Sul sito del Ministero dell’Ambiente sono state pubblicate una serie di risposte fornite dal Ministro Galletti in un question time: tra queste il Ministro ha fornito chiarimenti sullo stato attuativo dei decreti per la green economy.
Interrogazione a risposta immediata dell’On. Fauttilli – (“Inquinamento da rifiuti dell’area SIC e stato dell’iter autorizzativo centrali a biogas”, in località Padiglione, nei Comuni di Anzio, Nettuno e Aprilia.)
Sulla base delle informazioni acquisite dalle istituzioni locali a vario titolo coinvolte, stante la mancanza di una competenza specifica da parte del ministero, rappresento quanto segue.
In merito all’area interessata dall’accumulo di rifiuti misti, va premesso che tali rifiuti giacciono nel sito da più di 40 anni e le piattaforme in cemento furono realizzate negli anni ‘90 quando tale sito venne utilizzato come punto di trasferenza dei rifiuti da destinare fuori regione. Vennero invece smaltiti correttamente i fusti contenenti i rifiuti speciali farmaceutici.
Sull’impianto di recupero di rifiuti non pericolosi con produzione di biometano in località Padiglione, proposto dalla società Green Future 2015, la Città di Anzio ha espresso in diverse occasioni ufficiali parere contrario alla realizzazione dell’impianto.
Per quanto concerne l’altro impianto, la sua realizzazione e gestione è stata autorizzata alla società Anzio Biowaste srl dopo una conferenza di servizi a cui l’Amministrazione comunale ha espresso parere favorevole. Successivamente, in data 7 agosto 2015, la società Anzio Biowaste srl ha presentato, alla Regione Lazio, istanza di variante dell’impianto autorizzato. Poiché la Città di Anzio non è stata coinvolta nella procedura amministrativa relativa alla suddetta variante, decise di impugnare la relativa determinazione regionale.
La Regione Lazio ci ha evidenziato che il sito non risulta essere una ex discarica autorizzata, ma un vero e proprio “abbandono di rifiuti”. In questo caso le attività di rimozione dei rifiuti, così come previsto dal comma 3 dell’art 192 del Codice Ambientale, spettano al responsabile dell’abbandono, in solido con il proprietario del sito e con i titolari di diritti di godimento sull’area stessa. Qualora questi soggetti obbligati non agissero o fossero ignoti, spetta al Comune nel cui territorio insiste l’abbandono di rifiuti porre in essere le attività di rimozione. Sulla procedura autorizzativa relativa ad una centrale destinata al trattamento dei rifiuti ed alla produzione di gas metano, progetto Green Future 2015, la Regione Lazio in sede di VIA ha rilevato una serie di criticità sul sito interessato dal progetto. La ASL RM 6 ha evidenziato che non è stato preso in considerazione l’aspetto del potenziale rischio sanitario e ha a tal proposito richiesto una valutazione puntuale che consideri anche la presenza di insediamenti abitativi e scuole.
Sul secondo impianto a biogas già approvato risulta pendente, come detto, un ricorso proposto dal Comune presso il TAR Lazio. La Regione fa presente che avrà cura di incaricare la propria Agenzia Regionale per l’ambiente di effettuare, in tempi certi, ogni verifica utile sullo stato dei luoghi e successivamente solleciterà l’Amministrazione comunale a porre in essere ogni azione prevista dalla legge in ordine alla rimozione dei rifiuti abbandonati ed alla ex discarica comunale.
Il Ministero continuerà a porre l’attenzione sul problema e svolgere un’attività di sollecito nei confronti dei soggetti territorialmente competenti.
Interrogazione a risposta immediata On. Scotto – (Problematiche ambientali Tempa Rossa)
E’ innanzitutto necessario chiarire che la norma in questione, sia nella sua formulazione individuata nel cosiddetto Sblocca Italia che in quella poi definita nella Legge di Stabilità, prevede solo una semplificazione amministrativa sul rilascio di autorizzazioni, senza incidere minimamente sulle salvaguardie ambientali, anzi in qualche modo rafforzandole.
E’ il motivo per cui il ministero dell’Ambiente ha condiviso entrambe le stesure. In particolare, nel caso della norma contenuta in Legge di Stabilità, il ministero ha espresso formalmente un parere favorevole, come risulta dagli atti.
