“Per troppo tempo abbiamo ignorato i cambiamenti climatici. Ne abbiamo parlato come se fossero problemi di altri, non nostri, e che comunque avrebbero interessato i nostri nipoti. E invece ci rendiamo conto che è un tema essenziale e non riguarda ne i nostri nipoti ne i nostri figli: riguarda noi. E quindi dobbiamo agire”.
Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – a New York per partecipare al summit Onu sul clima – suona la sveglia e presenta la strategia italiana contro i cambiamenti climatici, con taglio globale delle emissioni di gas serra del 40% al 2030, un piano nazionale per l’adattamento e due miliardi di investimenti contro frane e alluvioni.
Ministro Galletti, il rapporto Oxfam stima in 490 miliardi di dollari negli ultimi 5 anni i maggiori costi determinati dai cambiamenti climatici. A fronte di tutto questo cosa fa la comunità internazionale? Sinora si vedono molte parole e poche azioni.
“Io penso che incontri come quello che si sta tenendo a New York in questi giorni, quello di Lima, che ci sarà a dicembre, e poi quello di Parigi a fine 2015, che3 dovrebbe essere l’occasione in cui tutti i paesi del mondo siglano un impegno per combattere i cambiamenti climatici, siano il segno della nuova consapevolezza. Noi europei siamo in prima fila e dobbiamo convincere anche gli altri paesi, soprattutto quelli delle economie emergenti, che bisogna agire tutti assieme, con responsabilità comuni ma differenziate, per ridurre le emissioni, che la scienza ci dice sonon uno dei maggiori responsabili dei cambiamenti climatici”.
A Parigi si può operare in un accordo legalmente vincolante o solo in azioni volontarie che è come dire acqua fresca?
“Noi stiamo agendo con convinzione per un accordo giuridicamente vincolante, perché solo così potrà funzionare. Il tema è troppo importante perché lo si lasci al volontariato”.
Anche con un accordo a Parigi, il cambiamento climatico mostrerà per decenni i suoi effetti. E i recenti eventi estremi in Italia sembrano essere un anticipazione del futuro prossimo. Cosa fa l’Italia per mettere in sicurezza città, industrie, infrastrutture, aree sensibili?
“In questi mesi stiamo elaborando le linee guida del piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. E poi ci son gli ninterventi di emergenza e di prevenzione che stiamo fscendo contro il dissesto idrogeologico. Abbiamo costituito un coordinamento tra la Presidenza e tuitti i ministeri interessati e abbiamo sbloccato i fondi che gia c’erano ma che la burocrazia impediva che fossero spesi. Questo ci ha permesso di avere pèiù di due miliardi di risorse che stiamo impegnando. I primi cantieri sonogia aperti. Ma le opere che stiamo facendo adesso sono opere ancora emergenziali. Vogliamo aprrovare un piano nazionale di prevenzione che verrà finanziato coni fondi europei di coesinoe 2014-2020: e parliamo di miliardi di euro”.
FONTE: Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare