Filiera corta, riutilizzo, riduzione dei materiali post-consumo. È in libreria “Zero Rifiuti”, il manuale di Altreconomia edizioni per un’economia senza scarti. “Anche [quelli] riciclabili -spiega nella prefazione l’autrice, Marinella Correggia- sono lo specchio di Dorian Gray di un’economia malata, dal pesante zaino ecologico e sociale, che grava su di noi”.

Cinquecento chili di spazzatura non sono una “ecoballa”, ma la realtà. È il peso in rifiuti che ogni cittadino italiano di qualsiasi età -dai consumatori di pannolini a quelli di pannoloni- produce ogni anno. Un peso insostenibile, che non può essere alleviato solo dalla “raccolta differenziata” e dal riciclo, che spesso diventano anzi un alibi per seppellire nel cassonetto un problema che sta “a monte”. “Zero Rifiuti”, il libro di Marinella Correggia per Altreconomia, dimostra ancora una volta con la forza dei fatti che “prevenire è meglio che smaltire”.

“Gli scarti, anche riciclabili -spiega nella prefazione- sono infatti lo specchio di Dorian Gray di un’economia malata, dal pesante zaino ecologico e sociale, che grava su di noi anche quando avviamo all’entropia parziale del riciclaggio quello che in realtà non doveva nemmeno essere prodotto, o prodotto in quantità minore. […] un sistema incompatibile con i limiti delle risorse e umanamente iniquo”. L’obiettivo? Arrivare -grazie alla “prevenzione spinta”- a 100 chili, o ancor meno. Non solo minimizzando i cosiddetti Rur (Rifiuti urbani residui), ossia i materiali che non si possono riciclare, ma anche riducendo al lumicino i “materiali post-consumo” riciclabili.

“Questa è la vera cura, nei fatti trascurata. Infatti nessun ciclo dei rifiuti, per quanto ‘virtuoso’, cancellerà l’enorme dispendio a monte di materie prime, energia, acqua (nascoste nei processi produttivi), rifiuti industriali, solidi, liquidi, gassosi, […] un ciclo accelerato di produzione, distribuzione e consumo di prodotti e materiali che sfocia in troppe cose inutili prodotte, troppe scartate, troppe avanzate, troppi oggetti con una vita corta, troppi senza vero valore d’uso, troppi imballaggi, troppa obsolescenza”.

“Zero rifiuti” ha un “occhio” speciale per il riuso: Pietro Luppi del network “Occhio del Riciclone” ci guida nel mondo straordinario dell’usato. Spiega le potenzialità della filiera del riutilizzo sia in chiave ambientale sia del punto di vista dell’occupazione. Racconta i passi per aprire un “Centro di Riuso” e i fondamenti di un’economia del riutilizzo. E la funzione della Rete Onu, la Rete nazionale operatori dell’usato (http://www.occhiodelriciclone.com).

Ma come fare, in concreto? Questione di scelte -individuali, collettive e politiche-, di stili di vita e pratiche quotidiane. Partendo dalla propria casa. Ecco come dare scacco ai rifiuti in 9 mosse.

 

 

 

FONTE: Altreconomia (www.altreconomia.it)

AUTORE: Massimo Acanfora

 

 

 

rifiuti, differenziata