Va sottolineato infatti che la norma si limita a spostare una competenza autorizzatoria, affidandola allo Stato. Non determina, dunque, alcuna incisione di interessi ambientali. Anzi, si fanno espressamente salve le vigenti normative in materia ambientale. Lo spostamento della competenza in questione alla sede governativa, culminante nell’attribuzione al Consiglio dei ministri della potestà di deliberare in caso di mancanza dell’intesa con la Regione, fa sì che la cura degli interessi di tutela ambientale cui è preposto il mio ministero possa essere perseguita direttamente dalle nostre strutture. Ciò assicura che l’attenzione nei confronti dei profili ambientali sia caratterizzata da alta competenza tecnica, dalla massima visibilità e responsabilità politica, nonché – e non si tratta di un profilo di secondo piano – da un metro unitario in grado di assicurare parità di trattamento tra le diverse parti d’Italia.
L’opera in questione è ritenuta strategica dal governo. Da tutto il governo. E condivido profondamente questa scelta.
A me pare – per concludere – che in questi giorni si stiano confondendo strumentalmente ruoli e funzioni. La magistratura sta facendo il suo lavoro e accerterà eventuali responsabilità. Chi ha sbagliato va punito: questa è la linea del governo, in questo e in tutti gli altri casi. Un ministro ha ritenuto di dimettersi per una telefonata inopportuna. Abbiamo apprezzato il gesto, così diverso dai comportamenti del passato. E chi parla di governo inquinatore e amico degli inquinatori fa finta di dimenticare che siamo stati noi, dopo decenni, a portare a termine quella svolta di civiltà che sono gli ecoreati nel codice penale. Che siamo fra i Paesi con la più alta percentuale di rinnovabili in Europa. Che sulla green economy diamo lezioni agli altri Stati, non ne prendiamo. Questi sono fatti.
Oggi però stiamo assistendo a una strumentalizzazione politica anti-imprenditoriale, che mette tutti nello stesso calderone: la stragrande maggioranza degli imprenditori seri e onesti con pochi pseudo-imprenditori disonesti.
Come se fare impresa voglia significare necessariamente devastare l’ambiente. Una posizione che sembrava sconfitta dalla storia e che invece torna pericolosamente in Italia come frutto avvelenato della demagogia. Noi siamo a fianco di chi sa fare impresa rispettando l’ambiente e la salute, innovando nella sostenibilità. Siamo a fianco di chi ritiene che dopo 27 anni di attesa, un’opera strategica per il territorio debba essere autorizzata e soprattutto realizzata.
Chi continua a mettere l’uno contro l’altro l’ambiente e lo sviluppo, vuole solo la decrescita e il male di questo Paese e del suo ambiente.
Interrogazione a risposta immediata On. Santelli – (Problematiche ambientali Tempa Rossa legate a inquinamento dell’area Calabrese)
Non essendoci una competenza del ministero sul tema, specificamente di ordine locale, riferisco quanto acquisito dalle competenti amministrazioni.
Le attività produttive della Legnochimica sono terminate nel 2002 con la successiva cessione di parte dei terreni e degli stabilimenti ad altre Società. Queste riguardavano l’estrazione del tannino e la lavorazione del legno per la realizzazione di pannelli di fibra di legno, nonché, successivamente, anche la realizzazione di una centrale elettrica a biomassa ceduta nel 2002 alla Società Ecosesto appartenente al gruppo Falck.
La procedura di bonifica attualmente in corso interessa una porzione dell’area ex Legnochimica sulla quale sono ubicati 3 bacini di lagunaggio, che servivano a raffreddare e decantare le acque di processo dello stabilimento. I problemi di inquinamento riscontrati nelle acque di falda potrebbero essere dovuti alla mancata rimozione dei rifiuti solidi e liquidi dai bacini ed alla migrazione delle sostanze inquinanti verso la sottostante falda; le acque di processo stagnanti producono odori che nella stagione calda sono particolarmente fastidiose. Si segnala, inoltre, che nell’estate del 2008 e 2012 si sono verificati degli incendi che hanno arrecato forti disagi agli abitanti residenti nella zona.
