Cambiamenti climatici al 4° posto tra le minacce per l’ambiente, ma solo il 29% degli italiani sa cos’è la COP21. Tra le principali minacce per l’ambiente gli italiani mettono al quarto posto i cambiamenti climatici (43%) – dopo l’inquinamento atmosferico (77%), l’inquinamento industriale di acque, terreni e aria (59%) e la gestione inefficiente dei rifiuti (55%) – ma solo il 29% sa cos’è la COP21.
A fronte di questa modesta conoscenza della Conferenza sul clima di Parigi, paradossalmente però, il 72% degli intervistati pensa che l’appuntamento possa incidere positivamente sulle azioni dei Paesi e il 70% stima positivamente l’impatto sui comportamenti dei cittadini.
I risultati sono quelli di un sondaggio sugli italiani e i temi ambientali, realizzato da Lorien Consulting per Legambiente, La Nuova Ecologia e il Consorzio Obbligatorio Oli Usati, il 19 e 20 settembre scorso su un campione di mille cittadini italiani maggiorenni e presentato questa mattina a Roma al Forum Rifiuti.
Per sensibilizzare il più possibile i cittadini sulla lotta ai cambiamenti climatici, in vista della trattativa di Parigi, Legambiente insieme a molte organizzazioni diverse per storia, cultura, obiettivi e ragioni sociali ha dato vita alla Coalizione italiana per il clima.
La ventunesima conferenza delle Nazioni Unite sui mutamenti climatici – che si svolgerà nella capitale francese dal 30 novembre all’11 dicembre 2015 – è, infatti, un appuntamento fondamentale contro la febbre del pianeta. Secondo gli scienziati, le temperature globali rischiamo di aumentare dai 2 ai 4 gradi centigradi entro la fine del secolo, con conseguenze drammatiche sulla vita delle persone, delle specie e degli ecosistemi.
Qualora non si riuscisse a mantenere l’innalzamento della temperatura entro i 2 gradi – ammonisce da tempo l’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), il gruppo intergovernativo che dal 1988 studia il riscaldamento globale – i rischi sarebbero altissimi. Perché le ripercussioni sulla temperatura degli oceani e il livello dei mari, il ciclo dell’acqua, la desertificazione e l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi sarebbero a quel punto irreversibili.
E’ dalla COP 21 che dipende, in modo decisivo, la “gestione” di tutto questo. “A Parigi – spiega il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza a margine del Forum Rifiuti promosso da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club – andrà trovato e ratificato un accordo internazionale in grado di fermare la crescita delle emissioni di CO2, che sono la causa principale dell’innalzamento delle temperature, ma anche di garantire misure straordinarie per aiutare le popolazioni colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici e di individuare strategie efficaci di adattamento per aumentare la capacità dei territori.
I risultati dipendono dalle decisioni che prenderanno i nostri governanti e ci auguriamo che l’Europa sappia assumere un ruolo di traino. Parigi deve essere il luogo dove mettere finalmente in campo la volontà politica di un cambio di rotta e di accelerare la transizione energetica globale verso le rinnovabili”.