Un quadro normativo nazionale chiaro che indirizzi le legislazioni regionali favorendo al contempo la partecipazione dei cittadini; un sistema di incentivi che faciliti e non scoraggi la riqualificazione dei centri urbani; la costruzione di una vera politica delle aree urbane in grado di garantire la loro centralità nell’agenda politica nazionale.
Questi alcuni temi discussi nella riunione degli assessori all’Urbanistica svoltasi questa mattina in Anci, su iniziativa del delegato Anci e assessore di Venezia, Andrea Ferrazzi. Un dibattito molto partecipato che farà da filo conduttore ad un prossimo convegno Anci con tutti gli interlocutori economici e sociali, con l’obiettivo di schematizzare un ‘pacchetto’ di richieste da presentare al governo.
Rifacendosi alle direttive contrarie all’espansione edilizia del Comune di Roma, l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo ha sottolineato che il tema centrale è “quello della riqualificazione delle grandi aree urbane costruite”. Questo perché va spezzata “la convinzione culturale secondo cui si deve invece puntare sulla espansione extraurbana”. Ma per fare questo “occorrono un serio quadro di incentivi”, così come una vera “riforma fiscale che favorisca la rigenerazione delle abitazioni esistenti” da svolgersi “all’interno degli strumenti urbanistici garantiti dal Comune”.
Di norme non al passo con i cambiamenti ha parlato, invece, l’assessore al Comune di Bologna Patrizia Gabellini. “Le politiche urbanistiche comunali – ha detto – sono ad un bivio tra la finalizzazione economica e la possibilità di migliorare effettivamente la qualità della vita dei cittadini”. E tutto questo perché esiste “una forte contraddizione tra i bilanci sempre in bilico dei Comuni e l’urbanistica percepita ormai come un mero strumento per trovare risorse”.
Un bivio da cui, ha sostenuto Pietro Campagna vice sindaco ed assessore all’Urbanistica del Comune di Potenza, si può uscire utilizzando in modo mirato la leva fiscale. Ad esempio indirizzando gli incentivi “verso progetti di rigenerazione e riqualificazione incentrati sulla risoluzione di problematiche legate al dissesto idrogeologico, alla prevenzione sismica, all’efficientamento energetico”.
Molto dipenderà anche dal peso che avranno le politiche per le città nell’agenda del nuovo governo. Su questo l’assessore all’Urbanistica del Comune di Belluno, Franco Frison, si è mostrato fiducioso: “Dovremo dialogare con un presidente del consiglio che, da sindaco, conosce i nostri problemi, quello che serve sono leggi che semplifichino il quadro nazionale in modo che le legislazioni regionali dettino norme semplici per favorire il rapporto con i Comuni”.
Da parte sua il sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli ha sottolineato l’esperienza positiva della Regione Marche sulla partecipazione dei cittadini ai meccanismi di formulazione dei programmi strategici auspicando che “il sistema di partecipazione venga codificato e razionalizzato nelle diverse normative regionali”. A tale proposito il sindaco pesarese ha citato l’esperienza positiva dei piani intercomunali già sperimentati con successo a Pesaro negli anni 70. Da qui il suo auspicio che le già numerose aggregazioni di Comuni che sperimentano la comunanza dello svolgimento degli atti amministrativi possano approdare anche alla “condivisione della programmazione urbanistica”, in vista della modifica della legge regionale delle Marche.
Una strada questa della concertazione che sta seguendo l’amministrazione comunale di Messina con il piano integrato comunale (Pico). “Abbiamo avviato una serie di incontri sul territorio con un duplice obiettivo: promuovere un dibattito su alcuni temi come la riqualificazione urbano ed il riuso e favorire la formazione sul campo dei nostri dipendenti”, ha spiegato Sergio De Cola assessore all’Urbanistica nella città dello Stretto, impegnata in una revisione del piano regolatore con risorse interne.
Ma il ‘nervo scoperto’ nella visione degli amministratori resta la contraddittorietà delle norme ed il groviglio inestricabile delle procedure. “Per fare una cuccia ci vuole un anno”, ha dichiarato provocatoriamente Stefano Gasperini, vice sindaco ed assessore ad Arezzo riferendosi alle lungaggini burocratiche. “I costi che il Comune deve sostenere per gli strumenti urbanistici sono enormi”, e i tempi lunghi fanno sì che “le stesse procedure di fatto sfuggano al nostro controllo”.
Senza dimenticare che è spesso la stessa normativa che non tiene nel dovuto conto le esigenze della collettività, come ha spiegato l’assessore all’Urbanistica del Comune di Terni Marco Malatesta. “Ad oggi la rigenerazione, per raggiungere l’equilibrio economico di sostenibilità, sottende spesso premi di cubatura che vengono realizzati sullo stesso lotto, il che determina aumenti volumetrici, causa di numerosi ricorsi amministrativi”, rimarca Malatesta. “In questi casi andrebbe valutato in modo trasparente ma fermo, quale possa essere effettivamente l’interesse pubblico prevalente, che – conclude – deve avere una tutela diversa da quello di un semplice gruppo di cittadini”.
FONTE: Anci