Sulla base della normativa regionale la competenza in materia di bonifica è stata delegata ai comuni. Quello di Rende, a partire dall’anno 2009, ha avviato le procedure previste all’art. 242 del Codice dell’Ambiente, invitando la società Legnochimica in liquidazione a predisporre piano di caratterizzazione dell’area e progetto di bonifica. A.R.P.A. Calabria ha partecipato a tutte le conferenze dei servizi fornendo i pareri di competenza ed ha poi effettuato i controlli in fase di caratterizzazione dell’area.
Nella conferenza dei servizi del 24 maggio 2012 viene approvato il Piano di Caratterizzazione dell’area. I risultati derivanti dall’attuazione del Piano sono stati validati dall’Agenzia regionale ed esaminati nella conferenza dei servizi del successivo 8 novembre, nella quale è stato dato mandato alla Legnochimica (in liquidazione) di predisporre il Progetto Operativo di Bonifica che, ad oggi, nonostante le richieste di modifica avanzate dalla Conferenza dei Servizi nelle varie sedute tenutesi fino al 2014, non ha ancora avuto l’approvazione definitiva. La Società Legnochimica è stata invitata più volte a recepire le indicazioni della conferenza dei servizi e nell’ultima riunione del settembre 2015 presso la Prefettura di Cosenza era stato fissato un termine di un mese entro il quale avrebbe dovuto presentare un nuovo Progetto Operativo di Bonifica. Tale invito è rimasto fino ad oggi disatteso.
Come ha fatto presente la Regione, occorre definire con urgenza il progetto Operativo di Bonifica, unico strumento per individuare correttamente l’intervento attuabile sul sito, sia da un punto di vista tecnico che economico, così da determinare compiutamente le risorse necessarie per risolvere il problema ambientale presente nell’area.
Per quanto di competenza, il Ministero continuerà a tenersi informato ed è disponibile a fornire tutto il necessario supporto tecnico.
Interrogazione a risposta immediata On. Liuzzi – (Problematiche ambientali legate al Centro Olii di Viggiano ENI)
Le principali attività di sviluppo ed estrazione di idrocarburi in Basilicata sono concentrate nelle concessioni di coltivazione di “Gorgoglione” e “Val d’Agri”. La “Gorgoglione” è in fase di sviluppo e l’inizio della produzione è previsto nel 2018. In tale concessione non vi è dunque attualmente attività di estrazione di idrocarburi né di reiniezione di acqua. Nella “Val d’Agri” la produzione, compresa tra 80.000 e 90.000 barili al giorno, è invece attualmente sospesa in conseguenza dei provvedimenti di sequestro operati dalla magistratura di Potenza.
Per quanto concerne il sistema di scarico nel sottosuolo, si evidenzia che lo scarico di tali acque può essere autorizzato, ai sensi del Codice Ambientale, dalle Regioni nelle “unità geologiche profonde” da cui gli stessi idrocarburi sono stati estratti, ovvero in altre delle stesse caratteristiche. Le relative autorizzazioni sono rilasciate corredate delle necessarie prescrizioni tecniche tese a prevenire possibili inquinamenti di altri sistemi idrici ed ecosistemi.
Ad ogni modo, come già evidenziato, in considerazione della forte preoccupazione per le comunità interessate e le diverse istituzioni titolate, nel rispetto delle indagini in corso, ho già richiesto al NOE, Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, di fornirmi ogni possibile elemento utile per le conseguenti iniziative ministeriali di prevenzione e minimizzazione degli eventuali impatti anche potenziali, nonché di contestazione relativamente ai diversi profili della vicenda in argomento. Appare certamente confortante quanto precisato oggi dal procuratore di Potenza, e cioè che ad oggi “in relazione all’ attività petrolifera svolta da Eni non é iscritta l’ipotesi di disastro ambientale”.
Si segnala, infine, che è in corso l’esame del provvedimento relativo alla istituzione del sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente, finalizzato ad armonizzare da un punto di vista qualitativo e quantitativo le attività delle agenzie sul territorio, nonché a realizzare un sistema integrato di controlli coordinati dall’Ispra. Le funzioni di indirizzo e di coordinamento tecnico dell’Ispra sono principalmente volte a rendere omogenee le attività del Sistema Nazionale e a disciplinare i “livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali” (LEPTA).
