Il Governo e il Parlamento hanno respinto l’iniziativa popolare che è stata presentata dal partito verde liberale.
L’iniziativa è stata presentata il 17 dicembre 2012 dal partito verde liberale che ha chiesto l’introduzione di una imposta sulle energie non rinnovabili, in grado di incidere sul costo dell’energia elettrica, dei combustibili e dei carburanti.
Più in particolare, l’iniziativa intende introdurre un’imposta sull’olio da riscaldamento, la benzina e la corrente elettrica proveniente da centrali nucleari e termiche, mentre non impatterebbe sulle energie rinnovabili come l’acqua, l’eolico e l’energia solare.
L’obiettivo dell’iniziativa
Nelle intenzioni del Partito Verde, le imposte di nuova introduzione avrebbero un effetto incentivante verso l’utilizzazione più parsimoniosa dell’energia e la riduzione delle emissioni di sostanze nocive nell’aria. Il rincaro del prezzo della benzina comporterebbe un decisivo cambiamento nelle abitudini dei cittadini e delle imprese che, ad esempio, al momento dell’acquisto di un nuovo veicolo a motore opterebbero per l’acquisto di un modello più economico e meno inquinante.
Come contropartita all’introduzione di tali imposte, il Partito Verde ha proposto l’abolizione dell’imposta sul valore aggiunto: la mancanza di gettito dell’Iva sarebbe compensata dagli introiti generati dall’introduzione dell’imposta sulle energie non rinnovabili.
Il rigetto del Consiglio federale e del Parlamento – Netta la risposta del governo e del Parlamento, che raccomandano di respingere l’iniziativa alle votazioni del prossimo 8 marzo.
Nel motivare il rigetto, il Consiglio federale ha fornito i dati relativi al gettito derivante dall’Iva, ammontante a 22 miliardi di franchi all’anno, che costituisce la principale fonte di entrate della Confederazione ed è importante perché consente il finanziamento delle assicurazioni sociali, ossia la fitta rete di misure di protezione contro i rischi a favore delle persone che vivono e lavorano in Svizzera che comprende, ad esempio, il sistema degli assegni familiari, delle indennità di disoccupazione e di perdita di guadagno in caso di maternità.
A parere del Governo la sostituzione dell’Iva metterebbe a serio rischio l’intero sistema e comporterebbe di contro l’introduzione di aliquote di imposta sulle energie non rinnovabili molto elevate.
Infatti, se da un lato l’imposta sul valore aggiunto si applica alla maggior parte delle operazioni afferenti i beni consumati e i servizi forniti in Svizzera, dall’altro l’imposta sulle energie colpirebbe soltanto alcuni beni. Per mantenere inalterato il gettito, pertanto, si dovrebbero applicare aliquote d’imposta molto elevate sull’energia derivante dall’utilizzo di petrolio, carbone e uranio: secondo le stime fornite dal Governo, nel 2020 l’imposta relativa ad un litro di benzina ammonterebbe all’incirca a 3 franchi.
Inoltre, l’aumento del prezzo dell’energia dovuto all’aggravio fiscale provocherebbe certamente una contrazione dei consumi di energia non rinnovabili di modo ché, per ottenere le stesse entrate, le aliquote d’imposta dovrebbero essere costantemente e ulteriormente aumentate.
Il Governo considera molto pericoloso questo effetto di aggravio dell’imposta in termini di finanziamento dello Stato e ritiene altamente improbabile che a medio e lungo termine le imposte sull’energia possano consentire un livello di entrate sufficientemente elevato per finanziare i compiti istituzionali della Confederazione e delle assicurazioni sociali.
Effetti sull’economia e sulla popolazione a basso reddito – È innegabile che la soppressione dell’Iva porta con sè come effetto immediato una riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese, ma gli effetti a livello macroeconomico sarebbero molto negativi per l’economia nazionale.
Si consideri a riguardo che i prezzi dei beni esportati dalla Svizzera non risentono il peso dell’Iva perché le cessioni all’esportazione di beni sono operazioni esenti da imposta. Se invece andasse in porto l’iniziativa popolare, tali operazioni diventerebbero imponibili ai fini dell’imposta sulle energie non rinnovabili. Questa situazione andrebbe a discapito delle imprese svizzere in termini di concorrenza internazione, soprattutto quelle la cui produzione è caratterizzata da un più intenso consumo energetico, perché dovrebbero supportare costi molti elevati legati al consumo energetico che non potrebbero ripercuotersi sui prezzi dei prodotti esportati.
Inoltre, dal lato dell’economia domestica svizzera, l’introduzione di un’imposta sulle energie non rinnovabili avrebbe effetti negati dal lato della redistribuzione del reddito perché l’aumento del prezzo dell’energia elettrica e della benzina si ripercuoterebbe sul budget dei soggetti a più basso reddito in maniera più che proporzionale rispetto alle classi più abbienti.
FONTE: Fisco Oggi – Rivista Telematica dell’Agenzia delle Entrate
AUTORE: Emiliano Marvulli