trivelleLegambiente: “Un’ottima e importante notizia. Con il via libera della Sardegna, quinta regione a favore del referendum anti-trivelle, si lancia un segnale politico chiaro al Governo Renzi per dire no all’inutile corsa al petrolio”

 

“Finalmente arriva dalle regioni una posizione chiara e a favore dei territori. Il via libera del consiglio regionale della Sardegna sulla proposta di un referendum abrogativo anti-trivelle, che si va ad aggiungere a quello già espresso dalla Basilicata, dalle Marche, dalla Puglia e dal Molise nei giorni scorsi, è un’ottima e importante notizia. In questo modo si raggiungono, infatti, le condizioni minime, ovvero cinque consigli regionali, previste dall’articolo 75 della Costituzione per poter presentare dinnanzi alla Corte di Cassazione la richiesta di un referendum abrogativo per gli articoli dello ‘Sblocca Italia’ che autorizzano nuove trivellazioni. Ma soprattutto con il voto favorevole dei cinque consigli regionali si lancia un segnale politico chiaro, visto che fino ad ora il Governo non ha mai accolto le istanze del territorio di fermare le estrazioni petrolifere in mare e a terra. Ci auguriamo che nei prossimi giorni arrivi anche il via libera delle altre regioni che mancano all’appello e che hanno calendarizzato la discussione in consiglio (Sicilia, Abruzzo, Veneto, Calabria, Campania e Liguria) per aumentare così il pressing sull’Esecutivo”. È quanto dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente.

 

I quesiti dovranno essere presentati alla Corte di Cassazione entro il 30 settembre, quando il quadro delle Regioni che avranno deliberato di aderire all’iniziativa sarà completo. “In questa partita anti-trivelle è, inoltre, fondamentale – aggiunge Cogliati Dezza – che vi sia un impegno concreto da parte delle amministrazioni a chiedere fin da subito una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. Sono stati diversi, infatti, negli ultimi mesi i pareri positivi rilasciati dai ministeri competenti alle richieste delle compagnie petrolifere. Il Governo si renda conto che con la sua politica a favore delle fonti fossili va contro a ciò che chiedono i cittadini”.

 

Legambiente ricorda che le riserve certe di petrolio presenti sotto i mari italiani sono però assolutamente insufficienti a dare un contributo energetico rilevante al nostro Paese, ma a fronte di questi quantitativi irrisori di greggio – che basterebbero a soddisfare il fabbisogno energetico italiano per appena 8 settimane – si stanno ipotecando circa 130mila kmq di aree marine mettendo a rischio settori economici importanti come il tursimo e la pesca. Per l’associazione ambientalista la vera politica energetica da seguire è quella delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, non quella delle fonti fossili che tra l’altro sono tra le cause dei cambiamenti climatici.