Si tratta di una riforma di cui avvertiamo una assoluta necessità. Non è possibile infatti che in Italia si abbiano tante qualità e modalità di tutela ambientale quante sono le ARPA regionali. Un coordinamento che instauri uniformità di valutazione e giudizio in tutto il paese sulle delicate questioni ambientali appare quindi opportuno e urgente.
Interrogazione a risposta immediata On. Borghi – (Stato attuativo dei decreti per la green economy)
Il “Collegato ambientale”, introduce nel nostro ordinamento importanti novità per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso di risorse naturali.
Il provvedimento, in vigore dal 2 febbraio scorso, necessita di alcuni decreti attuativi, 26 per il mio Dicastero, in merito ai quali fornisco un sintetico aggiornamento.
Per quanto riguarda il “credito d’imposta per la bonifica dell’amianto”, abbiamo avviato un confronto tecnico con il Ministero dell’Economia, per elaborare un testo condiviso. Proprio oggi si svolgerà una riunione con gli Uffici dell’Economia, alla quale parteciperanno anche i rappresentanti dell’Agenzia delle Entrate.
Relativamente al programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa – scuola e casa- lavoro, a seguito di incontri con i rappresentanti dell’ANCI, della Conferenza delle Regioni e del Ministero dei Trasporti, è stato elaborato lo schema di decreto ministeriale che definisce e approva il Programma, nonché i criteri e le modalità di presentazione dei progetti. La bozza è stata inviata alla Conferenza Unificata, che ha indetto una riunione tecnica per il 20 aprile.
Riguardo alla demolizione di opere ed immobili realizzati in aree a rischio idrogeologico, è stata già richiesta l’istituzione del relativo capitolo di spesa e stiamo predisponendo i modelli e le linee guida per l’attribuzione dei finanziamenti, tenendo conto delle priorità legate alle criticità delle aree interessate.
Con riferimento ai criteri ambientali minimi negli appalti pubblici (CAM), segnalo che è stata avviata l’istruttoria per la predisposizione del decreto, con il quale provvederemo all’incremento progressivo della percentuale delle specifiche tecniche rappresentate dai CAM da inserire obbligatoriamente nelle gare di appalto.
Per la pulizia dei fondali marini, sono in corso una serie di incontri propedeutici alla firma degli accordi di programma previsti dalla norma.
In ultimo, segnalo che in merito all’introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici ambientali, abbiamo avviato l’istruttoria, al fine di rispettare la scadenza di giugno prevista per l’emanazione del provvedimento in questione, previo coinvolgimento delle competenti Commissioni parlamentari, come previsto dalla norma.
Stiamo lavorando con il massimo impegno per giungere alla definizione di tutti i decreti attuativi previsti, al più presto, senza sottovalutare il coinvolgimento delle istituzioni e degli stakeholder. Molti di questi decreti richiedono un complesso lavoro tecnico propedeutico alla loro predisposizione ed alcuni la concertazione con altri Ministeri.
Interrogazione a risposta immediata On. Cera – (Presenza di ordigni bellici nel mare delle Isole Tremiti)
Il tratto di mare prospiciente le Isole Tremiti è interessato dalla presenza di ordigni bellici risalenti al secondo conflitto mondiale.
La problematica in questione ha costituito oggetto di vari provvedimenti interdittivi emessi dalla Capitaneria di Porto di Termoli.
Va segnalato che il Sindaco delle Isole Tremiti nel febbraio 2015 ha chiesto l’inserimento dell’intero territorio del Comune di Isole Tremiti nei siti oggetto di una compagna di monitoraggio con successiva bonifica, oltre che l’inserimento nella lista delle aree di rilevanza ambientale oggetto di studio ed indagine, attraverso rilievi aerei ed indagini geofisiche da compiere in esecuzione del progetto MIAPI (Monitoraggio e Individuazione delle Aree Potenzialmente Inquinate) finanziato con risorse del PON Sicurezza del Ministero dell’Interno.
