La Northsun Italia spa sarebbe in procinto di perforare nuovi pozzi ed estrarre nuovo gas ad est di Milano. Lo farebbe ampliando la vigente concessione di coltivazione “Cascina Castello” – passando dagli attuali 14,49 chilometri quadrati di territorio controllato a circa 39 chilometri quadrati – situata in un’area sensibile, già nelle mire di diverse compagnie petrolifere, come Eni e Mac Oil.

Il 30 gennaio 2014 la Northsun Italia spa ha ottenuto dalla Direzione generale Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile della Regione Lombardia giudizio positivo circa la compatibilità ambientale al progetto di ampliamento della concessione di coltivazione “Cascina Castello”, finalizzata alla messa in produzione del giacimento a gas metano denominato “Bezzecca”. Il primo ad entrare in produzione tra quelli classificati – come risorsa strategica nel Bacino del Po – dall’agenzia scientifica americana USGS.

Il progetto di sfruttamento del giacimento “Bezzecca” – nelle province di Milano, Cremona e Lodi – è frutto di una procedura di spacchettamento del permesso di ricerca “Cascina San Pietro”, esteso su 137,73 chilometri quadrati. In sostanza, la società ricerca gas in questo perimetro, perfora pozzi esplorativi ed annette quelli produttivi alla concessione di coltivazione “Cascina Castello”. In questo modo ci sarebbe il rischio di aggirare i vincoli di salvaguardia ambientale più stringenti imposti dalle aree protette regionali presenti. Un aspetto, questo, da non sottovalutare, considerando che il nuovo sviluppo del giacimento “Bezzecca” prevede – dopo la messa in produzione del pozzo “Bezzecca 1” – la perforazione del pozzo “Bezzecca 2 dir”, in un contesto particolare.
Infatti, il progetto prevede il coinvolgimento dei territori di Rivolta d’Adda – interessato dalla realizzazione di un metanodotto di collegamento all’esistente centrale “Vitalba” – e di Merlino, interessato dall’area pozzi che dista in linea d’aria circa 300 metri da alcune case.
Inoltre, come è possibile leggere nel decreto autorizzativo della Regione Lombardia (atto n.65 del 31 gennaio 2014), i principali ambiti territoriali interessati direttamente dalle attività ricadono anche all’interno della valle fluviale dell’Adda, in prossimità del Sito d’Interesse Comunitario (SIC) “Boschi e Lanca di Comazzo”, in aree a destinazione agricola classificate dai Piani di governo del territorio dei Comuni di Rivolta d’Adda e di Merlino ed, addirittura, all’interno del perimetro del Parco Naturale Adda Sud e della fascia di rispetto di 150 metri dai corsi d’acqua inclusi nel “Sistema Territoriale della Pianura Irrigua”.

Dimostrazione che lo sfruttamento gassifero – per la Regione Lombardia – ha la priorità assoluta rispetto alla valorizzazione delle risorse agricole ed idriche, avendo rilasciato tutte le autorizzazioni paesaggistiche necessarie. Lo stesso vale per gli altri enti territoriali favorevoli al progetto, ovvero il Comune di Merlino, il Comune di Rivolta d’Adda, le Provincie di Lodi e Cremona e finanche l’ente Parco dell’Adda Sud. L’unica nota contraria è stata inoltrata dal Comune di Truccazzano.

Sul piatto della bilancia ci sarebbe la promessa di royalties per le comunità interessate. In realtà, a pieno regime e da 3 pozzi, la concessione di coltivazione “Cascina Castello” potrebbe garantire – come dichiarato dalla stessa società titolare – l’estrazione complessiva di 118 milioni di metri cubi di gas in un lasso di tempo di 14 anni. Quasi, 8 milioni e mezzo di metri cubi di gas all’anno totalmente esentasse, perché estratti in regime di “franchigia”, che solleva le compagnie petrolifere dal pagamento di compensazioni ambientali sui primi 25 milioni di metri cubi di gas estratto in terraferma, ogni anno. Inoltre, gli 8 milioni e mezzo di metri cubi di gas estratti ogni anno – richiamando “la promozione delle ricerche di nuovi giacimenti di idrocarburi locali ed in particolare con l’aumento delle riserve di metano, concorrendo alla riduzione della dipendenza nazionale energetica dall’estero” – rappresentano quasi lo 0,01% dei consumi nazionali di gas annuali.

La società. La Northsun Italia spa, attiva nel nostro Paese dal 1997, è stata acquisita – nel 2004 – dalla compagnia petrolifera australiana Po Valley Energy, quotata in borsa e già Petroz Italy Pty LTD. L’intero gruppo – uno dei più attivi in Italia dal 2009 – è titolare di 2 concessioni di coltivazione, 10 permessi di ricerca, 2 istanze di concessione di coltivazione e 3 istanze di permessi di ricerca, tra Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Nel 2009 la Po Valley Energy tentò di trivellare, senza successo, nel Parco del Curone, in Brianza. Agli inizi di quest’anno, invece, ha incassato il no dalla Giunta regionale del Veneto per un progetto di perforazione nel medio e basso Polesine.

FONTE: www.altreconomia.it

AUTORE: Pietro Dommarco