Lusinghiero il primo bilancio del progetto varato dalle Acli di Padova e Rovigo che mira al recupero di beni, alimentari e non solo, provenienti dal circuito produttivo e commerciale. Dopo un anno sono stati recuperati cibi, pasti pronti e detersivi per un valore di 400mila euro. E per il 2015 si punta al raddoppio.
In Italia si produce troppo e si spreca ancora di più: i dati di Last Minute Market registrano che mediamente in un anno quasi il 3% della produzione agricola rimane in campo, ossia l’equivalente di circa 1,2 milioni di tonnellate di prodotto agricolo, mentre nell’industria agroalimentare lo spreco ammonta al 2,6%, per un totale di circa 2 milioni di tonnellate di prodotti alimentari. Situazione critica anche per la grande distribuzione, se si pensa che nei centri agroalimentari all’ingrosso ogni anno una percentuale che varia dall’1 all’1,2% viene gestita come rifiuto (circa 118.317 tonnellate), mentre il canale distributivo perde circa 270.776 tonnellate.
In questo scenario si colloca il progetto di solidarietà Rete Solida, avviato nel 2012 e promosso dalle Acli di Padova e Rovigo e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con la partecipazione di Comune di Padova, Provincia di Padova, Provincia di Rovigo, Prefettura di Padova, Caritas diocesana di Padova e di altri enti pubblici e del privato sociale, con il supporto tecnico di Last Minute Market, società spin-off dell’Università di Bologna che nel 2000 ha messo a punto il primo sistema professionale in Italia di riutilizzo di beni invenduti dalla grande distribuzione organizzata.
Attraverso la costruzione di una rete territoriale di economia solidale, finalizzata a diffondere azioni per il recupero di beni, alimentari e non solo, provenienti dal circuito produttivo e commerciale – mense scolastiche, grande distribuzione, organizzazioni di produttori -, il progetto mira al sostegno delle fasce più deboli grazie al supporto delle realtà senza scopo di lucro locali. A pochi giorni dalla giornata nazionale contro lo spreco alimentare del 5 febbraio, i promotori di Rete Solida fanno oggi un primo bilancio degli obiettivi raggiunti dal progetto, in termini di prodotti raccolti e recuperati, risparmio economico, coinvolgimento di enti, aziende e associazioni, infine di beneficiari finali.
Si tratta di numeri particolarmente significativi e che esprimono un potenziale assai alto per il seguito del progetto. A partire dal recupero dei pasti cotti e non consumati di alcune mense scolastiche di Padova e provincia, che nel solo 2014 ha visto raccolte oltre 10 tonnellate di cibo (mediamente 40 pasti al giorno) per un valore di circa 30mila euro. Dati importanti anche sul fronte della grande distribuzione e della produzione agricola: nel 2014 i 12 punti vendita e numerose cooperative di produttori agricoli coinvolti hanno ridistribuito – tra prodotti invenduti, merce in scadenza ed eccedenze – 156.538 chili di beni per un valore di circa 331mila euro. Per quanto riguarda i prodotti non alimentari recuperati (cosmesi, detersivi,…) si stima un valore di circa 20mila euro. Buone notizie anche per l’anno appena iniziato: cresce, infatti, il numero dei punti vendita coinvolti nella raccolta, che nel 2015 potranno raggiungere complessivamente, tra Padova e provincia, un totale di 25; le previsioni attendibili di recupero parlano di 516.236 chili di beni alimentari per un valore di 892mila euro.
Beneficiari degli interventi di Rete Solida le categorie più deboli, dalle famiglie a basso reddito alle mamme sole in difficoltà, dalle persone senza fissa dimora ai minori stranieri non accompagnati, dai disabili agli ex detenuti… a tutti i destinatari insomma di quelle realtà non profit del territorio che, quotidianamente con il loro lavoro, operano in aiuto dei più fragili: associazioni, cooperative, comunità di accoglienza, parrocchie…. Si calcola che le persone raggiunte dal progetto siano state nel 2014 più di 15.000.
Tra i punti cardine di Rete Solida anche l’obiettivo di prevenire le occasioni di spreco e contrastare uno stile di vita incurante del problema anche da parte dei singoli cittadini e delle famiglie. Basti pensare che, secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market, in Italia lo spreco alimentare domestico – cibo ancora buono che finisce direttamente nei rifiuti – ha un “peso” di 200 grammi la settimana, per un valore di 800 euro a testa all’anno, ossia oltre 8 miliardi di euro complessivi. Se quindi in termini percentuali le famiglie sprecano di più della grande distribuzione, è necessario sensibilizzare e formare i consumatori a partire proprio dai nuclei familiari: per questo le Acli hanno anche avviato in alcune scuole superiori di Padova laboratori sperimentali per parlare del progetto e affrontare con i ragazzi i temi dello spreco.
FONTE: VITA (www.vita.it)
AUTORE: Gabriella Meroni