Nel contempo, a seguito di specifica richiesta del Comandante della Capitaneria di Porto di Termoli, lo scorso luglio si è tenuta presso la Prefettura di Foggia una riunione sull’argomento a cui hanno partecipato la Capitaneria di Porto di Termoli, l’Area Marina Protetta dell’Ente Parco Nazionale del Gargano, la Regione Puglia, il Sindaco delle Isole Tremiti, e nella quale sono stati presentanti appostiti studi effettuati prima dall’ICRAM e poi dall’ISPRA.
In tale contesto, si è preso atto della necessità di promuovere ogni utile iniziativa, con il coinvolgimento degli Organi competenti, atta a favorire la messa in sicurezza dei predetti fondali.
Lo scorso settembre il Ministero dell’Ambiente ha comunicato che l’area in questione è stata inserita all’interno del progetto MIAPI.
Nell’ottobre successivo si è tenuto presso la Prefettura di Foggia un ulteriore incontro al fine di individuare le modalità procedurali finalizzate alla bonifica ambientale dell’area marina in questione.
La Prefettura di Foggia, prima di interessare gli Organi regionali e statali, ha sollecitato i rappresentanti della Provincia di Foggia e quelli del Parco Nazionale del Gargano a verificare la eventuale disponibilità di somme da destinare allo scopo, nonché ad acquisire copia della mappature degli ordigni e dell’eventuale studio predisposto dall’ISPRA ai fini dell’adozione delle conseguenti iniziative.
Il Ministero dell’ambiente continuerà a tenersi informato sulla questione. Nello stesso tempo, darò mandato ai miei uffici di avviare una serie di incontri, segnalando, qualora non fosse stato fatto, l’opportunità di far intervenire i nuclei del Servizio Difesa Antimezzi Insidiosi (SDAI) della Marina Militare al fine di accertare eventuali possibili rischi derivanti da ordini bellici.
Interrogazione a risposta immediata On. Taglialatela – (Illeciti nella gestione dei reflui petroliferi legate al Centro Olii di Viggiano ENI)
Sulla base delle informazioni acquisite e tenuto conto di quanto già evidenziato nel corso delle altre interrogazioni, si rappresenta quanto segue.
La competenza in materia di autorizzazione di impianti produttivi, nonché, di gestione dei rifiuti, è in carico alle amministrazioni regionali ai sensi dell’articolo 196 del Codice dell’Ambiente, ovvero alla competente Direzione generale di valutazione di impatto ambientale del mio Ministero nel caso di impianti di competenza statale ai sensi dell’articolo 7, comma 4-bis dello stesso decreto legislativo.
In particolare, ferme restando le indagini ancora in corso, la presunta gestione illecita dei rifiuti sembrerebbe ascrivibile ad attività illecite legate allo scarico nel sottosuolo di sostanze diverse dalle acque risultanti dall’estrazione di idrocarburi, la cui autorizzazione spetta alle Regioni ai sensi dell’art. 104, comma 3 del Codice dell’Ambiente, recante la disciplina degli scarichi nel sottosuolo e nelle acque sotterranee. Le relative autorizzazioni sono rilasciate dalle Regioni, corredate da prescrizioni tecniche tese a prevenire possibili inquinamenti di altri sistemi idrici ed ecosistemi.
Inoltre, in merito alle attività di controllo, è utile evidenziare che ai sensi della normativa vigente in materia ambientale la competenza territoriale in ordine al controllo delle attività di gestione dei rifiuti, ivi compreso anche l’accertamento delle violazioni di cui alla parte quarta del decreto legislativo 152 del 2006, spetta alla province o alle regioni alle quali tali poteri potrebbero essere stati trasferiti a seguito della abolizione delle prime. Nell’ambito delle specifiche competenze le autorità locali competenti sottopongono ad adeguati controlli periodici gli stabilimenti che smaltiscono rifiuti e, ai fini dell’esercizio di tali funzioni, possono avvalersi di organismi pubblici ivi incluse le Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente con specifiche esperienze e competenze in materia.
A questo proposito, come già evidenziato, si segnala che è in corso l’esame del provvedimento che istituisce un sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente, finalizzato ad armonizzare da un punto di vista qualitativo e quantitativo le attività delle agenzie sul territorio, nonché a realizzare un sistema integrato di controlli coordinati da Ispra. Al riguardo, auspico che il Parlamento porti avanti con il massimo della determinazione questa iniziativa legislativa al fine di poter avere quanto prima il nuovo sistema.