Legambiente ha presentato oggi a Ecomondo il rapporto dell’Osservatorio Recycle in collaborazione con Ecopneus. 100 schede per raccontare l’innovazione nel settore edilizio. Materiali e interventi già realizzati che illustrano la strada, fatta di sperimentazione e innovazione, attraverso la quale è possibile ridurre l’impatto sull’ambiente, diminuendo le estrazioni di materiali e le importazioni attraverso il riciclo, e produrre innovazioni capaci anche di creare lavoro e opportunità per le imprese. Quello che fino a ieri è stato considerato un settore ad alto impatto ambientale e consumo di materiali, oltre che di suolo, può essere, infatti, considerato oggi un tassello fondamentale della rivoluzione dell’economia circolare.
100 materiali per una nuova edilizia è il rapporto di Legambiente, realizzato nell’ambito dell’osservatorio Recycle, in collaborazione con Ecopneus, e presentato oggi a Ecomondo, la ventesima fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile, in corso a Rimini. Propone un’analisi dettagliata delle innovazioni più interessanti sul fronte dei materiali e delle tecniche costruttive, attraverso schede di materiali e cantieri, inquadrate anche alla luce delle scelte europee e nazionali in materia di economia circolare e di efficienza energetica.
L’appuntamento di Legambiente, in collaborazione con Città Sostenibile Fiera Ecomondo, ha visto la partecipazione di Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente e di Maria Assunta Vitelli dell’ufficio Energia e Clima della stessa associazione, oltre agli interventi, tra gli altri, di Norbert Lantschner di Climabita, Amos Acquaviva di Ecopneus, Manuela Ojan di Green Building Council Italia, Serena Persi Paoli del Comune di Bologna, Riccardo Rifici del ministero dell’Ambiente, Andrea dell’Orto di Tecnosugheri, Mauro Carpinella di Catalyst.
“I 100 materiali, le innovazioni nei territori e nei cantieri, ma anche le recenti modifiche normative – ha detto Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – raccontano di un settore delle costruzioni in profondo cambiamento, spinto da innovazioni tecnologiche e progettuali che mirano a garantire edifici sicuri e prestazioni energetiche e ambientali certificate nel ciclo di vita dei materiali e degli edifici. Perché questa prospettiva prenda davvero piede in Italia producendo risultati diffusi e vantaggi generali occorrono politiche che accompagnino questa prospettiva con scelte chiare, che aiutino a superare le barriere tecniche e giuridiche, ma anche di informazione”.
Materiali naturali e salubri, materiali e aggregati provenienti dal riciclo, materiali e sistemi innovativi: sono le tre chiavi scelte da Legambiente per mettere in evidenza le caratteristiche di un’edilizia dove le prestazioni, garantite da certificazioni indipendenti, assumono un ruolo centrale. Tra gli obiettivi del rapporto vi è quello di rendere comprensibile ai non addetti ai lavori la sostenibilità e la salubrità dei diversi materiali e la loro capacità di contribuire a una gestione sempre più efficiente dei cicli dell’energia e dell’acqua e di altre risorse naturali. L’intenzione è anche quella di fotografare i cambiamenti in corso nel modo di progettare e di costruire, che caratterizzano quello che oggi viene chiamato green building, per aiutare i cittadini nelle loro scelte e per rendere espliciti i risultati che la ricerca e l’innovazione in questo settore stanno già producendo.
Nelle 100 schede si trovano tecnologie che permettono di trasformare un problema – ad esempio i rifiuti derivati dalle demolizioni, un tema di proporzioni enormi nel centro Italia dopo i terremoti di questi mesi – in una risorsa, attraverso una trasformazione in mattoni. Oppure materiali compositi che utilizzano materie naturali con prestazioni certificate attraverso il recupero di usi e competenze antiche. Ma anche sistemi pensati per migliorare le prestazioni antisismiche nella riqualificazione del patrimonio edilizio o per raggiungere standard energetici e ambientali elevati. Indipendentemente dalla tipologia di provenienza, tutti i materiali hanno caratteristiche ambientali tali da essere riciclabili e riutilizzabili, e proprio le diverse filiere dei materiali sono importantissime per capire le innovazioni in corso nel settore delle costruzioni. A partire dal legno, dove i cambiamenti in questi anni sono stati profondi e hanno prodotto risultati importanti, ma anche di altri materiali (come metalli, plastiche e vetro) e delle loro possibili applicazioni. In particolare, le filiere di recupero e riciclo dei rifiuti provenienti dalle costruzioni sono oggi una concreta opportunità per ridurre l’utilizzo delle cave e dei loro impatti paesaggistici e ambientali.
Inoltre, la crescita delle competenze nella progettazione e nei cantieri, insieme a un sistema di controlli e certificazioni finalmente serio, è la condizione per avere davvero edifici con consumi di energia che si avvicinano allo zero, come oggi è possibile. Per questo, i processi di innovazione raccontati in questo rapporto vanno guardati con attenzione anche per capire come le politiche possono accompagnare questi processi di ricerca applicata e di trasferimento tecnologico che stanno caratterizzando il settore edilizio. Un obiettivo imprescindibile è quello di garantire che il processo produca risultati trasparenti e confrontabili tra i diversi prodotti; l’economia circolare nel settore delle costruzioni avrà tanto più spazio quanto più saranno chiare le quantità di materiali utilizzate nei cantieri per le diverse filiere e nelle diverse fasi di costruzione e smaltimento.
Questa prospettiva di innovazione ha bisogno di chiari indirizzi normativi per accompagnare e accelerare i cambiamenti negli interventi in edilizia. L’Europa questa strada l’ha già scelta come prospettiva di innovazione a 360 gradi. Un esempio è la Direttiva 31/2010 che rispetto all’energia individua una chiara traiettoria di cambiamento per il settore delle costruzioni. Dal 1° gennaio 2019 infatti tutti i nuovi edifici pubblici dell’Unione Europea e dal 1° gennaio 2021 tutti quelli nuovi privati, dovranno essere “near zero energy”, ossia garantire prestazioni di rendimento tali da non aver bisogno di apporti per il riscaldamento ed il raffrescamento oppure dovranno soddisfarli attraverso l’apporto di fonti rinnovabili.
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