incendi boschivi canadairNell’ultimo mese in Italia gli incendi hanno bruciato tanti boschi quanto in tutto il 2016.


 

Mentre i roghi avanzano, governo e ministeri non hanno ancora approvato i decreti attuativi necessari al completamento del passaggio di competenze per l’antincendio boschivo, dopo l’assorbimento del Corpo Forestale nell’Arma dei Carabinieri.

 

Dalla metà di giugno al 12 luglio gli incendi sono stati i voraci protagonisti dell’estate italiana, bruciando ben 26.024 ettari di superfici boschive, pari al 93,8% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016. I dati, raccolti dalla Commissione europea nell’ambito del progetto Copernico, sono i tasselli di una tragedia annunciata che vanno a comporre il “Dossier Incendi” di Legambiente, pubblicato oggi.

 

Oltre alle gigantesche superfici boschive perdute, il dato più rilevante che emerge dal report – evidenziano gli ambientalisti – è che la gestione dell’emergenza incendi è stata segnata fino ad ora da troppi e ingiustificati ritardi a livello regionale e nazionale a partire dalle Regioni, che si sono mosse con troppa lentezza come dimostrano quelle più devastate dalle fiamme. Ad oggi Campania e Lazio non hanno ancora approvato il Piano AIB 2017 (piano antincendio boschivo), mentre Calabria e Sicilia lo hanno fatto in parte, con grande ritardo, e la Sicilia per altro non ancora stipulato la convenzione con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Allo stato attuale risultano 13 piani AIB vigenti, otto con l’iter non ancora concluso e due Parchi (Stelvio e quello del Cilento e Vallo di Diano) con il piano antincendi recentemente scaduto e da aggiornare. Tra le aree protette più colpite e danneggiate: quella del Vesuvio (nella morsa degli abusivi che usano il fuoco come ritorsione), Majella, Gargano, Alta Murgia, Pollino Sila, Aspromonte con ingenti danni al patrimonio di biodiversità e rischi per l’incolumità delle persone e dei beni.

 

Non a caso le regioni più lacunose sono anche quelle colpite in pieno dall’emergenza incendi: la Sicilia con 13.052 ettari distrutti dal fuoco segna un triste record nazionale, seguita dalla Calabria con 5.826 ettari, la Campania 2.461, Lazio con 1.635, la Puglia 1.541, la Sardegna 496, l’Abruzzo 328, le Marche 264, la Toscana 200, l’Umbria 134 e la Basilicata 84. Roghi che partono sin da inizio anno: dal 1 gennaio 2017 sono arrivate ben 764 richieste, raggiungendo il record decennale, da parte delle Regioni al Coau (Centro operativo aereo unificato) della Protezione civile per l’intervento dei mezzi della flotta aerea dello Stato, composta da 14 Canadair, 3 elicotteri del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e 3 elicotteri della Difesa.

 

«Per sconfiggere gli incendi – spiega Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – serve una sinergia e un impegno effettivo da parte di tutti i diversi soggetti, che hanno un ruolo a livello nazionale e territoriale nell’antincendio boschivo. Per quanto la Protezione Civile nazionale stia facendo da settimane un ottimo lavoro e stia mettendo in campo un impegno notevole su tutti i fronti di incendio principali, è fondamentale che venga rafforzata, che non venga lasciata sola e che si lavori in piena sinergia fino ad ora mancata. È fondamentale che vi sia una concreta assunzione delle proprie responsabilità, in primis da parte di Regioni e Governo, altrimenti il fuoco rischia di avere la meglio. In questa partita è, inoltre, fondamentale che si definisca una concreta politica di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, ma anche più controlli punendo piromani ed ecocriminali».

 

Tra le soluzioni avanzate dagli ambientalisti al primo posto c’è la necessità di elaborare al più presto una politica di adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso adeguate politiche forestali. Occorre poi rafforzare il sistema dei controlli e degli interventi delle Forze dell’ordine nei confronti dei criminali che appiccano gli incendi, mentre rimane fondamentale il ruolo degli Enti locali nella realizzazione e aggiornamento costante del Catasto delle aree percorse dal fuoco, finalizzato alla predisposizione dei vincoli di uso dei suoli, al fine di impedire speculazioni economiche sulle aree dove si siano verificati incendi, così come previsto dalla legge 353/2000.

 

Senza dimenticare i danni, oggi palesi insieme all’emergenza incendi, dati dal processo di riorganizzazione delle funzioni dell’ex Corpo Forestale ora assorbito nell’Arma dei Carabinieri e i ritardi nazionali dovuti alle istituzioni: il Governo e i Ministeri competenti, ricordano da Legambiente, non hanno ancora approvato i decreti attuativi necessari al completamento del passaggio di competenze, personale, strumenti e mezzi per quanto riguarda l’antincendio boschivo, in modo da garantire su tutto il territorio squadre operative per gestire l’emergenza e svolgere le attività di prevenzione.