Intonaci traspiranti a base di argilla, pareti “a strati” per case in legno assemblate senza colle, turbine in grado di sfruttare la pressione dell’acqua negli acquedotti per produrre energia. E poi soluzioni per case passive, calde d’inverno e fredde d’estate senza consumo di energia, e percorsi di ristrutturazione per trasformare vecchi edifici in nearly zero energy building. L’edizione 2015 di Klimahouse, quella del decimo anno, dei bilanci e delle nuove strategie per affrontare le prossime sfide, è una vetrina dell’innovazione sostenibile italiana. Delle tecnologie a basso impatto che, spesso anche con fatica, riescono a farsi strada, alle aziende tenaci e lungimiranti che resistono e guardano già più avanti rispetto al mercato. “La crisi non l’abbiamo sentita: la fiera è nata nel 2006, le ultime otto edizioni si sono susseguite con la crisi economica in corso. Eppure l’evento è cresciuto di anno di anno, anche di qualità”, dice oggi il direttore di Fiera Bolzano Reinhold Marsoner, ripercorrendo le tappe che hanno portato la manifestazione a registrare dal 2007 in poi il tutto esaurito con più di 400 espositori – di cui, in quest’ultima edizione, circa 130 stranieri – e a moltiplicare le mostre itineranti.
Uno dei piatti forti della fiera è da sempre quello delle case in legno. “Negli ultimi anni è aumentato l’interesse, ma anche la concorrenza”, riflettono allo stand di STP, azienda della Val di Non che a Cesena realizzerà il primo edificio multiresidenziale in legno progettato e certificato secondo gli standard del Passivhaus Institut. Nella Fiorita Passivhaus romagnola, il progettista Stefano Piraccini, architetto e docente all’università di Cesena, proverà a trasporre i risultati delle sue ricerche e un approccio più accademico. “Oggi dopo la progettazione con un apposito software non c’è mai una misurazione pratica dei parametri fisici della casa. Le pareti dell’edificio saranno percorse da una serie di sensori wireless che permetteranno di monitorare notte e giorno, in ogni stagione dell’anno, il comportamento della costruzione. Dati importanti che saranno utili anche per studi futuri”, spiega Piraccini.
Così, in un settore che sembra l’emblema della tradizione, si moltiplicano gli spazi di innovazione. Nella remota val d’Ultimo (Bolzano), dove la lavorazione del legno ha una lunga storia alle spalle, la Ligna Construct ha creato l’evoluzione sostenibile del metodo X-lam. Il sistema tradizionale si serve di pannelli di legno a strati incrociati ed incollati, mentre il Bio-Xlam utilizza solo graffe d’acciaio; ogni collante chimico che potrebbe generare emissioni nocive all’interno dell’abitazione è bandito. “Per ottenere questi pannelli abbiamo anche realizzato una macchina ad hoc. Utilizziamo solo legno della val d’Ultimo, tutto proveniente da foreste certificate PEFC. Comprando legno straniero potremmo risparmiare, ma questa è la nostra filosofia”, spiega Gerhard Laimer, la quarta generazione alla guida dell’azienda nata come semplice segheria nel 1894.
Dall’edilizia in legno a intonaci e colori, uno degli ambiti in cui affrancarsi dai componenti sintetici è più difficile. Lo sa bene Daniel Pinter, che per mettere a punto le pitture “SiliKaolin” ha impiegato dieci anni. “Lavoravo in una ditta produttrice di intonaci in argilla, che però necessitavano di posatori specializzati sempre più difficili da trovare e avevano breve durata”, racconta. Da qui l’idea di provare a migliorare questi prodotti unendo all’argilla il silicato di potassio, una polvere minerale con azione legante non dannosa per uomo e ambiente, consentita in bioedilizia. “Il risultato sono pitture assorbenti e traspiranti, in grado di neutralizzare gli odori e regolare l’umidità, facili da applicare e durevoli”.
Dal cantiere alla progettazione: Zephir, lo Zero Energy and Passivhaus Institute for Research di Pergine Valsugana (Trento), sta lavorando per applicare gli standard della casa passiva alle ristrutturazioni. “Le persone hanno meno disponibilità economica, non sempre si riesce a ristrutturare una casa tutta insieme. Per questo stiamo lavorando a un nuovo metodo che consenta di pianificare i retrofit passo dopo passo e arrivare in dieci anni a un edificio con consumi energetici quasi nulli”, spiega l’ingegnere Daniela Magroni.
Dove invece l’energia ancora serve, sarebbe intelligente almeno riuscire a canalizzare quella già presente. Eros Bridi, ingegnere e fondatore della startup Next Energy, ha dedicato sette anni a sviluppare GiraLog, una turbina che permette di sfruttare l’energia cinetica dell’acqua in pressione nei tubi di complessi residenziali e di acquedotti. “La tecnologia non ha bisogno di opere accessorie per essere installata e non altera il funzionamento degli impianti”. Il piccolo Comune trentino di Vattaro la sta già provando, con buoni risultati: “Con una sola turbina, un Comune riesce a ricavare, dalla cessione dell’energia prodotta alla rete, circa 5 mila euro all’anno. In questo momento sono alle prese con la burocrazia: molti altri Comuni vorrebbero installare GiraLog, ma essendo una tecnologia nuova mancano regole ad hoc. Le autorizzazioni tardano ad arrivare e nel frattempo un mare di energia va sprecato”.
Per il 2015, i prossimi appuntamenti con le fiere Klimahouse sono a primavera a Firenze e in autunno a Como. “Stiamo anche valutando una prima edizione in Sicilia in futuro”, rivela Marsoner. Ma vista la capacità dell’evento di anticipare le tendenze future, quali saranno i temi cardine dei prossimi anni? “Nell’edilizia urbana si parlerà sempre più di sistemi integrati, e non di singoli impianti. L’attenzione si focalizzerà sempre di più sull’energia necessaria per produrre i materiali e sul ciclo necessario per smaltirli. Ora è necessario ridurre la distanza tra la scienza e l’industria, il tempo che passa tra un prodotto la cui validità è dimostrata dai ricercatori la sua messa in produzione”.
FONTE: Associazione dei Comuni Virtuosi