Approvazione del Parlamento Europeo: Una volta che il Consiglio Europeo ha approvato il candidato, quest’ultimo deve presentare il suo programma politico al Parlamento Europeo. Il Parlamento, con una maggioranza semplice, deve confermare la nomina del Presidente della Commissione. Se il Parlamento respinge il candidato, il Consiglio Europeo deve proporne un altro entro un mese.

Le critiche di Viktor Orban all’accordo

Tra le voci critiche c’è il Premier ungherese Viktor Orban, che ha espresso il suo dissenso nei confronti dell’accordo raggiunto tra i principali gruppi politici europei per le nomine ai vertici dell’Unione Europea. Le sue dichiarazioni evidenziano una serie di preoccupazioni riguardo alla rappresentanza politica e all’equilibrio tra le diverse ideologie all’interno delle istituzioni europee.

Orban ha sostenuto che l’accordo “va contro tutto ciò su cui si fonda l’Ue“. Secondo Orban, la Commissione Europea e altre istituzioni dell’UE dovrebbero rappresentare tutti gli Stati membri in maniera equilibrata e non dovrebbero essere dominati esclusivamente da correnti politiche di sinistra e liberali.

Orban ha inoltre sottolineato che l’accordo attuale “semina la divisione” anziché promuovere l’unità e l’inclusione tra i Paesi membri dell’UE. Questa critica evidenzia la percezione che il processo decisionale europeo potrebbe favorire alcuni interessi politici a discapito di altri, minando così la coesione all’interno dell’Unione.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it