Nei piccoli comuni italiani vivono circa 10 milioni di persone che si trovano però a gestire circa il 50% del territorio. Il 72% dei comuni, infatti, ha meno di 5.000 abitanti, eppure rappresentano una realtà importantissima per la difesa dell’ambiente, dell’agricoltura e della cultura. Basti pensare che vi si trova il 16% dei musei, monumenti e aree archeologiche e vi si produce la gran parte dei nostri prodotti riconosciuti. L’identità del nostro Paese è costituita dall’Italia dei mille campanili. Una realtà però in pericolo per lo spopolamento, che non conosce sosta, e che tenta ora di arginare una proposta di legge che unifica quella del Pd, primo firmatario Ermete Realacci, e quella del Movimento Cinque Stelle, che vede Patrizia Terzoni come prima firmataria.

Se ne è parlato il 27 settembre in Umbria, a Nocera Umbra, in un convegno dal titolo significativo, “La grande Italia dei piccoli borghi”. Sono i paesi che fanno il Paese, lo Stato siamo noi. Lo aveva già intuito anni fa Angelo Vassallo – purtroppo tragicamente assassinato, probabilmente proprio per le sue battaglie ambientaliste – che era sindaco di Pollica, un piccolo comune del Cilento. Come fermare allora l’emorragia di giovani, come far sì che si conservi l’identità dei centri storici italiani? Dare i terreni abbandonati alle cooperative agricole giovanili, fornire incentivi per il rilancio turistico dei piccoli borghi a iniziare dall’albergo diffuso, valorizzare gli itinerari storici, favorire il telelavoro. Queste sono solo alcuni dei contenuti della proposta di legge Terzoni, non tutti confluiti purtroppo nel testo unificato, ma la speranza di tanti, a iniziare dall’Associazione nazionale piccoli comuni, è che si riesca ancora a migliorare il testo. E a farlo approvare, dopo tanti anni di battaglie.

Terzoni, che è di Fabriano, promette battaglia, convinta che bisogna creare i presupposti per far tornare a vivere i giovani nei piccoli borghi. Le fa eco Vittorio Sgarbi, oggi assessore alla cultura di Urbino “Chi vive a Nocera Umbra, Gualdo Tadino o Fabriano non sa che fortuna ha. Quando si è scritto dappertutto, ad esempio, che Todi era ai primi posti in Italia per vivibilità, molti hanno iniziato a interrogarsi su queste piccoli borghi”. Sulla stessa linea Marco Lion, responsabile ambiente del Touring Club Italiano, che ha snocciolato i dati sull’effetto dell’attribuzione della “bandiera arancione” del TCI ai borghi più belli. In due comuni su tre è aumentato il turismo e soprattutto hanno aperto nuovi esercizi commerciali, cosa che può essere molto importante per realtà del genere.

In Galizia, in Spagna, il principale contributo al Pil è dato dal Cammino di Santiago. Quanto potrebbero “produrre” gli analoghi itinerari italiani se davvero valorizzati? “Bisogna tenere insieme il massimo dell’innovazione con il massimo della storia”, ha chiosato Ermete Realacci, ricordando come l’Italia sia riuscita a battere i Paesi emergenti nella produzione vinicola, recuperando i vitigni autoctoni. Basti pensare a Montefalco, sempre in Umbria, dove il Sagrantino è stato riscoperto in anni recenti diventando una delle bandiere della nostra produzione a denominazione d’origine.

L’importante è capire in che direzione deve andare l’Italia. Se si vogliono valorizzare gli itinerari nell’Italia minore, come previsto dalla proposta di legge Terzoni, alcune grandi opere hanno bisogno perlomeno di interventi di mitigazione. Si pensi alla Quadrilatero, tra Umbria e Marche, e all’impatto che ha avuto la sua costruzione, in relazione ad esempio alla via Lauretana che insiste proprio su quel territorio.

Per dirla con lo scrittore Franco Arminio, l’Appenino che è una delle realtà a maggior rischio spopolamento, ha bisogno di “residenti forti” che abbiano cioè la motivazione e la passione per esserci, per creare comunità. Bisogna però incoraggiarli e agevolarli con varie misure, la legge Realacci-Terzoni può essere un buon inizio.

 

 

FONTE: Associazione dei Comuni Virtuosi

 

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