Green Mobility: ridurre l’inquinamento e rendere le città più vivibili a costo zero. Ecco le proposte di Legambiente al Governo del cambiamento.
Il primo ottobre 2018 sono partiti i piani anti smog in nord Italia con il blocco (parziale) della circolazione per i mezzi più inquinanti, oltre 3 milioni di auto e furgoni benzina Euro0 e diesel 1-2-3, nelle regioni che si affacciano sulla Pianura Padana. Peccato che la fiscalità nei trasporti (50% costituita da accise e tasse sui carburanti) ancora prevede prezzi agevolati per il gasolio. Semplificando, prima si incentiva e poi si blocca. Cosa si fa invece per favorire la mobilità elettrica e a zero emissioni? Niente, mentre Germania, Francia, Olanda, Norvegia vendono 10-20 volte più auto elettriche di noi. Mentre gli italiani cominciano a pedalare (148 mila e-bike vendute nel 2017) a usare mezzi di micromobilità elettrica (45 mila venduti nel 2017) e anche nelle città italiane cominciano a circolare bus elettrici cinesi.
Ed è proprio il primo ottobre che Legambiente, nel corso del convegno Green mobility svolto presso la Camera dei deputati, ha presentato al governo proposte concrete e facilmente attuabili per aiutare la riconversione italiana alla nuova mobilità, che non può più aspettare.
Per ridurre l’inquinamento e per rendere le città più vivibili e libere dalle auto, bisogna avere il coraggio di ripensare il carico fiscale che grava sulla mobilità delle persone e puntare su un’efficace e innovativa rivoluzione urbana che si chiama green mobility, sempre più sostenibile, alternativa, connessa, condivisa, multimodale, elettrica. In che modo? Orientando le tasse sui trasporti in misura proporzionale all’inquinamento e allo spreco, facendo valere il principio “tanto inquino tanto pago” e incentivando la mobilità sostenibile. È questa la sfida che Legambiente lancia al Governo, nel giorno in cui in alcune città scatta lo stop ai diesel più vecchi.
Ecco le proposte di Legambiente (riassunte) tutte a bilancio dello stato uguale a zero:
- Accise carburanti proporzionali all’inquinamento (al peso molecolare del carbonio): in pratica il gasolio costerà uguale alla benzina nel 2019 e più della benzina nel 2020. E’ assurdo che lo Stato continui (con minori tasse) agevolare i diesel, salvo poi bloccarne la circolazione nelle città inquinate.
- Voucher mobilità sostenibile di mille euro a chi rottama la vecchia auto. Il voucher però non può essere impiegato per acquistarne una nuova, perché lo scopo è ridurre la motorizzazione privata. Con i mille euro si può acquistare abbonamenti e biglietti del trasporto pubblico, servizi sharing mobility, noleggio mezzi e veicoli elettrici elettrici e elettromuscolari (dalla micromobilità sino ai quadricicli leggeri). Il voucher è regionale, così come il “malus” che lo finanzia, costituito da un aumento del bollo sui veicoli più inquinanti e sui mezzi di lavoro (che oggi pagano pochissimo).
- Sostegno alla mobilità sostenibile finanziati dalle aziende (ed enti pubblici) per dipendenti e famigliari: sempre di mille euro a dipendente, ma annuale. In pratica sino a mille euro di “welfare mobilità” erogati dall’azienda non costituisce reddito da lavoro ed è esentasse. E di composizioni uguale al “voucher”, con in più la possibilità di usare anche flotte aziendali in “corporate sharing” (cioè auto usate per lavoro, ma disponibili per la mobilità privata dei dipendenti).
- Agevolazione IVA per la sharing mobility (10%, come sui biglietti di mezzi pubblici) e le flotte aziendali elettriche usate come veicoli in condivisione anche per gli spostamenti privati dei dipendenti: in questi casi la detrazione IVA nell’acquisto o noleggio dei veicoli è 100%.
- Incentivo sino a 6 mila euro per chi acquista un’auto elettrica (metà se plug-in), al pari di quel che succede negli altri grandi paesi europei. E come succede all’estero, finanziato da un aumento delle tasse d’acquisto proporzionale alle emissioni di CO2 e al costo: zero se con emissioni inferiori a 95 grammi CO2 a km, 1% sino a 120 grammi, 2% auto più grandi e inquinanti. La misura è in gradi di finanziare sino a 80 mila auto elettriche.
- Colonnine di ricarica, incentivo ai privati, locali pubblici, garage, ecc: detrazione del 50% delle spese in 10 anni come nel caso di ristrutturazioni edilizie. Inoltre l’energia elettrica per la ricarica in ambito pubblico non deve essere gravata di alcuna accisa.
- Autotrasporto: basta sconti fiscali per la trazione a gasolio. Già del 2015 si è smesso di finanziare i camions Euro2 e precedenti. Proponiamo di impiegare le stesse risorse a sostegno di una conversione graduale di tutto il trasporto pesante in biometano – GNL (gas liquefatto) e il trasporto leggero in elettrico.
- Micromobilità elettrica: monopattini, monoruota ed altri (hoverboard e skateboard), musculari, elettrici ed elettromuscolari, dovrebbero essere sottoposti a norme assimilate a quelle delle e-bike: sicuri, velocità massima 6 Km/h sui marciapiedi, 25 km/h nelle piste ciclabili e ammessi sulla strade urbane. Deve essere consentito il trasporto gratuito sui mezzi pubblici. Se ne sono venduti 45 mila l’anno scorso, possono essere un aiuto e a zero emissioni, per fare intermodalità con i mezzi pubblici!
- Permettere, per chi usa o possiede un’auto elettrica, di scambiare elettricità in rete: acquistarla quando si ha necessità di ricarica, venderla quando la rete ne ha bisogno. Il contributo dei veicoli può essere determinante con la diffusione in rete dei piccoli impianti rinnovabili discontinui, come il solare e l’eolico.
- Privilegiare, nei trasferimenti statali ai comuni, i comuni che si sono dati piani sfidanti, con obiettivi di mobilità basse emissioni, elettrificazione, smartless, quartieri “car free”, ridisegno spazio pubblico per privilegiare altre funzioni urbane.