L’Associazione Comuni Virtuosi aderisce alla manifestazione indetta dal Comune di Parma per l’11 luglio prossimo contro la possibilità di ricevere rifiuti da tutta Italia, sulla base di quanto previsto dallo Sblocca Italia, deprimendo lo sforzo e la responsabilità con cui il territorio si sta avviando verso una gestione più sostenibile dei rifiuti e delle risorse.
Sono sotto gli occhi di tutti gli importanti risultati conseguiti da Parma e tante altre realtà italiane, a dimostrazione del fatto che l’incenerimento di materia rappresenta ormai un’opzione obsoleta e priva di logica (economica, ambientale, energetica, occupazionale…). Nell’ambito dei comuni dell’Associazione, sono cresciuti in questi anni progetti ed esperienze che rappresentano l’alternativa concreta e perseguibile a cui tutti dovremmo tendere. Per questo l’Assemblea dei soci riunitasi in concomitanza con la prima edizione del “Festival della lentezza” a Colorno, e il nuovo comitato direttivo appena insediatosi, ritengono naturale l’adesione ad una manifestazione che intende ribadire il buon senso della sostenibilità.
Così motiva l’adesione dell’Associazione Bengasi Battisti, sindaco di Corchiano appena eletto alla carica di Presidente dei Comuni Virtuosi: “Tutte quelle norme che favoriscono la pratica dell’incenerimento come soluzione per lo smaltimento dei rifiuti contrastano e umiliano quel desiderio diffuso di costruire pratiche di gestione sostenibili. Essere a Parma l’11 luglio significa sostenere una città che ha dimostrato con i fatti che l’alternativa non solo esiste ma è anche più conveniente”.
La stima di 10 miliardi di euro annui di risparmi appare eccessivamente ottimistica, poiché 10 miliardi di euro è approssimativamente il costo annuo del ciclo integrato dei rifiuti per il trattamento dei rifiuti urbani e assimilati in Italia.
Quella cifra si riferisce al risparmio potenziale ottenuto a livello europeo, considerando rifiuti urbani, speciali e rifiuti da costruzioni. Quindi, il potenziale risparmio di un miliardo di euro ottenuto dall’incenerimento dei rifiuti attualmente trattati in discarica non è realistico.
Limitando l’analisi ai soli rifiuti urbani italiani, un’incremento di quindici punti di riciclo a discapito delle discariche porterebbe lo smaltimento al 26 per cento, e riciclaggio e compostaggio a 38 e 18 punti rispettivamente. Questa riforma porterebbe un risparmio di circa 630 milioni di euro annui.
La riduzione dei conferimenti in discarica è la priorità insieme alla riduzione dei rifiuti e in particolare della frazione non recuperabile. Un adeguato piano di prevenzione dei rifiuti è la voce mancante del decreto Sblocca Italia.
Un adeguato piano di prevenzione dei rifiuti richiede:
• incentivi alla produzione di imballaggi riciclabili e penalizzazioni a quelli non riciclabili;
• incentivi al recupero di plastiche miste (plasmix);
• incentivi alla raccolta differenziata di qualità, in particolare per la frazione organica del rifiuto urbano, oggi particolarmente penalizzata dal punto di vista economico, poiché i costi di trattamento sono superiori, in molti casi, a quelli del conferimento in discarica;
• ecotassa per lo smaltimento di rifiuti, nel pieno rispetto della gerarchia comunitaria.
In questa ottica, art. 35 dello Sblocca Italia – indicato da REF ricerche come una panacea per “porre rimedio alla cronica carenza di capacità di smaltimento di larga parte del Paese” – non è un provvedimento condivisibile. Gli effetti delle azioni per la riduzione dei rifiuti sarebbero superiori, e promuoverebbero una riforma capillare e diffuse delle abitudini dei cittadini.
D’altra parte, l’applicazione dello Sblocca Italia, porterà gravi tensioni a livello territoriale, poiché la gestione dei rifiuti è un servizio municipale per sua natura. I flussi di rifiuti extra-regionali rischiano di rompere il delicato equilibrio tra responsabilità e premialità.