L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) è tornata a relazionare sull’apporto delle fonti rinnovabili all’approvvigionamento energetico mondiale. La prospettiva offerta è di lungo periodo (i dati partono dal 1990 e si fermano al 2014, per il 2015 solo stime) e tutta in crescita. Dall’inizio degli anni ’90 l’energia fornita dalle fonti rinnovabili è cresciuta nel mondo a un tasso medio annuo del 2,2%, ovvero a un tasso superiore a quello che ha segnato la domanda dell’energia primaria (Tpes), cresciuta del 1,9% annuo.
Una tendenza che ha accelerato col passare del tempo: dal 2013 al 2014 la crescita è stata del 2,6%, fino a raggiungere i 1.894 Mtep. Ovvero, circa un settimo (13,8%) di tutta l’energia primaria consumata al mondo, che a fine 2014 ammontava complessivamente a 13.700 Mtep. Come pietra di confronto, l’energia nucleare si ferma al 4,3% della Tpes, ovvero soddisfa meno di un terzo della domanda di energia presa in carico dalle rinnovabili.
A dispetto di quanto si potrebbe intuire, nei paesi Ocse – nei quali rientra l’Italia – le energie rinnovabili coprono il 9,4% di tutta la domanda di energia primaria. Al contrario, è nei paesi al di fuori del cerchio Ocse che si concentra il “consumo” di ¾ di tutte le energie rinnovabili, in larghissima parte dovuto all’impiego di biomasse solide come la carbonella o la legna da ardere, predominanti nelle zone rurali dell’Africa (dove è rinnovabile il 49,6% dell’energia utilizzata) e dell’America e dell’Asia come strumenti per riscaldare le abitazioni o cucinare i cibi.
Una produzione d’energia ancestrale, ma non certo la più efficiente, e che pure assomma il 66,2% di tutta l’energia primaria derivante da rinnovabili. Al secondo posto rimane l’idroelettrico, che provvede a soddisfare il 2,4% della Tpes (e rappresenta il 17,7% delle rinnovabili, che diventa il 73,2% guardando alla sola energia elettrica).
In compenso, negli ultimi quindici anni la crescita delle energie rinnovabili ha conosciuto un picco in alcune delle sue forme più moderne. Se il tasso di crescita medio come detto è stato del 2,2% annuo, il fotovoltaico – trainato dai paesi Ocse e dalla Cina – è balzato in avanti del 46% ogni anno, seguito (+24,3%) dall’energia eolica. Grazie a queste performance, oggi le rinnovabili coprono il 22,3% della domanda di elettricità del mondo (il nucleare anche in questo caso è molto indietro, al 10,6%), e continueranno a trasformare – sempre più velocemente – il nostro modo di approcciare e consumare l’energia.
Senza dimenticare che i dati raccolti dalla Iea guardano al 2015 soltanto in termini di proiezione, mentre la realtà dei fatti ha confermato come l’anno scorso abbia segnato un nuovo record d’investimenti nel mondo: 329 miliardi di dollari. L’interrogativo è se i paesi che hanno guidato negli scorsi anni questa rivoluzione, come quelli che compongono la Ue (con l’Italia in prima fila, ora segnata da un crollo degli investimenti in rinnovabili) riusciranno a mantenersi tra i capofila o indietreggeranno di fronte all’avanzata di paesi emergenti.