Strumenti e approcci nuovi nell’ambito delle tematiche relative al territorio, con particolare riferimento al patrimonio immobiliare.
L’ambiente universitario è il “laboratorio” da cui scaturiscono i lavori proposti.
Emergono best practices, già sperimentate all’estero, tra privati e pubblica amministrazione per indirizzare, con competenze e ruoli differenti, azioni concrete sul territorio e innovativi modelli economici e produttivi, e per ottenere una migliore sinergia tra le due realtà.
Il primo tema affrontato, nelle diverse declinazioni, è il Building information modelling (Bim), uno strumento digitale di progettazione, che consente di contenere i costi e migliorare la qualità del lavoro nel settore delle costruzioni. Ne approfondiscono le applicazioni Ciribini, Mastrolembo Ventura e Bompagni, accademici lombardi, evidenziando il ruolo che i nuovi strumenti operativi possono avere nella gestione degli appalti pubblici.
A seguire, Lo Turco, da Torino, prosegue la descrizione delle potenzialità del Bim, questa volta in relazione agli interventi sul patrimonio esistente, con applicazione alle diverse fasi del processo edilizio. Inoltre, l’autore propone un caso studio, relativo al nuovo Centro linguistico di Ateneo del Politecnico di Torino, che rappresenta una delle prime sperimentazioni condotte dal gruppo di lavoro dello stesso Politecnico. Entrambi gli studi considerano il valore aggiunto e l’attualità di questo strumento che permette ai progettisti di produrre dati interoperabili.
Un’altra tematica affrontata è la valutazione edilizia per mezzo del Market comparison approach a tabella dei dati ridotta. Dal Politecnico di Bari, d’Amato presenta quest’applicazione operativa per prevedere il valore futuro di unità immobiliari in fase di realizzazione. Questo approccio è di particolare utilità per i modelli di fattibilità economica e finanziaria di progetti.
Uno spazio è dedicato anche alla sostenibilità ambientale: gli autori Grosso e Chiesa (Politecnico di Torino) introducono ulteriori indicatori per la valutazione degli edifici, quelli relativi all’impatto ambientale e sociale, oltre che economico. In tale direzione, lo studio approfondisce l’impatto sociale che la forma, la localizzazione e l’orientamento degli edifici possono avere sulla salute e sul benessere degli utilizzatori dell’edificio e degli abitanti dell’ambiente in cui è inserito. Propone un approccio metodologico per la valutazione quantitativa degli indicatori di sostenibilità secondo l’accessibilità dell’immobile alle risorse climatiche e la conseguente potenzialità di riduzione dell’impatto negativo sull’ambiente, ma anche di miglioramento della vita degli utenti.
Infine, si prende in esame la valorizzazione del patrimonio edilizio, sia sotto il profilo paesaggistico storico urbano, che architettonico. Angrisano, partendo dalla sua tesi di dottorato alla Federico II di Napoli, ha analizzato la rigenerazione dei waterfront delle città di mare, dove esistono vaste aree abbandonate che possono essere valorizzate secondo le buone pratiche di riferimento internazionale e gli strumenti forniti dall’Unesco e dall’Icomos.
Marinò, sulla base della sua tesi di laurea al Politecnico di Torino, pubblica uno studio dove valuta la possibilità di applicare il crowdfunding per sostenere la realizzazione del progetto di riuso di “Torino Esposizioni”, in considerazione del fatto che le risorse pubbliche destinate alla conservazione e riuso dei beni di valore storico sono attualmente insufficienti.