Il 2015 forse non sarà l’anno dello sviluppo europeo, anche se questo è l’augurio di tutti, ma sarà sicuramente l’Anno europeo dello sviluppo. Non si tratta solo di un gioco di parole: al ritmo del motto “Il nostro mondo, la nostra dignità, il nostro futuro”, l’Ue ha designato i 12 mesi appena iniziati come Anno europeo per lo sviluppo, che sarà imperniato attorno a un’ampia campagna di informazione e comunicazione a livello europeo, integrata da iniziative adottate dagli Stati membri, in modo da promuovere la partecipazione diretta alla cooperazione per lo sviluppo e – in particolare – per aumentare la consapevolezza dei benefici della cooperazione allo sviluppo dell’Ue, non solo per i  beneficiari dell’assistenza ma anche per gli stessi cittadini d’Europa. Accanto a “sviluppo”, l’altra parola chiave rimane “sostenibile”.

Una partita di per sé importante, ma che travalica i suoi stessi confini andando a intersecarsi con altri e fondamentali tavoli da gioco che saranno protagonisti – nel bene o nel male – di questo 2015. Due su tutte sono quelle che porteranno alla definizione dei nuovi Obiettivi Onu sullo sviluppo sostenibile (Sdg) e la Cop di Parigi sul clima che dovrà dare al mondo un più che degno erede del Protocollo di Kyoto. Si tratta di tipping point, punti critici che segneranno una svolta – anche qui nel bene o nel male, o meglio nell’ignavia – per il pianeta e noi che l’abitiamo, Europa e Italia comprese.

«A luglio del 2015 – sintetizza su Project Syndicate il noto economista Jeffrey Sachs –  i leader mondiali si riuniranno ad Addis Ababa, Etiopia, per organizzare le riforme del sistema finanziario globale. A settembre del 2015, si incontreranno di nuovo per approvare gli Obiettivi sullo sviluppo sosteniile (Sdg) per guidare le politiche nazionali e globali fino al 2030. E a dicembre del 2015, i leader si riuniranno a Parigi per adottare un accordo globale per affrontare i crescenti pericoli derivanti dai cambiamenti climatici indotti dall’uomo».

Come sottolinea Sachs, dal suo osservatorio tutt’altro che eterodosso di direttore dell’Earth institute della Columbia university, «la massimizzazione dei profitti non garantisce una distribuzione ragionevole del reddito o un pianeta sicuro. Anzi, l’economia globale sta lasciando indietro un vasto numero di persone, inclusi i Paesi più ricchi, mentre il pianeta Terra stesso è sotto una minaccia senza precedenti, a causa di fattori causati dall’uomo, come i cambiamenti climatici, l’inquinamento, la depauperazione idrica e l’estinzione di innumerevoli specie». I Millennium goals che ci accompagnano da 15 anni a questa parte e volgono ormai al termine hanno attraversato questo contesto tracciando risultati in chiaroscuro, e anche per questo i nuovi Sdg «presuppongono la necessità di un cambiamento rapido e di ampia portata».

Un intervento calibrato, cioè, all’eccezionale gravità della situazione attuale. L’impronta ecologica mondiale del consumo di risorse naturali, così come definita nell’ultimo Human Development Report dell’Onu «è attualmente maggiore della sua biocapacità totale, cioè, la capacità della biosfera di soddisfare la domanda umana per il consumo materiale e lo smaltimento dei rifiuti. Molti paesi, specialmente quelli che rientrano nei gruppi di alto sviluppo umano, ora seguono percorsi di sviluppo insostenibile […] Dei 140 paesi dei quali si dispone di dati, 82 hanno impronte ecologiche al di sopra della capacità di carico globale», e l’Earth overshoot day arriva ogni anno in anticipo a ricordarci simbolicamente questa realtà.

Nonostante tutto, c’è ancora speranza. Per Sachs, che è anche special adviser delle Nazioni Unite per gli Obiettivi di sviluppo del millennio, l’anno 2015 sarà «la più grande opportunità della nostra generazione per spingere il mondo verso lo sviluppo sostenibile. Le tre negoziazioni ad alto livello condotte tra luglio e dicembre possono ridisegnare l’agenda globale per lo sviluppo e dare una spinta importante a cambiamenti vitali nell’operato dell’economia globale […] l’Anno dello Sviluppo sostenibile è iniziato». Augurio migliore per il 2015 di tutti noi non potremmo offrirlo.

 

 

FONTE: Green Report (www.greenreport.it)

AUTORE: Luca Aterini

 

 

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