appalti verdiSono già 15 i settori merceologici per i quali il Ministero dell’ambiente ha stabilito i criteri minimi ambientali. E’ opportuno che le imprese che operano con il “pubblico” ne prendano visione.

 

La normativa italiana da alcuni anni ha adottato il Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione. Nella sostanza questo significa che il nostro Paese si è dotato di una politica e una strategia per raggiungere dei risultati di assoluto interesse, con riferimento agli appalti pubblici di servizi, prodotti e forniture. L’intenzione è quello di raggiungere nel più breve tempo possibile, l’obiettivo del 50% di appalti pubblici ambientalmente compatibili (definiti appalti verdi).

 

Al momento le stazioni appaltanti pubbliche non sono obbligate a strutturare “appalti verdi”, in quanto, il tutto si basa ancora sulla volontarietà delle pubbliche amministrazioni, ma si riscontrano già i primi significativi segnali di attenzione verso questa tipologie di gare.

 

Ma cosa significa promuovere un “appalto verde”?

 

In parole semplici si tratta di attivare appalti che prevedano, ad esempio, l’utilizzo di prodotti derivanti da materiale riciclato, oppure l’utilizzo di energia rinnovabile, interventi che portino a risparmi di energia, utilizzo di imprese certificate ISO 14001, EMAS o prodotti a marchio Ecolabel, in pratica tutto ciò che migliora la situazione dal punto di vista ambientale, sociale e del risparmio di risorse naturali. I criteri premianti sono la novità e l’elemento determinante per spingere le imprese a dotarsi di una diversa organizzazione rispetto a quella attuale (e in alcuni casi necessariamente con certificazione ambientale), adeguate attrezzature ambientalmente compatibili, produzione di prodotto ecocompatibili, o con tutto quanto possa essere necessario a migliorare le performance energetiche.

 

Ovviamente è quasi impossibile pensare che la pubblica amministrazione, per l’affidamento di un appalto, non privilegi l’offerta economicamente più vantaggiosa, ma sono proprio gli indirizzi che derivano dalle norme tecniche degli appalti verdi che suggeriscono di stabilire dei criteri ambientali premianti che, in alcuni casi, possono raggiungere anche il 50% dei punti assegnabili sul totale dei criteri stabiliti nella gara d’appalto.

 

Questo significa che un impresa strutturata adeguatamente per gli appalti verdi, potrà non solo partecipare ai bandi che verranno proposti, ma potrà anche avere una maggiore possibilità, rispetto ad altre imprese, di ottenere punteggi premianti ai fini del possibile ottenimento dell’appalto.

 

Si tratta quindi di capire come sono strutturati i bandi (per appalti verdi) per le diverse tipologie merceologiche di prodotti o servizi. La conoscenza dell’impostazione che viene data ai bandi, permette alle imprese di potersi strutturare e organizzare in maniera puntuale per la partecipazione ai bandi degli “appalti verdi”. Questo è possibile attraverso la conoscenza dei criteri ambientali minimi del settore che interessa all’impresa. Criteri che sono stati stabiliti con appositi decreti del Ministero dell’ambiente.

 

I documenti “Criteri Ambientali Minimi”, adottati con Decreto Ministeriale, riportano delle indicazioni generali volte ad indirizzare l’ente pubblico verso una razionalizzazione dei consumi e degli acquisti e forniscono delle “considerazioni ambientali” propriamente dette, collegate alle diverse fasi delle procedure di gara (oggetto dell’appalto, specifiche tecniche, caratteristiche tecniche premianti collegati alla modalità di aggiudicazione all’offerta economicamente più vantaggiosa, condizioni di esecuzione dell’appalto) volte a qualificare ambientalmente sia le forniture che gli affidamenti lungo l’intero ciclo di vita del servizio/prodotto.

 

I “Criteri Ambientali Minimi” sono individuati fra i criteri ambientali in vigore relativi alle etichette di qualità ecologica ufficiali già presenti sul mercato o fra altre fonti informative esistenti (per esempio le normative che impongono determinati standard ambientali quali le misure adottate nell’ambito della Direttiva ERP (Energy Related Products) relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia”) e attraverso le indicazioni che provengono dalle parti interessate dell’industria come le associazioni di categoria.

 

Nella sostanza per facilitare la predisposizione dei bandi pubblici, da parte delle stazioni appaltanti, il Ministero dell’ambiente ha stabilito dei criteri ambientali minimi per gli acquisti di diverse categorie merceologiche che, al momento, sono quelle di seguito riportate:

 

  • apparecchiature elettroniche per ufficio

 

  • arredi per ufficio

 

  • arredo urbano

 

  • aspetto sociali negli appalti pubblici

 

  • carta

 

  • cartucce per stampanti

 

  • illuminazione pubblica

 

  • pulizia e prodotti per l’igiene

 

  • rifiuti urbani

 

  • ristorazione collettiva e derrate alimentari

 

  • serramenti esterni

 

  • servizi energetici per edifici (illuminazione, climatizzazione)

 

  • tessili

 

  • veicoli

 

  • verde pubblico

 

 

A queste se ne aggiungeranno delle altre, che sono in fase di predisposizione e che riguardano:

 

  • costruzione e manutenzione strade

 

  • edilizia

 

  • ausilio per incontinenza

 

  • servizio di pulizia negli ambiento ospedalieri

 

 

Siamo quindi di fronte ad un cambiamento importante nell’impostazione degli appalti pubblici. Le piccole imprese sono da sempre molto interessate a questo tipo di appalti e di conseguenza anch’esse dovranno affrontare il tema degli “appalti verdi”.

 

Nel sito www.informaimpresa.it di Confartigianato Vicenza, sono riportati, sotto il capitolo “AMBIENTE – APPALTI VERDI” i vari criteri minimi ambientali, peraltro in continuo aggiornamento.

 

Ogni impresa interessata ad appalti specifici e riferiti alla propria attività è bene che prenda visione dei criteri minimi ambientali. E’ molto probabile che questa tipologia di appalti prenda piede.